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Architetture

DAP STUDIO/ELENA SACCO, PAOLO DANELLI. Casa unifamiliare a Canelli



Uno dei primi progetti di DAP studio, questo intervento è il risultato di una serie di vincoli (paesaggistici, comunali, della committenza…) con cui lo studio ha dovuto confrontarsi. Il progetto è nato come ristrutturazione di una cascina di scarso valore architettonico costruita in posizione collinare nel cuore del Monferrato: premessa fondamentale all'intervento si è rivelata fin dall'inizio la volontà di valorizzare il panorama a 360°, le colline circostanti, il Comune di Canelli a valle, il borgo di Villanuova con il Castello Gancia in posizione dominante e la vecchia Torre dei Contini.



[25dec2001]
L'edificio da ristrutturare rappresentava una preesistenza scarsamente caratterizzata e da 'interpretare' considerando, innanzi tutto, la necessità di non abbandonare la tipologia originale, necessità legata alla volontà della commitenza oltre che al regolamento edilizio del Comune. Il volume principale e originario della cascina è rimasto inalterato, mentre l'ampliamento è stato progettato in assoluta libertà tipologica al fine di evidenziare senza mimetismi la diversità dei due momenti.






Tale diversità è evidente da un punto di vista compositivo oltre che nell'uso dei materiali: la parte 'vecchia' appare come un volume piuttosto compatto in mattoni faccia a vista chiari; la parte 'nuova' è un corpo a un piano dove setti in blocchetti di calcestruzzo a vista individuano grandi superfici vetrate. È, tuttavia, proprio da questa evidente diversità fra i due corpi che è partito il nostro tentativo di ritrovare una sintesi , un punto comune che consentisse di andare oltre un semplice gioco di contrasti e tale mediazione si è attuata con la volontà di affermare un senso di modernità non solo nella parte nuova ma anche nell'interpretazione della tipologia e della tradizione della parte vecchia.





Per modernità intendiamo, essenzialmente, un approccio che rifiuta la perfetta opposizione degli elementi, la rigida separazione fra 'dentro' e 'fuori', fra 'pubblico' e 'privato': la ricerca di una commistione e di una forma di 'ambiguità' nella definizione di queste categorie è ciò che caratterizza maggiormente l'intero progetto.

Elena Sacco nasce a Canelli (Asti), il 09 03 1965, si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1991, vive e lavora a Milano come libero professionista dal 1993. Paolo Danelli, nato a Milano il 28 06 1963, si laurea in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1989; vive e lavora a Milano come libero professionista dal 1991.

DAP studio nasce nel 1992 dalla collaborazione tra Elena Sacco e Paolo Danelli. Fin dall'inizio, i punti focali del loro lavoro sono la ricerca di un nuovo modo di abitare e di vivere lo spazio senza confini, alla scoperta di un nomadismo domestico e l'idea del progetto quale generatore di sensazioni. In questi anni il percorso teorico di Dap studio è stato sviluppato attorno ad alcuni fondamentali concetti chiave: la forma quale elemento in divenire, progettualmente instabile; l'interesse per la materia e le qualità sensoriali e percettive che la caratterizzano; i luoghi come episodi, frammenti di un insieme, fotogrammi che generano il film delle città… Dap studio partecipa a concorsi e lavora per privati ed enti pubblici: la 'pratica del fare' costituisce un momento di fondamentale verifica della riflessione teorica.



Nella parte in cemento, grandi vuoti e pareti vetrate definiscono uno spazio in costante rapporto con l'esterno, non 'contenuto' da muri ma libero di proseguire fuori, nel giardino, o di proiettare all'interno le viste delle colline e del paese sottostante. I setti intersecano le vetrate e disegnano proprio nel giardino altri spazi completamente aperti, come la zona barbecue o il portico finale. Anche la pavimentazione in legno della casa esce all'esterno ed avvolge pavimento e parete del portico, mentre di notte le luci esterne sono posizionate per illuminare anche ampi spazi interni.



Con il buio il corpo nuovo perde ulteriormente di fisicità: dall'interno della casa, infatti, si percepiscono soltanto più i muri liberi mentre l'illuminazione interna si riflette nei vetri e si sdoppia fuori unendosi alle luci del giardino e del paese. Nell'edificio in mattoni si è perseguito il medesimo obiettivo di 'portare il fuori dentro' e l'uso del laterizio faccia a vista è stato fondamentale proprio in questo senso.

I muri in mattoni evidenziano lo schema della struttura portante e il volume monolitico d'origine (tipologicamente identificabile nel disegno delle finestre e nel tetto a falde). In corrispondenza delle principali direttrici di distribuzione interna i muri in mattoni perimetrali piegano e penetrano nello spazio della vecchia casa. Questi ‘passaggi' sono evidenziati da tagli vetrati che si differenziano dalle altre 'finestre' in quanto varchi creati nel pieno del vecchio volume, interruzioni rispetto all'antica separazione.

Un muro di spina centrale in laterizio faccia a vista è il luogo lungo cui tali varchi rimandano le immagini esterne: una sorta di cannocchiale che seziona l'edificio per tutta la sua lunghezza. Anche verticalmente l'edificio è sezionato in corrispondenza del muro di spina: un lungo lucernario, ne illumina naturalmente e per l'intera altezza la superficie in mattoni valorizzando con la luce radente le imperfezioni del mattone fatto a mano.

Questo setto centrale ha una funzione portante non solo da un punto di vista strutturale ma anche di impianto distributivo e di legame fra i due corpi: distributivamente isola sul retro della casa una zona di servizio rispetto a una di maggiore rappresentanza; inoltre la sua prosecuzione ideale interseca perpendicolarmente la linea lungo la quale lo spazio interno delle due parti si unisce in un unico grande soggiorno. E proprio in questo spazio si riesce ad apprezzare la capacità di due materiali così diversi di confrontarsi e fondersi in unico ambiente, e le potenzialità espressive che il mattone può avere anche accostato a materiali non tradizionali.

In questo senso l'uso del laterizio e del blocchetto in calcestruzzo entrambi faccia a vista hanno individuato un importante punto di contatto fra le differenti parti di un unico impianto, punto di contatto riconfermato a livello del tetto-terrazza del corpo nuovo dove il fronte in mattoni si relaziona nuovamente con i muri in calcestruzzo. Una 'gabbia' di travi e pilastri in legno lamellare che, proprio dalla terrazza, inquadra alcuni scorci di panorama è pensata come momento di dialogo fra i due interventi.

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