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MARCO NAVARRA. Piazza a San Michele di Ganzaria



MEMORIE DI SUONI E PROFUMI VESTONO LA PIAZZA DI SAN MICHELE DI GANZARIA

[27may2003]
Marco Navarra, l'architetto vincitore della Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana per l'opera prima, è alle prese con una nuova idea, la progettazione della piazza di San Michele di Ganzaria. Piccolo paese nel cuore della Sicilia, San Michele presenta un tessuto privo di centralità urbane rappresentative, di pause, di luoghi per l'incontro. Il progetto di Navarra muove da questa esigenza e si inserisce in un più ampio intervento di riqualificazione urbana volto al recupero dei due assi forti della maglia e di parte delle relative cortine edilizie. San Michele necessita di elementi che le conferiscano maggiore identità compositiva. Navarra risponde con preciso acume progettuale e riconferma il suo linguaggio sensibile, la sua garbata ma incisiva visione dello spazio.

Il paese, situato nella campagna intorno a Caltagirone, nasce verso la fine del '400, quando un feudatario locale decide di costruire il suo castello in cima ad un poggio, aggrappato al quale sorgerà il borgo. Nel tempo il nucleo iniziale cresce e prende forma lungo due direttrici fra loro perpendicolari, delle quali via Roma risulta in asse col castello. L'espansione avviene in assenza di una pianificazione mirata e oggi il paese risente di un assetto disordinato e privo di emergenze. Negli anni '30 del secolo scorso, proprio in via Roma, un allievo di Ernesto Basile realizza una scuola dal linguaggio liberty, oggi sede del municipio, dotata sul retro di un ampio cortile. Nei disegni di Navarra quello spazio, attualmente spoglio e inutilizzato, abbandonerà la sua veste dimessa per indossare l'abito urbano della piazza, del luogo vissuto, di ritrovo, di sosta, di scambio ed anche di meditazione.



La collocazione rende la futura piazza luogo da scoprire e da intuire attraverso i passaggi ai lati della scuola, filtro fra l'arteria principale del paese e la piazza stessa.



Circondata da un ex cinema, nel progetto destinato ad ospitare sale per workshop, esposizioni e conferenze, dalla stanza della memoria, che si sostituirà al monumento ai caduti di via Roma, e da uno spazio di ristoro, la nuova piazza si fa proposta di esperienze sensoriali ed emotive che la rendono veicolo di curiosità, oltre che luogo di sosta e di incontro.

Essa innesca un processo attivo di esplorazione nel visitatore, il quale, non più spettatore passivo, viene coinvolto da una serie di stimoli visivi, olfattivi, tattili e uditivi.

Per raggiungere questo obiettivo l'architetto si rivolge a due elementi sui quali si gioca il carattere scenico della composizione: la storica abbondanza di acqua del paese e la presenza di un antico aranceto ai margini della piazza. Per un certo tratto si avverte il rumore dell'acqua che scorre appena sotto il calpestio, e pochi metri più avanti l'esperienza sonora si traduce e si associa a quella visiva: l'acqua, infatti, emerge sotto forma di zampilli.

In passato, intorno al cortile, si estendeva un aranceto, oggi mortificato in una stretta lingua di terreno, soffocato dal costruito. Nel progetto l'agrumeto si ripropone in piazza, esce dall'angusto perimetro al quale è stato relegato e marcia lungo il suo asse naturale di sviluppo tornando a rinverdire la sua memoria e a inondare l'aria di profumo di zagara. Architettura e verde coesistono, pregiandosi l'una dell'altro. Inoltre, la presenza degli alberi di arancia amara, dei quali quella parte di Sicilia è particolarmente ricca, contribuisce a definire l'identità del nuovo spazio, sottolineando l'appartenenza al territorio siciliano come fattore culturale.



Le dinamiche sensoriali e della memoria si accompagnano poi a quelle tettoniche, relative alla pavimentazione. Questa è divisa in quattro settori, ognuno dei quali è sfalsato rispetto al contiguo di una misura variabile che raggiunge anche i trenta centimetri, offrendo l'opportunità della seduta.



Ai suoi lati la piazza è circondata da quattro setti dalla trama discontinua che delimitano lo spazio e costituiscono al tempo stesso un filtro fisico e visivo. L'idea di Navarra è quella di preparare alle note del progetto attraverso segni materici affioranti dai vuoti dei setti, come fossero le matrici dei futuri interventi. Lì dove verrà realizzata la sala consiliare, per esempio, emergeranno da tali "finestre" i materiali che le daranno forma.




Un iter progettuale per gradi, quello dell'architetto calatino, attento alle reazioni del pubblico tanto da condurlo per passi mirati e misurati alla conoscenza dell'opera. Un'idea ancora una volta intelligente che coinvolge lo spettatore nella gestazione del progetto, promuovendo in tal modo senso di appartenenza e rendendo il fruitore della futura piazza consapevole dei messaggi che essa intende veicolare. Il progetto di Navarra non impone, non ostenta, non presenta elementi urlati. Esso muove dall'intento di valorizzare il territorio attraverso interventi ben calibrati, tramite segni semplici e contenuti ma efficaci, di grande impatto emotivo, oltre che di qualità funzionale. Un dialogo di suoni e profumi riscatta un angolo dimenticato rendendolo oggetto di un'interpretazione gentile dello spazio urbano.

Francesca Oddo
laoddo@tiscali.it
> MEDAGLIA D'ORO DELLA TRIENNALE DI MILANO

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