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Architetture

GIANCARLO DE CARLO. Il nuovo Blue Moon al Lido di Venezia



DA UNA MOSTRA AD UNA RELAZIONE DI PROGETTO...

Nel giugno del '99 presso l'isola di San Giorgio a Venezia si svolse l'ambiziosa mostra: Venezia, la nuova architettura. (1) Furono presentate, come affermava Massimo Cacciari, possibilità reali di un'urbanistica concertata.
All'interno delle sale della Fondazione Giorgio Cini, tra i progetti di Chipperfild (ampliamento del Cimitero di San Michele), EMBT (nova sede IUAV), Gehry (Venice Gateway), Gregotti Associati (Museo Guggenheim alla Punta della Dogana) –e numerosi altri che ancor oggi rimangono pressoché sulla carta testimoniando in parte il fallimento di quelle speranze (2)– è esposto il "piccolo" progetto del nuovo Blue Moon al Lido di Venezia commissionato a Giancarlo De Carlo.
Il progetto, all'epoca, è già in esecuzione e vi sono esposti disegni, alcune sezioni di dettaglio, un piccolo modello, le prime fotografie del cantiere... (3)

Passano più di quattro anni dall'evento, quasi il doppio dalla consegna del progetto esecutivo, oltre tredici anni dalle prime ipotesi. In questo biblico lasso di tempo il programma per la riqualificazione dell'area di progetto vede ripensamenti radicali sino all'intervento di De Carlo. Un'infinità di peripezie, intoppi e delusioni ne ostacolano la costruzione al punto tale da far prendere alla committenza decisioni coraggiose. (4)

[17may2004]

Fotopiano del Lido di Venezia (1988) con evidenziazione dell'area di progetto.

Ora il Blue Moon è visibile in gran parte della sua completezza; ma a prescindere da esiti formali, dimensionali e scelte estetiche, l'opera -in questo scritto- è un'occasione per cercare di comprendere i tanti aspetti e piaceri del produrre architettura, ancor prima di giudicarla.
Le vicende (dall'ideazione alla fruizione) possono prestarsi ad una duplice lettura. Da un lato la figura dell'architetto, in quanto professionista, che offre il suo lavoro intellettuale e decisionale testimoniato nel progetto realizzato; dall'altro l'opera in sé, come parziale testimonianza di quel complesso processo di produzione dell'architettura, dove numerose variabili possono determinarne valore, delusioni e fortune; troppo spesso ritenuto scontato o dimenticato, il più delle volte ignorato.

Il nuovo edificio si trova all'incrocio dello storico Gran Viale Santa Maria Elisabetta ed il lungomare. Il viale è sempre stato un'asse verticale di comunicazione tra la spiaggia e la parte di città balneare rivolta alla laguna. Uno spazio suggestivo, divenuto strategico per la vicinanza con le strutture balneari ed alberghiere, ma caduto in abbandono e desolazione diventando testimone di cambiamenti sociali. Per il progettista, l'intervento di riqualificazione urbana dà opportunità di riflettere sulla città.
Giancarlo De Carlo affronta il progetto come in altre occasioni, consapevole che è importante "la corrispondenza che si è verificata tra le aspettative della comunità e l'impegno delle istituzioni; la determinazione di restituire la città del passato all'uso di una società che si esprime attraverso nuovi comportamenti; l'intuizione che il primo movimento del risanamento urbano deve dirigersi su spazi pubblici e su spazi persi [...]". (5)


Modelli di studio, 1995-1996 (dall'archivio progetti IUAV).

