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SPIN+.
DNArchitecture di Matteo Zambelli |
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Vegetown nel contesto della VII Biennale di architettura di Venezia Il progetto Vegetown del gruppo Spin (Innocenti, Meossi) è stato presentato on line in occasione del concorso "Città: terzo millennio. Concorso Intenazionale di Idee", bandito dalla Biennale di Venezia della VII Mostra Internazionale di Architettura. Gli esiti dei progetti hanno indicato tre indirizzi di ricerca: quello tecnologico, quello ecologico/ambientale e un'attitudine volta alla risoluzione dei problemi della globalizzazione.(1) |
[05sep00] |
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DNArchitecture: Ipotesi per
una progettazione biologica di organismi vegetali abitabili > CITTÀ: TERZO
MILLENNIO > Il punto di partenza della riflessione su di una ipotetica visione di un modello di città per il terzo millennio è necessariamente connesso alle ripercussioni che la cosiddetta rivoluzione informatica sarà destinata ad avere sull'ambiente umano e sulle possibili interazioni dell'uomo con l'ambiente stesso il risultato verso cui la cultura architettonica tende ad avvicinarsi è molto prossimo alle visioni utopiche già supposte dalle neo avanguardie radicali degli anni 60 e 70: l'idea è quella di una città cablata, uno spazio urbano continuo e decontestualizzato, simbolo di una società che ha scoperto nell'immateriale e nella comunicazione la sua nuova linfa vitale: è però inevitabile che a questo punto ci si avvicini ad un paradosso, nel momento in cui si tenta di materializzare un concetto immateriale, o quanto meno di rappresentarlo simbolicamente, lasciandoci affascinare da immagini molto prossime ai paesaggi immaginati da Superstudio o alla No Stop City degli Archizoom, aggiungendo a ciò geometrie e morfologie fluttuanti che purtroppo trovano spazio solo nelle ristrette dimensioni del monitor del computer. >> L'immagine che abbiamo cercato di rappresentare parte invece da un assunto diverso: se la portata della rivoluzione informatica sarà tale da condizionare realmente lo spazio fisico del prossimo millennio perché non provare ad immaginare un intervento estremo delle nuove tecnologie sulla progettazione dello spazio abitato? l'immagine del continuum urbano è stata allora sovrapposta a due input strettamente connessi a possibili sviluppi della tecnologia odierna: la soluzione del problema ecologico e la questione della bio-tecnologia. il PROBLEMA ECOLOGICO un continuum urbano non può e non deve + identificarsi con una cementificazione globale .la terra ed i suoi abitanti hanno bisogno di altro di imparare ad INTEGRARSI nell'habitat naturale senza imporsi clasticamente ad esso una possibile soluzione potrebbe essere allora delegata alla BIOTECNOLOGIA: ipotizzare la possibilità di CREARE GENETICAMENTE ORGANISMI VEGETALI ABITABILI forte e voluta la posizione ironica nei confronti delle polemiche sulla diffusione delle tecnologie bio-genetiche: anche le frange più estremiste degli ecologisti ammettono un ombra di dubbio sulla effettiva possibilità che queste tecniche possano davvero rivelarsi una sorta di panacea planetaria come sostenuto dai loro promotori, e non una sciagura epocale frutto della presunzione umana portiamo allora il ragionamento all'estremo se fosse davvero possibile avere un controllo totale sulla progettazione genetica, perché non ipotizzare una sorta di ARCHITETTO-BIOLOGO in grado di PROGETTARE un DNA le cui informazioni portino alla crescita di un organismo vegetale autosufficiente ed in grado di ospitare al suo interno la vita umana questa potrebbe essere la vera RIVOLUZIONE INFORMATICA NELLA PROGETTAZIONE: non accontentarci di creare modelli di spazi complessi che sbattono poi contro le concrete difficoltà della costruzione FISICA, giungendo ad ottenere soltanto delle maquettes di quella architettura fluida e metamorfica, ma riuscire piuttosto a tendere ad una sorta di PROGETTAZIONE PURA, in cui il ruolo dell'architetto si concentra nella PROGRAMMAZIONE di uno SPAZIO Il passaggio dall'idea progettuale alla costruzione, implica una fase di rappresentazione in cui si ricerca il modo di concretizzare l'idea stessa con i mezzi disponibili. Dovendo immaginare in sistema produttivo che possa essere coerente con questa logica, in cui invece si passa direttamente dalla fase progettuale a quella della realizzazione, in un mondo non virtuale, abbiamo pensato ai processi biologici nei termini di un sistema hardware in grado di realizzare quell'architettura a partire da un CODICE. Questo, dal punto di vista progettuale significa evolvere verso un sistema assolutamente più libero e totalmente purificato, verso una progettazione sostanzialmente diversa >>> ecco allora che nasce