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MORO, CLEMENTE CON BROADWAY MALYAN PORTUGAL E VITOR PAIS. Nuova sede della delegazione dell'Ordine degli Architetti a Faro



L'idea di un progetto è come un fiore, per sbocciare nella sua bellezza deve togliere tutto quello che ha attorno.
A. Campo Baeza





Integrato nella zona storica della città di Faro, l'edificio messo a disposizione dal concorso, futura sede dell'Ordine degli Architetti, è parte di un fronte urbano perfettamente caratterizzato e ben preservato, a sua volta relazionato direttamente con il vicino largo do Pé da Cruz e la settecentesca chiesa omonima.

Così come le altre costruzioni che si affacciano sulla strada, l'edificio possiede tracce semplici e tradizionali, di matrice chiaramente popolare. Esso si distingue dal contesto per lo stato di rovina in cui versa la sua parte interna. Secondo quanto richiesto dal programma preliminare, non è stato considerato il restauro di tale spazio interiore ma solamente la preservazione e il recupero della facciata frontale. A partire da qui, il progetto tiene in considerazione la forma con la quale inserirsi nel contesto storico.

La facciata dell'edificio originale è mantenuta e recuperata con metodi tradizionali. La sua nuova funzione sarà quella di elemento di transizione tra la strada e il nuovo edificio: una separazione fisica realizzata per mezzo di un piccolo patio semi-esterno, un filtro tra la parte originale e la nuova costruzione.

L'area del lotto si sviluppa in lunghezza, per un totale di circa 100 mq. Il concorso prevedeva la realizzazione di una superficie massima di 164 mq. Il progetto si prolunga pertanto nel lotto, sviluppandosi su due piani. Il volume sospeso al disopra dell'ingresso si stacca dalla facciata antica, cui resta allineata sul piano verticale. Il nuovo volume non presenta alcuna apertura, ma sorge come un solido "magico", totalmente rivestito di alabastro, che lascia indovinare dall'esterno (dalla strada e dalla piazza), la presenza della nuova costruzione. In questo modo si è voluto non interferire con l'immagine urbana al livello della strada e del passante, mantenendo la facciata senza alcuna modificazione nel suo disegno. Contemporaneamente, attraverso la lettura tangenziale prodotta dalla "pausa" di pietra sospesa sopra la facciata esistente, si è marcata la presenza della nuova costruzione e della sua specifica funzione.

[25dec2003]


La reale facciata del nuovo edificio si trova in posizione arretrata ed è formata da pannelli di vetro privi di serramento, marcati dall'ombra del volume soprastante. Un portone ripiegabile in legno è collocato nella parte posteriore dell'attuale facciata e permette la chiusura e la sicurezza dell'edificio al di fuori dell'orario di funzionamento. Il volume proposto non lascia intendere dall'esterno la costituzione del nuovo intervento, che si rivelerà non essere tradizionale ma contemporaneo, con struttura in cemento armato e copertura piana. Questa soluzione "muta" non entra perciò in conflitto con le costruzioni vicine, caratterizzate da coperture a falde, con tegole e terrazze, perfettamente visibili ed evidenti.


Planimetria.


Al pian terreno si è pensato di creare uno spazio unico, compresso dai volumi soprastanti alleggeriti dalla luce. Qui lo sguardo può attraversare una successione di zone di luce e d'ombra, fino a uscire nuovamente dalla parte posteriore. Subito dopo il piccolo patio, infatti, si incontra la reception-segreteria accessibile direttamente dalla strada, che corrisponde alla parte più pubblica della nuova delegazione.