Nella relazione di progetto, l'autore del piano regolatore e dell'Università d'Urbino, dell'area residenziale dell'isola di Mazzorbo, di recenti progetti di concorso quali il Campus Garibaldi Repubblica e d'altri numerosi interventi in varie nazioni, racconta –con poesia e sottile malinconia– le vicende del luogo, soffermandosi nel descrivere le circostanze che hanno generato ed influenzato scelte e considerazioni progettuali, tra le quali "il lungo ed alternato interesse per Venezia, la venezianità (ma di terzo tipo) dell'architettura lidense, l'inerenza dei racconti d'alcuni amici che al Lido erano nati o andavano da bambini a fare i bagni, la sofficità disperata dei contrasti svelata dai film veneziani di Luchino Visconti, la fisicità ottimista delle lettere di Byron, la capacità di speculare sulle ombre lagunari di Henry James negli Aspern Papers, la pittura svagata ma inconclusiva dei vedutisti che hanno dipinto l'acqua ed il cielo di Venezia, dal Canaletto a Kokoska, ecc. [...]". (6) La vita nei tanti aspetti, ricordi, immagini, rappresenta più d'ogni altra suggestione o astrazione, una matrice ideativa. Il progetto può essere letto come un testo che raccoglie pensieri e frammenti di tutto questo.


Modello definitivo, 1996.


Modello di studio di una parte del complesso visto dal retro, 1995 (dall'archivio progetti IUAV).


Piano terra con ingresso ai locali interni.

La copertura terrazzata.

Il complesso si organizza in quattro parti relazionate tra loro da geometrie interdipendenti. Rampe e scalinate permettono di attraversare l'edificio su tutti i livelli. Si può raggiungere la spiaggia sia attraversando il piano terra sia percorrendo la copertura terrazzata.
Il padiglione centrale è una struttura metallica a due livelli; prevalentemente luogo di sosta. L'intelaiatura della cupola ha un'orditura asimmetrica e prevede la collocazione di carabottini nella parte più soleggiata. Dal centro si sviluppa un'antenna avvolta da una scala a chiocciola con in cima una coffa per bandiere. Cupola ed antenna sono più alte della vegetazione circostante e diventano segnali che annunciano la presenza del mare per chi imbocca il viale arrivando dalla laguna. Il tema dell'elemento verticale "da vedere e per far vedere" è già stato utilizzato da De Carlo in altre occasioni come nel concorso per la Camera di Commercio e la filiale della Banca del Monte dei Paschi a Siena (1988-89). Allora l'ipotesi di un'alta struttura verticale era scaturita dal desiderio di avere un segnale che non disturbasse ma arricchisse l'orizzonte urbano. La città è considerata come "organismo molteplice ma unitario, come struttura dove ogni parte trae significato dalle relazioni che stabilisce con tutte le altre parti, per cui il valore o il disvalore di ciascuna si riflette sull'intero insieme [...]". (7)


Il padiglione centrale con l'antenna vista da Gran Viale Santa Maria Elisabetta.

Il complesso visto dalla battigia.

Il giardino, che abbraccia il manufatto dalla parte della strada, è pensato come momento di quiete e ristoro tra asfalto e sabbia.
Il fronte verso l'arenile è conformato con una forma sinuosa corrispondente al fronte delle forze esercitate dalle onde che gli si adatta e lo assorbe senza strappi. Una passerella metallica, pensata per continuare sull'acqua come un pontile, oltre la battigia (8), parte dal livello della copertura terrazzata e si ramifica nell'arenile poggiando a terra con una fitta serie di travi inclinate simili a coppie di cavalletti. La struttura appare pesante, sebbene sospesa "taglia" la spiaggia. Se da un lato l'impatto della stessa è sicuramente forte, passeggiare a quella quota e spaziare con lo sguardo in tutte le direzioni è magnifico. Gradinate e piccoli palchi di legno permetteranno lo svolgere di spettacoli, concerti, film all'aperto. Il Blue Moon è stato progettato come una struttura polivalente pensata in modo flessibile per essere fruibile durante tutto l'anno.


Vista verso il fronte porticato del Blue Moon da sotto la passerella.


Particolare della struttura metallica della passerella.

Vista verso il mare dalla spiaggia.

