La controversa questione della moratoria U.E. sugli O.G.M.


1. L’U.E. firma il protocollo di Cartagena sulle biotecnologie

Dopo quasi cinque anni di acceso dibattito a livello mondiale durante il quale si è assistito ad una dura opposizione da parte di Stati Uniti, Canada, Australia, Argentina, Cile e Uruguay, il 29 gennaio scorso veniva finalmente raggiunto a Montreal in Canada l’accordo ufficiale sul cosiddetto “protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica”. Questo importante documento che regolamenta a livello internazionale il trasporto e il commercio degli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) a tutela dei possibili rischi per la salute umana, è stato firmato il 24 maggio scorso a Nairobi dalla Commissione dell’Unione Europea.

La conseguenza pratica più immediata dell’accordo - che per entrare in vigore dovrà essere ratificato da almeno 50 paesi entro il giugno del 2001 - è che gli esportatori di prodotti agricoli dovranno obbligatoriamente indicare con la dizione “può contenere organismi geneticamente modificati” le spedizioni contenenti cibi transgenici, consentendo così di controllare più strettamente l’origine dei cibi che giungonosulle nostre tavole, e dare anche un’applicazione più concreta alla direttiva, entrata in vigore il 10 aprile scorso, sull’etichettatura obbligatoria dei prodotti contenenti almeno l’1% di OGM.

Nella Relazione presentata dalla Commissione (Com.2000/182) come proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma, a nome della Comunità Europea, si legge che:

“ Il protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica ha come tema principale i movimenti internazionali transfrontalieri di organismi viventi modificati, per cui esso produce effetti sul commercio internazionale.

“ Con decisione 93/626/CEE del Consiglio, la Comunità ha concluso la Convenzione sulla biodiversità biologica sotto gli auspici del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

“ A norma dell’art. 19, paragrafo 3 di tale Convenzione, la seconda Conferenza delle parti della Convenzione ha dato vita nel 1995 a un processo negoziale inteso a valutare la necessità di un protocollo sulla sicurezza biologica e le relative modalità di applicazione.

“ Il protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica fornisce un quadro di regole, basate sul principio di precauzione, per il trasferimento, il trattamento e l’uso sicuro di organismi viventi modificati, derivanti dalla moderna biotecnologia, che possono avere effetti negativi sulla conservazione e sull’uso sostenibile della diversità biologica, il protocollo tiene inoltre conto dei rischi per la salute umana e prende in particolare considerazione i movimenti transfrontalieri.

“ Il protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica è stato adottato mediante consenso a Montreal il 29 gennaio 2000 nel corso della Conferenza straordinaria delle parti della Convenzione sulla diversità biologica.

“ Il protocollo sarà aperto alla firma a Nairobi durante la quinta riunione della Conferenza delle parti della Convenzione, che si svolgerà a Nairobi dal 15 al 26 maggio 2000 e, successivamente, pressola sede delle Nazioni Unite a New York, dal 5 giugno 2000 al 4 giugno 2001.

“ La Commissione ritiene che la firma sulla sicurezza biologica a Nairobi, nel maggio 2000, darebbe a tutte le parti della Convenzione un forte segnale politico in merito alla priorità assoluta che essa annette alla firma e alla ratifica del protocollo.

“ La competenza della Comunità riguardo al protocollo è preponderante. Questa competenza e il principio dell’unità della rappresentanza esterna della Comunità militano a favore della firma simultanea e del successivo deposito dei rispettivi strumenti di ratifica o di approvazione da parte della Comunità e dei suoi Stati membri. In ogni caso gli Stati membri non dovranno firmare il protocollo nè successivamente depositare i propri strumenti di ratifica o approvazione prima della Commissione.

“ Di conseguenza, la Commissione chiede al Consiglio di autorizzare il presidente a designare le persone abilitate a firmare il protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica in nome della Comunità e di conferire ad esse i poteri necessari “.

