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RCR
ARQUITECTES. Espacios para el ocio y la cultura IL MECCANISMO ARCHITETTONICO |
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UN MONOLITE PERMEABILE. Il piccolo paese di Riudaura, abitato da 423
persone, si trova a pochi chilometri dalla cittadina di Olot, nel cuore
della Catalogna. L'unico edificio pubblico presente prima della realizzazione
del centro civico era la chiesa; la scuola, infatti, si trova al piano
terreno di un edificio per abitazioni. La richiesta da parte della committenza,
unicamente pubblica, prevedeva la realizzazione di uno spazio da destinarsi
ad attività culturali e la relativa sistemazione delle aree antistanti
l'edificio, da destinarsi a gioco e sport. Il terreno coinvolto è caratterizzato
da una forte depressione, elemento determinante in quanto l'edificio
si sostanzia come cerniera tra le diseguali altimetrie, alle quali corrispondono
due aree a differente funzione. L'una, la parte più alta posta a nord,
è la piazza; l'altra, posta a sud, è l'area giochi. In questo senso
l'edificio recepisce, senza modificarle, le tracce naturali. |
[17may2003] | ||||
I
principali elementi che a questo primo livello di lettura si possono
individuare sono l'adattabilità, espressa dalla capacità del
manufatto di insistere sul dislivello senza però modificarne il terreno
e, in seconda istanza, la monoliticità, intesa come la sintesi
del problema distributivo-funzionale. Le due L nere, che costituiscono
il nucleo di questo lavoro, l'una appoggiata lungo il lato linearmente
più corto -il trilite- e l'altra radicata al suolo attraverso
il lato più lungo, il recinto, costituiscono nella loro freddezza
due elementi monolitici, dal forte valore archetipico. Il ruolo affidato al rivestimento, realizzato in courtain-wall dipinto con vernice nera, è di primaria importanza, in quanto si sostanzia come segnale e sottolinea tutti i sistemi di comunicazione che l'edificio realizza con l'esterno -dalla piazza verso l'area giochi, dalla città verso la campagna- accompagnando l'osservatore intorno all'area di progetto. |
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L'EDIFICIO CANNOCCHIALE. I due elementi precedentemente definiti sostanziano
il manufatto anche da un altro fondamentale punto di vista. Essi circoscrivono,
infatti, attraverso un procedimento assimilabile alla quadratura
pittorica, le visuali prospettiche del paesaggio. L'edificio viene
mantenuto libero, nelle due estremità laterali, da ogni limitazione
visiva e viene così a definire un sistema che si potrebbe immaginare
come un cannocchiale di cui l'osservatore si serve per contemplare lo
spazio aperto. Il baricentro compositivo dell'organismo architettonico, il periscopio centrale, definisce la scena o il fondale dell'area conferenze. Qui, come in un teatro greco, il paesaggio diviene parte del manufatto. Ecco allora apparire con chiarezza l'idea che governa i principi spaziali sottesi alla costruzione di quest'opera del giovane gruppo RCR. |
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La definizione di un ambito spaziale artificiale passa inevitabilmente attraverso la percezione visiva che questo organizza nei confronti della condizione territoriale circostante. Il progetto dell'edificio si definisce, a questa scala, come il raccogliere le identità che l'analisi interpretativa ha precedentemente messo in risalto. Così accade per le tracce e le sostanziali peculiarità naturalistiche che il sito presenta, per gli scarti altimetrici, per l'inquadramento prospettico delle visuali. |
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L'EPIFANIA
DELLA LUCE. L'elemento luminoso entra a far parte del meccanismo architettonico
in modi differenti ma tutti chiaramente leggibili: a partire dalla risoluzione
dell'esterno fino alla perfetta armonia tra luce diretta e luce riflessa
realizzata all'interno. Gli elementi esterni si aprono, infatti, nei
nodi tra componenti verticali ed orizzontali, la luce che da essi filtra
permette così di far leggere, contemporaneamente, la struttura interna
in profilati di acciaio (HEB da 280mm., e IPE da 160mm.) ed il contesto
naturale circostante (cielo ed alberature). All'interno dell'edificio
la luce, come si è detto, si dà in modo diffuso. Essa viene raccolta
attraverso le pareti in vetro laminato trasparente e, in secondo luogo,
riflessa in tutto lo spazio grazie all'impiego della caratteristica
Pietra de Cabra mediante la quale viene realizzato l'intero rivestimento
dei pavimenti e delle pareti divisorie. Inoltre, un ulteriore sistema
di captazione della luce si realizza grazie allo scarto realizzato tra
l'elemento trilitico principale e la copertura del periscopio della
sala centrale che tende a costituire una lama luminosa di profonda intensità. LA POETICA DEL DETTAGLIO |
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IL GIUNTO.
RCR arquitectes tende a mettere in risalto la natura dei materiali,
facendo sì che questa si sublimi all'interno del manufatto. Questo
aspetto richiama alla memoria un pensiero di L.I. Kahn secondo il
quale il vero senso della decorazione risiede nella capacità dell'architetto
nell'accostare tra loro i differenti materiali che compongono l'edificio
o i suoi rivestimenti esterni. |
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RCR
ARQUITECTES. Espacios para el ocio y la cultura |
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Riudaura, Girona, 1998/1999. | |||||
Rafael Aranda (1961), Carme Pigem (1962) e Ramon Vilalta (1960), uniti nel gruppo RCR arquitectes, sono originari di Olot, un piccolo paese in provincia spagnola di Girona prossimo al confine con la Francia. L'architettura del gruppo catalano è sviluppata a partire dalla scala più ampia, caratterizzata dal rapporto con le tracce che il territorio dipana, fino a concludersi nella minuziosa ricerca sul dettaglio e sull'uso dei materiali, quest'ultimi trattati secondo modalità che non ne alterano l'originale natura. Nella loro ricerca architettura e natura non vivono mai una condizione di antagonismo, anzi vengono accostati tra loro in modo da formare un unicum visivo e funzionale che per nulla sacrifica l'uno a vantaggio dell'altro. Tra i progetti realizzati dallo studio si ricorda in particolar modo il padiglione realizzato a Olot sulla riva della Fluvia. | |||||
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