Nell'edificio principale, tra il padiglione e l'arenile, sono distribuiti ambienti per un caffè, un ristorante, alcuni negozi. La maggior parte dei locali è illuminata da una lunga vetrata porticata affacciata alla spiaggia. Quattro cupole semisferiche emergono dalla terrazza e corrispondono ad un unico spazio al piano terra. Ben visibili da tutte le prospettive, si possono accarezzare e distendersi sopra. Il loro fascino discreto è accentuato dalla tessitura simile a mosaico che genera luccichii di giorno ed ancor più di notte con il riflesso della luna. Assieme ad un elemento cilindrico sembrano far parte di "una sequenza di concrezioni (concrezione anche nel modo d'essere sequenza) che ascende e discende, che buca il cielo e si conficca nella terra". (9)


La passerella interrotta.

Gran parte delle strutture sono in cemento armato intonacate, ma il metodo di costruzione è misto. Parti di pavimentazione ed altri elementi sono in pietra d'Istria. Le strutture metalliche, i serramenti, le intelaiature sono verniciate. Le parti in metallo e legno maggiormente esposte agli agenti atmosferici, hanno già conosciuto un precoce inevitabile logorio, testimonianza dell'agire del tempo che con la sua forza disgregatrice, inizia il suo lavoro sin dalla posa della prima pietra. (10)
Il tempo –anche quello che non si conta nei libri di storia– svelerà scelte appropriate o futuri fallimenti. Un intonaco non adatto potrà sgretolarsi, un giunto imperfetto potrà essere motivo d'infiltrazioni, un'azzardata ipotesi sulla fruizione di uno spazio, inciderà sull'opera che sarà sottoposta anche a severi giudizi della collettività. (11)


Il padiglione metallico a due livelli.

L'architettura è fondamentalmente organizzazione e forma dello spazio in un contesto, ma vi è anche l'approccio disciplinare che intende contesto nel senso più ampio del termine, costituito non solo di limiti ed esistenze, ma di rapporti, memorie, attente considerazioni ed ipotesi. Un'architettura può essere registrata monocromatica, dove i colori –che metaforicamente rappresentano la molteplicità delle interpretazioni– sono tanti e diversi quanti ne attribuiscono gli osservatori.
Progettare può diventare, oltre ad un dialogo tra percezioni, l'occasione per conservare testimonianze, non necessariamente nel senso di conservazione dei manufatti, ma nelle personali interpretazioni dei luoghi. In questo serve capacità di sintesi (12) e coerenza; scelte coraggiose e compromessi. Un operare difficile, che può portare a scrivere un testo incompreso senza gerarchie, o un'opera impareggiabile. Nella pluralità d'approcci che considerano l'architettura materia concreta, l'architetto interpreta una moltitudine di considerazioni; coglie limiti e potenzialità di programmi, è subordinato a scelte amministrative e politiche, cerca -con i suoi interventi- di dare un plusvalore a luoghi e spazi che modificherà; riorganizzando preesistenze, sviluppando ipotesi, ipotizzando sviluppi.


Uno degli accessi (laterali al Blue Moon) alla spiaggia.

La ricerca architettonica ed urbanistica di Giancarlo De Carlo si è sempre incentrata sulla dimensione partecipativa e la natura processuale del progetto. La stessa organizzazione strutturale della rivista Spazio & Società da lui diretta, era un "potente sensore dei terminali, diffusi capillarmente in tutto il mondo". (13)
La complessità sta tanto nel linguaggio quanto nell'organizzazione dei modi di produrla, nel contesto sociale, temporale e decisionale dove è concepita e sviluppata. Allontanandosi da questa consapevolezza può rimanere isolata ed emarginata, anonima ma accettata. (14)

Giancarlo De Carlo concludeva così la relazione di progetto: "quanto ai risultati, mi sembra di non poter dire più di quanto non si veda nelle immagini del progetto. Che d'altra parte, sono metafore di quello che si vedrà realmente quando il progetto sarà stato costruito. Sarà usato, comincerà ad essere contaminato dagli agenti atmosferici dal trascorrere del tempo e dalle vicende umane". (15)

