Architetture

ANDREA MORGANTE. Cambridge Weather Museum



Un concorso bandito dal RIBA, Royal Institute of British Architects, è stato il punto di partenza della tesi di laurea in architettura di Andrea Morgante. I candidati erano chiamati a progettare un museo del tempo meteorologico a Cambridge, Inghilterra, ponendo la massima attenzione a linee guida quali la percezione e le manifestazioni atmosferiche, il passaggio del tempo sui materiali di progetto e la consapevolezza di un'architettura sostenibile e attenta al contesto di progetto.

[22dec2000]
Il museo del tempo Meteorologico di Cambridge, di Andrea Morgante

Una tesi poco italiana, non tanto per il luogo "straniero" su cui ha scelto di progettare, ma per l'idea impalpabile che sottende. Per l'attitudine ad occuparsi di materiali di progetto che tendono alla leggerezza; per la voglia di affrontare questioni apparentemente marginali, che stanno riaffiorando solo oggi dopo anni bui, di teatrini, centri civici e residenze a ballatoio, che hanno disperso le nostre migliori energie creative.

Abbiamo così rinunciato a sperimentare la complessità del reale, ci siamo rifiutati di misurare le nuvole, il vento, i colori del parco e dei paesaggi. Abbiamo per anni intrappolato la mente nell'iterazione di forme già scontate e autorappresentative. Ci siamo concentrati nella geometria aulica dei prospetti rinunciando al pensiero che sottende la geometria complessa, che appartiene al mondo e richiede di dar fiducia alle cose incerte e impalpabili, che spesso non conosciamo, ma su cui dobbiamo inevitabilmente operare.

Se per la mia generazione tale sforzo era necessario, per la generazione di Andrea Morgante è indispensabile per la sopravivenza stessa del progetto: la città (quindi la sostanza del progetto) è infatti radicalmente mutata, richiede capacità più vicine all'agopuntura che alla chirurgia pesante, ormai spesso più dannosa che utile.

Con questo lavoro di tesi si esplorano capacità espressive e costruttive che danno fiducia alla modificazione, a tecniche e modalità costruttive che danno regole alle eccezioni, che in un momento così dinamico della cultura urbana sono da incoraggiare con entusiasmo.

Una tesi diversa quindi, che per questo mi ha incuriosito e divertito. Un progetto maturo che si muove con sicurezza tra i materiali e le tecnologie appropriate, ma non dimentica la grande risorsa del luogo, del paesaggio, della storia: la grande lezione che è stata per anni patrimonio dell'architettura italiana, per la quale siamo stati spesso ammirati oltre i nostri confini.


Alberto Cecchetto

Modello.

Una prima fase di analisi del paesaggio si è rivelata fondamentale per lo sviluppo del progetto; attraverso i sentieri, le costruzioni, le pendenze e i corsi d'acqua che delimitavano il sito, si è cercato di individuare tutti quei segni univoci e tutte quelle relazioni complesse che creavano linee e forze nascoste in attesa di essere riconosciute. Il progetto doveva perciò mostrarsi in forma coerente, capace di non disperdere l'insieme e soprattutto legittimato dal luogo, in intima relazione con tutte le sue pieghe, contraddizioni e materiali circostanti.


Cambridge Weather Museum. Interno.


Interno.


Struttura.
L'edificio si presenta come un'analogia di un flusso solidificato, capace di instaurare un dialogo con l'esterno, grazie a translucide trasparenze e ad un percorso museale che riprende la matrice generatrice dei flussi esterni. L'involucro è costituito da lastre di policarbonato opalescente, mentre la struttura è composta da elementi modulari in lamellare, capaci di adattarsi alla complessa geometria grazie a cerniere regolabili; all'interno il percorso espositivo si sviluppa in maniera lineare ed organica, senza interruzioni.


Uffici.


Prospettiva.
Per esaltare la percezione atmosferica all'interno dell'edificio, una seconda membrana di tela semitrasparente riveste la struttura portante, creando al contempo un'intercapedine capace di assorbire l'accumulo di calore nelle stagioni estive e di contenere un eccessivo riverbero acustico. Oltre allo spazio museale, L'edificio prevede uno spazio dedicato agli uffici e aule per ricerca, di forma più spigolosa, intendendo confrontarsi con l'edificato adiacente.


Veduta dell'esterno.

Il progetto quindi si incarica di esaltare il carattere simbolico del mutare del tempo; volumi d'aria in diversi stati aggregativi, passaggi di luce e l'intensità sonora variabile dei venti; il tutto legittimato dall'identità unica e quindi straordinaria del luogo, e dei suoi nodi di irregolarità e contraddizione.

Andrea Morgante
andrea@studio-flow.com 






Esterno.

Flussi.


Modello.
Andrea Morgante nasce a Milano nel 1972. Nel 1993 si iscrive alla Facoltà di Architettura di Ferrara; nel corso degli studi, alcuni incontri progettuali saranno fondamentali; Massimo Carmassi, Danilo Guerri ed infine Alberto Cecchetto, che diverrà relatore per la tesi. Insieme all'amore per la progettazione architettonica, nasce un interesse per il design e per la visualizzazione digitale. Nel 1997 decide di fondare Flow Design Workshop, un piccolo laboratorio di design, intento alla progettazione e realizzazione di oggetti. Da qui nasce AZ267, una poltrona di alluminio e compensato, insieme ad altri progetti non ancora realizzati. A Ferrara partecipa inoltre ad una joint-venture fra Università e Comune di Roma, nella restituzione digitale di alcuni monumenti funebri sulla Via Appia. Parallelamente agli impegni universitari comincia una serie di collaborazioni in studi professionali; a Londra, nello studio internazionale RMJM, partecipa a vari progetti e concorsi, ed infine è assistente-architetto per il nuovo edificio ricerche della Microsoft a Cambridge (attualmente in costruzione). A Milano collabora con Italo Rota ed è responsabile per la visualizzazione digitale di un concorso nazionale. Laureato, attualmente lavora a Milano presso lo studio di Ingegneria di Riccardo Borlenghi, in qualità di architetto progettista per un edificio residenziale.






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