Architetture

STEFANO BOERI. Centrale geotermica sul monte Amiata



La sintesi formale e la funzionalitą degli spazi industriali hanno rappresentato per molti architetti un riferimento importante nell'elaborazione di un linguaggio architettonico, e questo č accaduto anche recentemente, in alcuni casi notevoli: Herzog e De Meuron con il progetto della centrale di segnalazione della stazione di Basilea; Jean Nouvel con il progetto, non realizzato, di termoutilizzatore di Dalmine.

[13dec2000]

Particolare delle travi di acciao cor-ten. Foto di Francesco Jodice.
Le cittą non sono fatte solo da musei ma anche da stazioni marittime, centrali elettriche, inceneritori, che caratterizzano significativamente la vita dei cittadini. Forse sarą un caso, ma ultimamente in Italia si č cominciato a fare concorsi in cui le funzioni richieste per le nuove architetture non comprendono solo quelle culturali ma soprattutto la riqualificazione degli spazi urbani con progetti di pianificazione (vedi Bohigas a Salerno e Genova) e progetti puntuali (ad esempio le piazze di piccoli centri del nord Italia o la stazione marittima di Salerno). 

Nel 1997 Stefano Boeri viene incaricato dall'Enel-Erga di progettare a Santa Fiora sul monte Amiata l'inserimento nel paesaggio di una centrale geotermica gią esistente. L'idea consiste nel ripensare la centrale come una grande "machine" nel paesaggio, con la copertura che la avvolge come un guscio protettivo: un segno preciso, sintetico, formale che si integra con la pendenza del terreno creando un corpo unico tra il terreno stesso e la copertura.


Planimetria.

La copertura avvolge i locali tecnici della centrale. Foto di Francesco Jodice.


Il progetto, realizzato da Stefano Boeri, ripropone il tema dell'inserimento, in un particolare contesto paesistico di pregio, di strutture industriali indispensabili e raramente integrate nel territorio. 

La struttura architettonica della centrale č formata da 17 travi cor-ten (acciaio brevettato dalla United States Steel Corporation nel 1933, dotato di buona resistenza alla corrosione ed elevata resistenza meccanica) di lunghezza variabile tra i 55 e gli 89 metri, mentre due pannelli d'acciaio sono collocati sul lato corto dell'oggetto.


La centrale č un segno riconoscibile nel paesaggio e la sua percezione cambia nei diversi momenti della giornata: di giorno č un oggetto inserito nel paesaggio e di notte diventa faro, guida della comunitą locale. Infatti, i Sindaci dei paesi vicini hanno chiesto alla Erga, che ha in gestione la centrale, di mantenere accese le luci artificiali e di consentire le visite guidate di turisti e cittadini a quello che essi stessi hanno soprannominato "il dinosauro". Un'emittente radiofonica locale ha proposto di realizzare sotto la centrale un concerto rock, a testimonianza di come l'architettura possa talvolta diventare un simbolo e un riferimento per le comunitą locali.

Emanuele Piccardo

ema.piccardo@tin.it






Pianta e sezione.
Centrale geotermica a Santa Fiora (Gr)
Progetto architettonico: Stefano Boeri
con Luca Bucci, Giovanni La Varra, Gianandrea Barreca, Nicola Bianchi, Petra Legermann
Progettazione delle Strutture: Mauro Giuliani
Progettazione paesaggistica e coordinamento: Lucina Caravaggi

Stefano Boeri, architetto e urbanista, č professore associato di progettazione urbanistica presso la Facoltą di Architettura di Genova e guest professor al Berlage Institute di Amsterdam. Autore di numerosi saggi tra cui "Il territorio che cambia. Ambienti, paesaggi e immagini della regione milanese" (con A. Lanzani, E. Marini) e "Sezioni del paesagio italiano" (con G. Basilico), collabora con l'inserto culturale Domenica de Il sole 24 ORE. Ha partecipato alle Biennali di Architettura di Venezia del 1996 e del 2000. Con il suo studio, al quale nel 1999 si sono associati Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra, ha progettato interventi in diverse aree portuali (Genova, Trieste, Salerno, Venezia, Mitilene e Napoli, dove nel 1998 ha realizzato uno spazio pubblico temporaneo nei pressi del Maschio Angioino) e edifici per cinema Multiplex. Ha coordinato alla Triennale di Milano, la serie di incontri Multiplicity (con F. Gallanti). Recentemente ha collaborato con Rem Koolhaas e Sanford Kwinter alla cura dell'esposizione. Mutations allestita a Bordeaux presso il centro di architettura arc en rźve, all'interno della quale era presente il progetto USE (Uncertain States of Europe), da egli stesso diretto insieme al gruppo Multiplicity.







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