l'idea di Vegetown, un mondo composto da organismi vegetali abitabili che stabiliscono con il loro abitante una sorte di SIMBIOSI PROGRAMMATA organismi in grado di provvedere a tutte quelle necessità ambientali che necessitano all'uomo ecco pertanto un impianto di riscaldamento e condizionamento che deriva direttamente dai processi di fotosintesi non più la Machine LeCorbuseriana, ma una sorta di Organisme a habiter >>>> fondamentale il mutato approccio con l'ECOSISTEMA TERRESTRE: l'intero processo del costruire, in un simile scenario, equivarrebbe ad arricchire il sistema stesso di nuovi "soggetti attivi" in grado magari di ristabilire quel precario equilibrio che le azioni dell'uomo stanno compromettendo < visione utopica? ovvio, ma volutamente; in fin dei conti sappiamo benissimo che la città del terzo millennio sarà identica a quella della fine del secondo, solo con un po' di macchine e smog in più e a poco potrà servire avere grattacieli pseudo-traslucidi appoggiati su sane fondazioni di cemento armate, quantunque progettati con software avanzatissimi meglio allora alzare il tiro e mettere veramente alla prova le nuove tecnologie chissà che forse non si riesca a dare veramente un senso innegabile al concetto di PROGRESSO. spin+ |
Vegetown è la sintesi dei primi due indirizzi di ricerca. Spin immagina di impiegare la tecnologia informatica per "progettare un DNA le cui informazioni portino alla crescita di un organismo autosufficiente in grado di ospitare al suo interno la vita umana". La tecnologia viene declinata verso finalità etiche (il tema generale della Biennale di Architettura è "Less aesthtics More ethics") per migliorare l'habitat umano e l'ecosistema terrestre. Il progetto Vegetown nel contesto del dibattito architettonico contemporaneo ARCHITETTURA/NATURA. Le tecnologie informatiche, usate come partner attivi e creativi nella progettazione, stanno spingendo verso risultati morfologicamente molto complessi, che mostrano straordinarie analogie con il paesaggio naturale.(2) Jencks (3) ha battezzato queste architetture "Landform Buildings", cioè edifici che diventano forma del territorio e articolazioni del paesaggio. Il tentativo di Spin, espressamente utopico (solo per ora?), estremizza questa tensione dell'architettura a diventare una seconda natura. Infatti se i computer ci permettono di creare una seconda natura, perché non creare delle architetture veramente naturali: " non più la Machine Lecorbusieriana, ma una sorta di Organisme a habiter..." SPAZIO/TEMPO/ARCHITETTURA. In Animate Form Greg Lynn afferma che "l'animazione comporta l'evoluzione di una forma e delle forze che le danno forma; l'animazione suggerisce animalismo, animismo, crescita, attuazione, vitalità e virtualità".(4) Ebbene, nei progetti di Greg Lynn e di altri architetti, che lavorano con software come Maya, Softimage, 3DSMax (che consentono di seguire l'evoluzione di una forma soggetta a forze variabili, le più diverse), la variabile tempo rimane imprigionata dentro il computer. L'evoluzione temporale è limitata e si esaurisce nel momento ideativo.(5) Perché il progetto trovi materia che lo sostanzi l'architetto è costretto a fermare lo sviluppo della forma in un istante arbitrario; qui l'architettura animata esala il suo ultimo fiato, si congela. |
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Vegetown è
invece una vera forma animata perché è un organismo vegetale. Si evolverà nel tempo e
cambierà con il succedersi delle stagioni. Il progetto degli Spin è quindi sintonizzato
con molta parte della cultura progettuale che persegue un'architettura dinamica, mutevole,
variabile, trasformabile, lontana da forme definite una volta per tutte, statiche e
cristallizzate. Vegetown sarà quindi una città imprevedibile, nel suo sviluppo
attraverso l'interazione con l'ambiente circostante, e suggerirà significati sempre nuovi
a chi cercherà di interpretarla. IL RUOLO DELL'ARCHITETTO / DATASCAPE / INFORMAZIONE. Spin ipotizza un architetto-biologo che "progetta un DNA le cui informazioni portino alla crescita di un organismo vegetale autosufficiente". Definito il codice genetico dell'organismo biologico, Vegetown crescerà e svilupperà autonomamente una propria morfologia. Oggi ci sono architetti che non disegnano più il progetto e la forma risultante, ma utilizzano software i cui algoritmi (che definiscono le regole del gioco o se si vuole il meccanismo di generazione del progetto) si alimentano dei dati e delle informazioni fornite dall'architetto, le più svariate, e "le restituiscono in configurazioni spaziali e materiali che non si basano più sulla mediazione iconica, tipologica, ma sulla diretta traduzione di dati fattuali in organizzazioni materiali".