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OFFICINA5. Prototipo di scuola mobile per villaggi suburbani di nuova fondazione in Argentina



È ormai qualche anno che la ricerca architettonica più avanzata ha ripreso a dedicare energie e attenzione a temi apparentemente "minori", estranei al nocciolo duro delle nostre tradizioni disciplinari, ma allo stesso tempo evidentemente più vicini al cuore dei problemi che attraversano oggi la società e le relazioni tra lo spazio urbanizzato e le persone che lo abitano. Per questo ci imbattiamo sempre più spesso in progetti che si muovono in un ambito lontano da quello dell'idea consolidata, tettonica, dell'edificio per avventurarsi nel territorio ambiguo e difficile dell'oggetto effimero, mobile, smontabile, dell'alterazione del suolo, del programma di trasformazione del paesaggio a grande e piccola scala. Più che a demolire e a ricostruire questo o quell'habitat questa strategia tende piuttosto, più realisticamente, ad alterarne progressivamente il senso, a provocare variazioni di identità e nuovi scenari nella qualità delle relazioni chi lo abita, a spostare lievemente l'orizzonte dei suoi rapporti con il contesto fisico e umano.



[20nov2003]
Gli esiti di questo approccio sono ovviamente i più vari. A volte si consumano in un'investigazione sterile, confusa nei mille rivoli in cui si disperde oggi il lavoro di una generazione di architetti che, almeno in Italia, non riesce ancora a trovare un modo per interagire con i processi reali di trasformazione del suo territorio. Altre volte, invece, sfociano in contatti più solidi e credibili tra i riti inevitabili dell'architettura updated e problemi reali delle città, dei luoghi, dei paesaggi.



A quest'ultima famiglia sembra appartenere il progetto di concorso per un "prototipo di scuola mobile per villaggi suburbani di nuova fondazione" del gruppo romano "Officina 5". Tanto per cominciare, c'è un committente istituzionale specifico, vale a dire il Ministero dell'Educazione argentino, e quindi dovrebbe esserci da qualche parte, nascosta nella dizione un po' involuta di "prototipo di scuola mobile per villaggi suburbani di nuova fondazione", una vera necessità di una struttura di questo tipo. Proprio per questo, come traspare anche dal lavoro del gruppo romano, il progetto si basa si un programma di uso e di fabbricazione abbastanza preciso, sottraendosi così all'interminabile sequenza delle sperimentazioni "accademiche" senza speranza.



Detto questo, e certificato quindi che il progetto in questione intercetta alcune istanze reali nel territorio urbano globale, vale la pena di osservarlo un po' più da vicino e vedere da un lato come risponde proprio a quelle esigenze ambientali, economiche, sociali, d'uso e di innovazione e tecnica che lo rendono legittimo e dall'altro come riesce a trasformare tutto questo in una piccola ma significativa icona architettonica comprensibile e interessante per tutti, anche al di fuori dal suburbio sudamericano. L'edificio proposto ha ovviamente un carattere semplice e diagrammatico e si basa sulla sovrapposizione flessibile di tre componenti elementari. Il primo, il più semplice e il più stabile, è il grande podio di legno su cui poggiano le aule. Ha forma rettangolare abbastanza regolare e assolve a varie funzioni, quella più ovvia di separare dal terreno la quota zero della scuola, ma anche quelle meno ovvie di creare uno spazio definito per le attività didattiche all'aperto e di costituire un luogo di incontro preciso tra la comunità e la scuola. Infatti copre una superficie più che doppia rispetto a quella delle aule e stabilisce relazioni immediate con il paesaggio e con il contesto "urbano". Sul podio si dispongono una serie di pareti mobili in ondulit trasparente, leggere e facili da montare e spostare, che servono a dare con facilità alla scuola le varie configurazioni: a una o due aule, a mensa, a centro sociale e culturale della comunità. La copertura delle aule è anch'essa realizzata con pannelli facilmente smontabili, questa volta in acciaio e fibra di vetro, mentre il resto dell'area pavimentata è coperta da un sistema di tende colorate ondulate impermeabili sostenute da esili montanti in acciaio. Le tende colorate si presentano come il terzo elemento essenziale del progetto. Oltre al podio e alle pareti mobili, si rivelano forse il più importante, l'elemento che a un tempo definisce l'area di influenza dell'edificio nel suo intorno e lo mette in relazione, diretta e creativa, con il paesaggio. Inoltre, messi insieme, la disposizione e la natura delle pareti mobili e il soffitto morbido creato dalle tende costruiscono un dispositivo sofisticato di controllo della luce e dell'ombra, questione cruciale alla latitudine per la quale il progetto è pensato e proposto.

La piccola struttura appare in realtà come una scatola di montaggio semplice ed efficiente, molto inerente all'idea di uno spazio dal carattere urbano incerto e vagamente "equatoriale" e allo stesso tempo non particolarmente legata alle esigenze di uno spazio didattico. La si potrebbe quindi pensare come kit riproponibile anche per spazi istituzionali di funzione diversa da quella ipotizzata da concorso, -come piccoli dispensari, avamposti amministrativi, sale riunione– senza che il suo programma architettonico abbia a indebolirsi, e senza che si appanni la riflessione svolta dai suoi autori sul tema dello spazio contemporaneo, nomade, precario e mobile. Speriamo quindi di vedere sventolare presto, in questo o quel contesto "suburbano" e climaticamente adatto, le tende colorate del progetto di Officina 5, certi che il loro messaggio ottimista riguardi la scolarizzazione dei piccoli abitanti degli slum di tutto il mondo ma anche il futuro dell'architettura italiana.