Un piccolo nucleo centrale concentra i sistemi sanitarie, un ripostiglio e la scala d'accesso al piano superiore. Il parapetto della scala è previsto adattabile all'installazione di una piattaforma motorizzata per l'accessibilità ai portatori di handicap. Al di là dell'area di servizio, si incontra la sala polivalente, posizionata posteriormente e in relazione con il patio esterno. Essa è infatti separata da quest'ultimo attraverso una serie di pannelli di vetro senza serramento che, una volta ripiegati lateralmente, lasciano in completa comunicazione lo spazio interno con quello esterno. La sala è servita da un armadio contenente un bar ribaltabile. Nonostante la piccola dimensione, la sala permette soluzioni differenti, dal lavoro agli incontri. Inoltre la sala diventa percorso di fuga alternativo in caso di pericolo, e ingresso posteriore. Elemento unificatore del piano terreno è la pavimentazione continua in laterizio (tijoleira): un materiale povero e tradizionale che riveste tutto il pavimento, annullando il limite tra interno ed esterno.







Al livello superiore, in corrispondenza dell'area tecnica centrale, è sistemato un piccolo archivio e un condotto verticale che permette il passaggio dei materiali tecnici, collegati agli impianti disposti nei propri spazi. Nella parte anteriore viene installata la sala di lettura/biblioteca. Parte della sala si conforma ad anfiteatro attraverso l'utilizzo di piattaforme a gradoni, stratagemma per recuperare parte dello spazio soprastante la facciata originale, mantenendo inalterata la quota del livello del primo piano. La sala opposta, corrisponde al locale più privato dell'edificio, essendo un "open space" destinato ai servizi amministrativi.

Il sistema costruttivo adottato ricorre all'utilizzo delle pareti laterali in cemento armato che supportano i solai del primo piano e delle coperture. Si generano così due piani longitudinali liberi da travature o altri ostacoli, e che si è cercato di mantenere il più "puliti" possibile, in modo da ottimizzare l'esiguo spazio disponibile. Si è dato particolare importanza alla luce e alla valorizzazione che questa dona agli spazi interni. Come per Filippo Juvarra, autore delle migliori opere barocche torinesi, la luce è l'unico elemento in grado di donare leggerezza alle pesanti masse sospese.

Un sistema di lucernari trasversali, uscenti dal piano della copertura e orientati a nord, controllano l'ingresso dell'intensa luce algarvia, trasformando la zona più scura dell'edificio (nucleo centrale), in quella più luminosa e gradevole. I tre lucernari previsti corrispondono, in successione, al vano delle scale, alla zona del bar e alla zona amministrativa. Inoltre, grazie a proiettori installati al disotto dei lucernai, tali elementi divengono diffusori di luce artificiale.



Anche il nucleo centrale gode di luce naturale, tramite il condotto verticale che proietta luce indiretta all'interno dei servizi. Sul tetto della sala di lettura vengono "graffiati" quattro lucernai, in versione ridotta, che creano una luce diffusa adatta alla funzione richiesta. La facciata a sud di tale sala costituisce un ulteriore diffusore di luce, in quanto l'alabastro filtra e diffonde una luce soave all'interno dello spazio di lettura. Allo stesso tempo è facile immaginare come, inversamente rispetto al giorno, durante la notte tale facciata proietti luce attraverso questo piano di pietra sospeso sopra la strada.



Per concludere, il progetto apre una dialettica di silenzioso rapporto con il contesto urbano nel quale viene inserito. La scelta del mutismo figurativo nei confronti delle decorazioni vernacolari che caratterizzano il centro storico di Faro, trova più relazioni con esempi di architettura rurale portoghese nei quali l'idea forte sta nella loro semplicità ed essenzialità.

Mauro Moro
maurmoro@mail.com
MORO, CLEMENTE CON BROADWAY MALYAN PORTUGAL E VITOR PAIS. Nuova sede della delegazione dell'Ordine degli Architetti a Faro

Progetto realizzato in occasione del concorso pubblico promosso dall'Ordine degli Architetti di Lisbona per la realizzazione della nuova sede della delegazione dell'Ordine degli Architetti di Faro, Algarve, Portogallo, conclusosi nello scorso mese di ottobre.

progettisti:
Mauro Moro e Catarina Clemente, in collaborazione con Margarida Caldeira, Stuart Rough (Broadway Malyan Portugal) e Vitor Pais.

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