Filippo Forzato
filippoforzato@libero.it
NOTE

1. Mostra curata da M. De Michielis con M. Spinelli; realizzata da ISP - IUAV studi&progetti srl
2. Il ricordo e l'analisi di ogni progetto presente (da quelli dimenticati e non realizzati, ai pochi costruiti -Laboratorio Prove Materiali IUAV di F. Venezia- o imminenti come il ponte di S. Calatrava sul Canal Grande), potrebbe essere il pretesto per riflessioni sulla complessità del produrre Architettura; dove una pluralità di soggetti contribuiscono enormemente nel processo del fare...
3. Iuav Archivio Progetti
4. A causa di ritardi nei lavori, la committenza recide il contratto con l'impresa, aggiudicatasi l'appalto con notevole ribasso d'asta. Per la nuova sede IUAV progettata nel "lontano" '98 da EMBT, si è verificata la medesima situazione. Nel processo di produzione dell'Architettura è essenziale la completa gestione della complessità, sin dalle fasi preliminari...
5. G. De Carlo, Nelle città del mondo, 1998; da: "Boston Waterfront, il fascino discreto del riuso", in Spazio & Società, 10, 1980.
6. Dalla relazione di progetto su Venezia. La nuova architettura, Skira, Milano, 1999 [catalogo dell'omonima mostra].
7. G. De Carlo, "Una torre per Siena"; in Spazio & Società, 53, 1991
8.La passerella è stata interrotta in prossimità della battigia. Il progetto prevedeva un pontile per una lunghissima passeggiata. La Salvaguardia ha deciso per la soluzione attuale, in attesa di una successivo iter burocratico. Probabilmente -in base alla cronaca- rimarrà incompiuta anche per mancanza di fondi...
9. G. De Carlo, "A Salisburgo con la mente ad un progetto", in Lotus, 70, 1991.
10. Il logorio è inevitabile; viene da pensare alle imbarcazioni che escono perfette dai cantieri, ma subiscono periodiche manutenzioni. Ogni manufatto può considerarsi "un organismo che nasce, cresce, muore per rinascere, dove tale trascorrere continuo e interminabile, non ammette la stasi della conservazione, bensì il moto incessante della trasformazione" da N. Pirazzoli, Restauro e Architettura - La forza costruttrice del tempo, 2003.
11. Il Blue Moon è divenuto, da un lato luogo di aggregazione sociale e frammento di città; dall'altro ha avuto pesanti critiche per l'incompreso impatto estetico, l'incompletezza di alcune parti, l'assenza di uno specifico programma di fruizione...
12. "Se di un salone gotico o barocco si prendono solo le misure si otterrà una palestra". Da: L. Semerani, "Dimenticare Venezia"; in Zodiac, 20, 1999.
13. Da: Gli archivi di Spazio & Società; su Planum.
14 "Occorre sapienza e desiderio fisico di fare le cose, prima ancora di strutturarsi la testa con la teoria". W. Gropius, dal materiale di ricerca format-c
15. Dalla relazione di progetto su Venezia. La nuova architettura, Skira, Milano, 1999 [catalogo dell'omonima mostra].
Le fotografie pubblicate in questa pagina, salvo dove diversamente indicato, sono di Filippo Forzato.
GIANCARLO DE CARLO. Il nuovo Blue Moon al Lido di Venezia


Vista del mare dalla copertura terrazzata.
progettista:
Giancarlo De Carlo

collaboratori:
Antonio Troisi, Giovanna Di Loreto, Francesco Agostani, Lorenzo Bonometto, Ornella Calabroni, Andrea Martiradonna

committente:
Comune di Venezia

localizzazione:
Piazzale Bucintoro, Lido di Venezia

cronologia:
1996: consegna del progetto esecutivo di Giancarlo De Carlo al Comune di Venezia
1998: inizio lavori
2001: recessione del contratto tra committente ed impresa esecutrice
2002, agosto: completamento ed inaugurazione di una parte del complesso
2002, settembre: completamento ed inaugurazione di una seconda parte del complesso
2003, luglio: apertura di una piccola parte del complesso
2004: il complesso del Blue Moon (in alcune parti ancora incompleto) ospita eventi di aggregazione sociale e culturali, inseriti in alcuni programmi delle istituzioni locali
> MASIERO: ILA&UD. PROGETTAZIONE TENTATIVA E PARTECIPAZIONE

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