Come si è visto, in conseguenza di quanto sopra il Consiglio dell’Unione Europea ha autorizzato a firmare, in nome della Comunità e con riserva della sua successiva conclusione, il protocollo di Cartagena, designando per la firma la Commissaria all’ambiente Margot Wallstreom.

 2.Ma Bruxelles ci ripensa e vorrebbe aprire agli O.G.M.

In base alle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dalla Commissaria all’Ambiente, Margot Wallstreom e della Sanità, David Byrne, sembra che l’U.E. voglia nei prossimi mesi porre fine alla moratoria applicata, con un decreto del 1998,dai Governi membri alle nuove autorizzazioni, presentando una proposta per ricominciare a concedere le licenze di commercializzazione ai prodotti transgenici, seppure in base a criteri più restrittivi che in passato, garantendo una appropriata etichettatura e rintracciabilità.

Secondo la Commissaria all’Ambiente dell’U.E., l’attuale moratoria non sarebbe giustificabile a lungo in quanto “ i produttori che hanno presentato le domande di autorizzazione potrebbero rivolgersi alla Corte europea in quanto esiste un regolamento che non viene applicato”.

In base alle nuove regole in via di definizione, appoggiate dalla maggioranza della Commissione U.E., pomodori , radicchio, patate, cotone e diverse varietà di mais geneticamente modificati potranno essere venduti ai consumatori se un’etichetta ne indicherà la natura transgenica. Questi prodotti saranno,comunque, attentamente valutati circa gli effetti che avranno sull’uomo, monitorati gli effetti sulle coltivazioni e i rischi potenziali sull’ambiente. Le autorizzazioni dovranno poi essere sottoposte a un termine decennale e ad una revisione periodica.

Questi sono infatti i tratti salienti della revisione della direttiva in materia ( 90/220/CEE ), attualmente nell’ultima fase dell’iter legislativo comunitario.

Nonostante che la procedura per definire nei dettagli il testo finale della nuova direttiva sia stato fissato per il prossimo 19 settembre, cioè in attesa del recepimento da parte degli Stati membri,i due Commissari, Wallstrom e Byrne, hanno proposto, seguendo una insolita procedura, di cominciare ad applicare subito la nuova direttiva.

3. Alla riunione dei ministri dell’ambiente di Parigi dei Paesi U.E. i trans.cibi non passano

Nella riunione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea che si è svolta a Parigi il 14 luglio sotto la presidenza di turno del Ministro francese dell’Ambiente, Dominique Voynet, il problema degli OGM è stato collocato al primo posto dell’ordine del giorno dei lavori. La stessa presidente di turno (che in Francia è anche leader dei Verdi) si è espressa decisamente a favore del matenimento della moratoria. Ha detto, infatti, che “ la moratoria non deve essere tolta. Anzi, è tempo di azzerare tutto e di riscrivere l’intera normativa”.

In piena sintonia con la Voynet, si è espresso Willer Bordon, Ministro italiano dell’Ambiente il quale ha dichiarato:

“ Non c’è dubbio che un ripensamento sia necessario.Quanto ad azzerare tutto, vorrei prima sentire di persona il Commissario  Wallstroem. Preferisco andare a vedere di persona e dalla sua viva voce come avrò l’occasione di fare alla riunione del Consiglio.Sono contrario ad ogni accelerazione in questo campo. E non vedo chi abbia interesse a trasformare il Consiglio dei ministri europei dell’ambiente in una specie di curva sud contro curva nord di opinioni ed interessi diversi. La questione è troppo delicata per essere trattata in termini manichei. Ci eravamo dati dei tempi e dei metodi di lavoro, e a questi bisogna attenersi”.