Pippo Ciorra
pciorra@tin.it


Il progetto per un prototipo di scuola mobile è studiato per le esigenze di villaggi di nuova fondazione sorti nel nord dell'Argentina ai margini dei grandi latifondi agricoli. Tali villaggi sorgono in luoghi totalmente disabitati e mancano di qualsiasi tipo di struttura sociale e servizi. La scuola, quindi, oltre ad assolvere la funzione meramente formativa dovrebbe essere l'occasione per assolvere a queste carenze.



Il prototipo è pensato come un edificio montabile attraverso poche operazioni, tali da non richiedere manodopera specializzata, attraverso l'utilizzo di tecnologie e materiali tradizionali: elementi strutturali in acciaio imbullonati tra loro e tamponature in ondulit trasparente.

La scuola, pur rispondendo ad un programma molto semplice -1 aula per 20 alunni, servizi e aula professori- diventa l'occasione per sperimentare una spazialità flessibile. Attraverso un sistema di pannelli scorrevoli la pianta si modella in base a 3 diverse esigenze:
- 1 aula studenti +1 professori;
- 2 aule studenti nel caso gli alunni fossero di età diverse + 1 professori;
- una configurazione in cui i pannelli sono lasciati aperti a costituire uno spazio libero adatto a occasioni sociali tipo pranzi o feste.

Elemento di connotazione del progetto è la copertura costituita da tende colorate ondulate che sagomano un paesaggio artificiale e che, coprendo parte del terreno circostante, creano un'area per il gioco e le lezioni all'aperto. L'edificio si propone come primo elemento catalizzatore di una socialità tutta da costruire.

officina5
info@officina5.it
OFFICINA5. Prototipo di scuola mobile per villaggi suburbani di nuova fondazione in Argentina

Progetto elaborato in occasione del Concorso internazionale di idee per il progetto di un prototipo di scuola mobile per villaggi suburbani di nuova fondazione, indetto dall'Ordine degli architetti di Buenos Aires, CEDE (centro per gli studi degli spazi educativi), Ministero dell'Educazione.

progettisti:
Officina 5 Architetti Associati (Paola Gasparri, Lucia Manfredonia, Cristiana Monti e Federica Morgia)

collaboratore:
F. Martella

date:
febbraio/aprile 2003
Officina5 Architetti Associati si è costituito nel maggio 2000 e dal 1998 lavora presso i locali dell'ex Lanificio Luciani a Roma. Il gruppo di progettazione è composto da Paola Gasparri, Lucia Manfredonia, Cristiana Monti e Federica Morgia. Lo studio svolge la sua attività nell'ambito della progettazione, preliminare, definitiva, esecutiva ed urbanistica e si occupa di ristrutturazioni ed allestimenti di interni, lavorando sia con committenti privati che con società. L'attività di ricerca e didattica in Italia, in Spagna e negli Stati Uniti, si confronta con il dibattito architettonico internazionale attraverso la partecipazione a concorsi, convegni e workshop. Nel 1999 Officina5 ha fondato, con altri, New Italian Blood riunendo giovani architetti italiani vincitori o segnalati in concorsi allo scopo di promuovere l'architettura italiana all'estero. Il NIB www.newitalianblood.com ha allestito ed esposto in varie città italiane ed europee, tra cui Stoccolma, Venezia e Madrid. Tra i concorsi più importanti la Nuova Sede IUAV con G. Parisse, l'Agenzia Spaziale Italiana con Miralles-Tagliabue e G. Parisse, entrambi i progetti selezionati alla seconda fase, il Parlamento del Liechtenstein con Gietmann & Partner e G. Parisse, invitati alla seconda fase, i due -D40 allestimenti dell'Info Spazio DARC alla VII e VIII Biennale di Venezia, selezionati, Piazza San Cosimato a Roma con P. Agnoli, A. Donadio, EDK, ed i recenti Scuola mobile in Argentina, Europan 7 con G. Mantia, F. Martella, Elementi segnalatori per il Mibac (Ministero per i beni artistici) con G. Bucchiarone, A. Mattiello, progetto finalista in seconda fase. Tra i lavori e le realizzazioni più importanti Centro Polifunzionale a Premariacco UD progetto, riconversione dell' ex mensa dell' ETI in Centro Polivalente, a Roma progetto, ristrutturazione dell'Ostello della Gioventù a Roccasecca LT, progetto esecutivo con Abaton srl, allestimenti tematici dei miniappartamenti di una Golf House a Cattolica, Autosalone Toyota ad Avezzano, progetto esecutivo delle strutture con CEC srl. Numerose ristrutturazioni d'interni tra le quali il centro benessere Telos in corso di realizzazione.
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