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Architetture

CECILIA ANSELMI E CARLO PRATI. Arcobalena Mobile Clinic





Il progetto che qui presentiamo è stato redatto in occasione della seconda edizione del concorso promosso dall'associazione statunitense Architecture for Humanity, finalizzato alla realizzazione di un prototipo di clinica mobile per la lotta all'epidemia dell'Aids nel continente africano.

[09mar2003]


La cura e la prevenzione del virus, unita alla necessità di poter raggiungere i luoghi più remoti ed inaccessibili, i villaggi più sperduti e le fasce di popolazione meno coperte dai servizi sanitari di profilassi ed informazione, erano tra i criteri fondamentali di cui tener conto in sede progettuale.

La ricerca che ha dato avvio al nostro lavoro si è andata definendo come una progressiva presa di coscienza sulle proporzioni di una catastrofe umanitaria che vede tra le prime e più numerose vittime i bambini al di sotto dei 15 anni di età, su quanti risultino essere gli sforzi e le iniziative che vengono messe in campo per cercare di arginare e soprattutto prevenire il dilagare ulteriore dell'infezione. Abbiamo avviato uno studio dettagliato sulle mutevoli forme dell'abitare in movimento, sulle sue caratteristiche tipologiche, sulle soluzioni tecniche più diffuse, condotto attraverso gli esempi che più ci hanno affascinato: sia quelli spontanei, cioè legati all'immaginario popolare (i Trailer Truck, le roulottes, i pullman turistici per tratte a lunga percorrenza), sia quelli di diretta derivazione architettonica (da questo punto di vista fondamentali, la mostra "new domestic landscapes" tenutasi al Moma di New York nel 1972, e la più recente "Living in motion" ospitata al Vitra Museum di Berlino).



Il ruolo dell'architetto viene quindi ad assumere in questa fase un'importanza decisiva; la clinica mobile si configura come una unità nomade di prevenzione, in grado di poter ospitare un'equipe medica variabile dalle 5 alle 10 unità, dotata quindi di posti letto, aree comuni, e servizi; è inoltre trasformabile durante le soste nei villaggi in unità sanitaria operativa, dotata di uno spazio per lezioni ai volontari, di una centrale operativa per la trasmissione dati in tempo reale (analisi del sangue e simili attraverso SMS, satellite, e telefono) verso le cliniche centrali dislocate nelle aree a maggiore urbanizzazione.

Come si è detto, i bambini sono i soggetti più colpiti dalla HIV in Africa, essi saranno gli utenti principali della clinica in relazione al ruolo di prevenzione che deve svolgersi al suo interno.


Pianta.


Sezioni.




Schemi.


Viste laterali.

Come poter attrarre la loro curiosità? Come poter trasformare il dolore e la sofferenza legati alla malattia in una benefica reazione di contrasto e di lotta verso quest'ultima, soprattutto da parte dei più piccoli? La nostra risposta è stata il tentativo di dare all'aspetto formale del progetto un carattere ludico, ironico, sdrammatizzante. Attraverso la figura allegorica della balena, (il bambino può entrare al suo interno attraverso la possente bocca); l'uso del colore, che sfuma in senso lineare lungo tutta la superficie della clinica, allude ad un vocabolario universale, archetipo, comprensibile al di là di ogni barriera linguistica apparente (l'arcobaleno).

Cecilia Anselmi
ceciliaanselmi@mclink.it

Carlo Prati
carloprati@mclink.it
CECILIA ANSELMI E CARLO PRATI. Arcobalena Mobile Clinic

Progetto elaborato in occasione del concorso internazionale Mobile HIV/AIDS health clinics for Africa project 2002, indetto da Architecture for Humanity.

architetti:
Cecilia Anselmi e Carlo Prati

luogo:
Africa

data del progetto:
novembre 2002
Carlo Prati (1971) si è laureato a Roma nel 1999. Ha collaborato con vari studi (Atelier Jean Nouvel, Alessandro Anselmi, Sandro Carbone, Archea, Gianna Parisse, Ricci & Spaini). Dal 2000 è Dottorando in Composizione Architettonica presso la facoltà di Architettura di Roma, presso la quale svolge dal 1999 attività didattica nel corso di Alessandra De Cesaris. Fa parte del gruppo di ricerca sul progetto Base_1. Collabora con il bimestrale "Industria delle costruzioni". Svolge attività professionale in collaborazione con Roberto Ugolini. Premi: Europan 6, Svizzera 2001. La Stazione di Mendrisio. Secondo premio; Laboratorio Boario, Italia 2000, Primo premio (con Base_1). Progetti in fase di realizzazione: Passaggio coperto pedonale Ospedale di Prato, inizio lavori 2003 (con Roberto Ugolini e Mattia Darò).

Cecilia Anselmi (1969) si è laureata a Roma con una tesi sul riuso del "Ponte Parodi" nel porto storico di Genova. Ha collaborato con diversi studi di architettura romani e non, prevalentemente per esperienze concorsuali (Prati/Rattazzi, Studio Anselmi, Ricci & Spaini, Seste-Aymonino-Ricci&Spaini, Andriani-D'Ardia). Ha collaborato a fianco di Gianna Parisse alla redazione di alcuni progetti e concorsi per la sede romana dallo studio Archea di Firenze; partecipa a numerosi concorsi nazionali ed internazionali anche con il gruppo Base_1 (Europan 6, Svizzera 2001. La Stazione di Mendrisio. Secondo premio). Dal 2002 è Dottoranda in progettazione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Pescara dove indaga le modalità dell'abitare contemporaneo.
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