E così l’allarme suscitato dalla proposta della Commissaria europea Wallstroem di ritirare la moratoria sugli OGM sembrava - almeno per il momento -rientrato. Infatti, i “15”, sensibilizzati dal problema da Italia e Francia in particolare, hanno tentato di bloccare sul nascere il tentativo di Bruxelles. Come ha ribadito il Ministro Bordon “ fin quando non ci saranno, per ogni prodotto, delle adeguate garanzie di etichettatura, tracciabilità e responsabilità del produttore ci opporremo a scelte che possono far male alla salute dei cittadini”.

I Paesi dell’ U.E. che si sono opposti alla eliminazione della moratoria, oltre a Italia e Francia, sono stati Grecia, Danimarca, Lussemburgo, ai quali si è aggiunta anche la Germania, hanno concordato che prima occorre varare un quadro legislativo definito che tenga conto del principio di precauzione. Mancando, oggi, definizioni consolidate e precise sul rischio OGM la moratoria dovrà rimanere.

4. La Commissaria U.E. Wallstroem non cede: la moratoria deve cessare

Comunque, la Commissaria europea per l’Ambiente, Wallstroem, ha dichiarato che di fronte alle “molte inesattezze” che sarebbero state dette sugli OGM e che essendo la riunione dei ministri europei all’Ambiente tenutasi a Parigi soltanto informale “che non doveva decidere nulla” la situazione rimane al punto iniziale e cioè quella di porre fine alla attuale moratoria. Secondo la Wallstroem, la situazione potrebbe essere impugnata di fronte alla Corte di giustizia europea dalle multinazionali che si trovano in lista d’attesa per l’autorizzazione ai loro OGM. In questo caso il Consiglio dei ministri UE potrebbe essere citato per carenza di giudizio e potrebbe essere obbligato a decidere applicando la vecchia normativa, in attesa che entri in vigore la nuova.

Con l’intenzione di porre fine a questa infinita polemica, l’Italia ha presentato, tramite il Ministro per le politiche agricole Alfonso Pecoraro Scanio, la proposta per una direttiva che tuteli i coltivatori europei dal rischio degli OGM, in particolare per semi e magimi.

L’iniziativa italiana si basa su cinque punti, che il Ministro Pecoraro Scanio ha così illustrata:

“In primo luogo occorre una norma europea che garantisca a tutti gli agricoltori l’esatta provenienza di semi e mangimi che possano essere certificati ogm-free.Al secondo punto: servono garanzie per tutelare dalla concorrenza sleale, ottenendo che i prodotti d’importazione che l’U.E. ha già autorizzato, come mais e soia, siano distinti tra OGM e senza OGM. Perchè adesso USA e Canadà li esportano mischiati. Terzo: prevedere un risarcimento agli agricoltori che siano inconsapevolmente vittime dell’introduzione illegale di prodotti transgenici, come è accaduto in Francia con i campi di colza. Quarto: all’interno della direttiva deve essere prevista l’etichettatura di qualsiasi quantitativo di OGM contenuto nel prodotto, anche inferiore all’ uno per cento. Quinto ed ultimo: i singoli paesi possono decidere la moratoria delle coltivazioni transgeniche ed eventualmente anche dell’importazione e commercializzazione dei prodotti geneticamente modificati”.

Ora che su questa delicata questione sono stati coinvolti, oltre ai ministri dell’ambiente e dell’industria, anche quelli più direttamente interessati, e cioè i Ministri delle politiche agricole, staremo a vedere se prevarranno gli interessi delle multinazionali o quelli della salute dei cittadini.

 Purtroppo, questo problema così fortemente dibattuto, non solo a livello politico ma anche a livello scientifico, si è trasformato in una vera e propria telenovela dove le sorprese non mancano.

5. Il presidente Prodi dà ragione alla Commissaria Wallstroem

E così, quano la controversa questione sembrava si avviasse verso una “pausa di riflessione”, è giunto, piuttosto inaspettatamente, l’intervento del Presidente della Commissione U.E., Romano Prodi, il quale si è detto “completamente d’accordo” con la Commissaria all’ambiente europea, Margot Wallstroem, che ha chiesto al Parlamento e al Consiglio dei 15