(6) Si parla al proposito di "Parametric Design" o di "Machinic Process". L'architetto cessa il suo ruolo di manipolatore di forme per diventare creatore di processi formali e manipolatore di dati. L'architettura, così quella di Vegetown, non sono più l'espressione della cifra stilistica del loro autore, siamo ormai lontani da ogni formalismo stilistico, la forma non segue più la funzione, forma e funzione sono la stessa cosa: i dati, il codice genetico spazializzato. PS Una felice coincidenza di intenti Sempre in seno alla Biennale di Architettura Makoto Sei Watanabe propone A New Metod for Architecture and the City/Biorganic Design. Così scrive "Non dovrebbe allora essere possibile concepire un'architettura analoga alla progettazione di un organismo vivente? Un architettura che cominci con un numero ristretto di materiali e con molte restrizioni, ma che sia in grado di dar vita ad una soluzione quale quella di un organismo vivente?"(7) Il progetto La Città di Induzione si basa proprio sull'idea di non fare un progetto, ma di progettare un "meccanismo" di generazione dell'architettura. Matteo Zambelli giacomz@tin.it |
Filippo Innocenti, nato a Firenze il 12
gennaio 1970, ottiene la laurea in architettura presso l'università di Firenze nel 1988
con la tesi "Ex Magazzini Frigoriferi di San Basilio, la nuova sede IUAV a
Venezia". Collaboratore dal 1994 al 1997 presso la cattedra di Arredamento ed
Architettura degli interni, cultore della materia in progettazione architettonica dal
1996. Attualmente responsabile del modulo di affidamento in Progettazione
dell'Architettura presso il Laboratorio di Urbanistica, università di Firenze. Architetto
e designer, collabora da anni con ditte di fama internazionale. Dal Maggio 1998 ha
prestato la sua collaborazione presso la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di
Firenze. In occasione della consultazione internazionale per la nuova uscita degli Uffizi
ha fatto parte della Segreteria e organizzazione tecnico scientifica. Nel Gruppo di lavoro
per il "progetto nuovi Uffizi" fa parte del Comitato esecutivo e organizzazione
tecnico scientifica ed ha recentemente realizzato gli interni delle nuove sale
d'accoglienza della Galleria ed il sistema di controllo elettronico degli accessi.
Progettista collaboratore per la nuova sede IKEA di Firenze. Maurizio Meossi nasce a Siena nel 1971 e si laurea in architettura a Firenze nel 1998 con la tesi: "Percorsi ed Interni Urbani: un progetto per l'area ex scalo merci della ferroviaria di Siena". Selezionato per l'internet Workshop organizzato dal Renzo Piano Workshop Foundation sul tema "The Padre Pio Pilgrimage Church Project". Collaboratore responsabile del seminario "Progettare : Media e Ipermedia" presso la cattedra di Progettazione urbana dal 1998, cultore della materia in progettazione architettonica dal 1999. Project engineer per il progetto esecutivo architettonico del Nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze. Presente al IV Festival Internazionale di Architettura in Video organizzato da iMage, nel dicembre 1999. Impegnati entrambi nello sviluppo delle nuove tecniche di progettazione e rappresentazione dell'architettura hanno partecipato a numerosi concorsi nazionali ed internazionali di architettura e design. Dal 1995 collaborano attivamente alle esperienze progettuali ed artistiche del gruppo Gr.Est. Nel 2000 hanno ottenuto il secondo posto nel concorso di progettazione "Due ponti pedonali sul Tevere", indetto dal comune di Roma, oltre alla segnalazione al concorso di idee "Città: terzo millennio", nell'ambito della VII Biennale di Architettura di Venezia. spin+ nasce nel 1999 come gruppo di progettazione aperto. |
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note (1) Doriana O Mandrelli, "Prima Biennale di Architettura del terzo millennio", p. 430, Doriana O Mandrelli (a cura di), Less Aesthetics More Ethics, Catalogo della mostra della VII Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia, Marsilio, Venezia 2000. (2) Un'utile introduzione agli architetti e a come viene impiegato il computer nella progettazione e il libro di Christian Pongrats, Maria Rita Perbellini, Nati con il computer. Giovani architetti americani, Testo & Immagine, Torino 2000. (3) Charles Jencks, "Il nuovo paradigma dell'architettura non lineare" in Lotus 104, pp. 80-93. (4) Greg Lynn, Animate Form, Princeton Architectural Press, New York 1999, p. 9. (5) C'è una eccezione che aspetta di essere realizzata. È il progetto proteiforme di Kas Oosterhuis, Trans_Port 2001; un padiglione la cui forma è definita interattivamente dalle sollecitazioni dei visitatori, che la modificano in continuazione. (6) Alejandro Zaera Polo, "After Decontructivism" in http://www.berlage-institut.nl/biA105.html (7) Less Aesthetics More Ethics, op.cit., p. 372. |
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