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Architetture

BREATHING DESIGN TEAM. Nam June Paik Museum, Korea



"Così come i giapponesi riuscirono a creare i poemi haiku, gli artisti del video devono imparare a esprimersi nello spazio di trenta secondi... altrimenti non sopravvivremo al prossimo secolo. Le mie sculture video sono più popolari delle mie registrazioni. Per le mie sculture hai bisogno solo di dieci secondi, venti al massimo, come per i quadri:puoi guardarle e riguardarle e andartene."
Nam June Paik

"Interventi, straordinarie presenze, capaci inserimenti -entrare e uscire dagli spazi- in un continuo movimento; dentro e fuori l'immagine; insieme, soggetto e oggetto, opera e autore. Penso all'action, all'azione, come motore e espressione, come materia e prodotto. A lui si deve questa nuova visione dell'essere e dell'artista. Un significato che comprende l'idea di comunicazione, di interazione, di fusione e di flusso. Nomade capace di percorrere strade e storie, di leggere tra passato e presente, di trasformare e di trasformarsi, di unire ingegno tecnico e invenzione artistica. Uomo di conoscenza, sciamano, padrone del metodo scientifico, del sapere informatico e audiovisivo, viaggiatore ed esploratore di mondi: ecco Nam June Paik. Medium egli stesso, dispositivo e ponte fra comunicazione e tecnica, tra agente e interlocutore."
Denis Curti



[in english] Uno dei primi artisti a riconoscere le potenzialità dei media elettronici e della loro influenza sulla cultura e sull'economia è stato Nam June Paik.

 
[02jan2004]
 

    Cercando di incarnare la poetica del pioniere della video-arte, il progetto rilegge in chiave contemporanea il tema affrontato dall'artista attraverso le sue opere: il medium. L'edificio inteso come medium è un edificio attraverso cui si diffondono le informazioni.

L'era dell'elettronica e dell'informatica presuppone "proiezione, mutazione, simulazione" come le tre parole chiave ispiratrici di un'architettura che sposta sempre più i suoi contenuti verso l'esterno in un luogo compreso fra l'immediatezza e la superficialità, un'architettura che si fa sempre più schermo, supporto neutro di immagini realmente parlanti. Se ciò accade le parole emanate dall'architettura potranno confrontarsi "finalmente" con la moda, la pubblicità e la televisione.

 
 





Planimetria e sezione.

Un esempio potrebbero essere le installazioni di Toyo Ito, più vicine alle arti visive piuttosto che ad architetture vere e proprie quindi esteticamente autonome e non finalizzate ad una funzione. Esse riescono ad esprimere la linea estetica contemporanea del "taglia e incolla": mettendo insieme immagini di diversa provenienza, in un campionamento disinvolto e disincantato liberato dalla citazione come omaggio, dal virgolettato, dalla dicotomia originale-copia.

    

Pianta piano terra.

Pianta primo piano.

    In una società assuefatta a forme di comunicazione sempre più estreme e sofisticate si vuole alzare il tasso di shock utilizzando grandi dimensioni, colori saturi relazionandosi alle immagini pubblicitarie. E il museo si pone proprio come supporto neutro, pronto a ricevere infinite immagini, informazioni e contenuti. In particolare il progetto si divide in due parti distinte:

- la prima, nodo focale del progetto, è un monolite atterrato sul sito come un corpo alieno al contesto. Proprio grazie a questo distacco, enfatizzato di proposito, esso riesce a rispettare il luogo non invadendolo, ma "galleggiandoci" sopra come un elemento provvisorio pronto a riprendere il proprio volo da un momento all'altro. Questo edificio ospita le principali sale espositive.
- la seconda è una lingua bassa e curva che si lega morfologicamente alla vallata esistente seguendone le curve di livello. Il carattere di questo edificio parzialmente ipogeo non è del tutto mimetico. Infatti esso affiora dal terreno proprio come potrebbe affiorare la roccia da una terra erosa dal vento. Questo edificio ospita i parcheggi, tutte le funzioni secondarie e di servizio.


Pianta area espositiva.




   


  Il carattere "alieno" al luogo naturale del monolite è confermato dalla scelta di materiali visibilmente artificiali. L'edificio ricorre inoltre ad una tecnologia sicuramente più sofisticata ed estrema rispetto al resto del progetto. Essendo un polmone artificiale, una macchina perfetta che svolge diverse funzioni (tra cui quella di far circolare l'aria all'interno dell'edificio), sarà un meccanismo leggero e mutante. È composto da una membrana, collegata a dei pistoni il cui movimento è affidato a corpi flettenti telescopici in fibra di vetro, inseriti all'interno della pelle cosi da distribuire il carico uniformemente su tutta la parete mobile.

La membrana che avvolge completamente l'edificio è sostenuta dai pistoni e da una struttura metallica reticolare che si aggrappa al resto dell'edificio. Quest'ultimo è costruito con solai di grande luce che poggiano su piloni in cemento armato che contengono i collegamenti verticali come ascensori e scale di emergenza, gli impianti ed i servizi.

 
   
Sistema di ventilazione. Dettaglio.

Questo monolite nasconde in sé un'ambiguità camaleontica. Infatti, grazie a dei sensori, come un organismo vivente è dotato di vista, udito, gusto, olfatto e tatto ed è grazie ad essi che reagisce agli stimoli che gli provengono dal mondo esterno variando nei comportamenti, nella forma e nel colore della pelle che reagisce trasmettendo informazioni verso l'esterno sotto forma di luci, suoni, scritte e movimenti.


Schema aereodinamica interna e campi di pressione.

Schema funzionale.
Tutto ciò è reso possibile grazie a una serie di sensori artificiali quali: telecamere, microfoni, fotocellule sensibili alla luce, sensori all'umidità, al vento, allo smog. Questi danno informazioni ad un software dedicato alla gestione dei comportamenti dell'edificio che avrà diverse reazioni a seconda della luce, del vento, della pioggia, del traffico stradale, del numero di persone presenti all'interno e dei rumori.

Le mutazioni più visibili sono:
- il gonfiarsi della membrana esterna, reso possibile da una serie di pistoni;
- il cambiamento di colore reso possibile da proiettori interni che, oltre a modificare il colore dell'edificio, potranno trasmettere messaggi, immagini e video di ogni genere.

Il controllo bioclimatico è gestito dal gonfiarsi ciclico dell'involucro esterno che, come un polmone, nei momenti di massima apertura aprirà le valvole di una delle due voragini sulla membrana facendo entrare l'aria, e nei momenti di volume minimo la farà fuoriuscire dalla seconda "voragine". Le verifiche tecniche di questo sistema sono state studiate insieme all'ingegnere aerospaziale Giuliano Ranuzzi. Abbiamo studiato al livello preliminare l'interazione dei flussi aerodinamici, calcolando i campi di moto, i campi di pressione, e gli sforzi sulla struttura.

3gatti.com
mail@3gatti.com


BREATHING DESIGN TEAM. Nam June Paik Museum, Korea


Sistema pistoni-barre flettenti-membrana.
Progetto sviluppato in occasione del Concorso internazionale d'idee per il Nam June Paik Museum.

progetto:
Francesco Gatti
Matteo Grimaldi (project manager)
Veronica Didier (developer)
Laura Grimaldi (developer)

consulenti:
Massimo Cardone (architetto)
Stanislao Cantono di Ceva (designer)
Sergio Paolantonio (interaction designer)
Gabriele Chiaretti (designer)
Grazia Didier (media designer)
Giuliano Ranuzzi (aero-space engineer)
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