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ERIC
OWEN MOSS ARCHITECTS. Smithsonian Institution, Washington DC. Patent
Office Building Courtyard Enclosure Competition |
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Nell'autunno
del 2003 la prestigiosa Smithsonian Institution di Washington DC ha
bandito un concorso internazionale in due fasi per l'ampliamento del
Patent Office Building, che oggi ospita lo Smithsonian American Art
Museum e la National Portrait Gallery. Tra i ventisette studi di architettura
inizialmente invitati a proporre soluzioni innovative per il progetto
di espansione, la giuria -composta da Aaron Betsky, Elizabeth Broun,
Paul Byard, Sheryl Kolasinski, e Marc Pachter- ha selezionato i seguenti
sette progettisti per la seconda fase: Ian Ritchie Architects; Foster
and Partners; Toshiko Mori Architect e James Carpenter Design Associates;
Eric Owen Moss Architects; Hellmuth Obata + Kassabaum (HOK); Guy Nordenson
& Associates e Pei Cobb Freed Partners; Fentress Bradburn Architect.
La seconda fase del concorso, conclusasi nel marzo del 2004, ha visto
vincitore lo studio di Sir Norman Foster (Foster and Partners, Londra).
Paola Giaconia presenta per ARCH'IT il progetto di Eric Owen Moss Architects,
risultato secondo. |
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La
prestigiosa Smithsonian Institution necessitava da tempo di un ampliamento
del Patent Office Building (1) per poter ospitare, all'interno dei confini
ottocenteschi, due musei: la National Portrait Gallery e lo Smithsonian
American Art Museum. Obiettivo primario che si è posto lo studio di Eric Owen Moss è far sì che l'istituzione riuscisse a dichiarare, grazie all'esuberanza e alla forza del progetto di ampliamento, oltre che alla importanza della sua sede storica (Walt Whitman la definiva "the noblest of Washington buildings"), il proprio status di importante istituzione civica e culturale. |
[21may2004] | ||||
Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri, 1938 (Danteum, Paradiso). |
Il bando richiede una soluzione temeraria ed energica: "the objective of this competition is to select an architect to create a singular vision for a cultural landmark in the nation's capital; (...) to establish the most dynamic and exuberant vision for the project". Un progetto iconico che possa divenire espressione delle "ambizioni culturali cittadine". |
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Il pragmatismo necessario per rispondere con coerenza all'esigenza di ospitare le due istituzioni museali all'interno del contenitore edificato nell'Ottocento ha portato a sviluppare il progetto secondo una scrupolosa precisione compositiva. E così, a differenza di altri interventi sull'esistente firmati dall'esuberante penna di Moss e caratterizzati dalla presenza di nuovi volumi deformati e spesso irriverenti che aggrediscono le antiche strutture, qui si propone un progetto più composto e disciplinato ma non per questo carente di impeto poetico. |
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Vista dalla galleria verso la corte, attraverso il volume vetrato di ampliamento. Vista sulla sala centrale. |
Foto del plastico finale. Il progetto di ampliamento, che per esplicita richiesta del bando consiste nella chiusura della corte centrale, trae stimoli mutuati dal mondo parallelo dell'arte offrendo una varietà di esperienze spaziali. Lo storico edificio racchiude infatti al suo interno un intervento spazialmente ricco e coinvolgente che, secondo le intenzioni del progettista, dovrebbe, con la sua semplicità e la sua forza, conferire all'istituzione un'identità del tutto unica ed entrare così a far parte dell'immaginario collettivo. |
827 cilindri di vetro, del diametro di 80 cm e di lunghezza variabile tra i 3 e i 9 metri, assolvono a funzioni strutturali, acustiche e illuminotecniche per la grande sala centrale. |
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I volumi sospesi di ampliamento della galleria al primo piano. |
Sezione trasversale. Sezione longitudinale. La fisicità del manufatto edilizio in cui si inserisce la corte centrale costituisce lo sfondo per lo spettacolo offerto dalla pacata seduzione, aerea e diffusa, della copertura vetrata e dei cinque nuovi volumi di ampliamento della galleria, sospesi al primo piano: travi con elementi strutturali in vetro che, in un forte gesto espressivo, sembrano sfidare la reazione delle leggi della statica; ambienti raccolti e intimi che offrono al pubblico la percezione di uno spazio continuo. Sezioni: Base Structure, Catwalks, Glass Box Enclosure, Acoustic Ceiling, Steel Cables, Glass Rods, Gallery Extensions. La corte centrale, ora un interno con una copertura così drammaticamente spettacolare, può ospitare un pubblico di 1000-1200 persone. Molte sono le possibili configurazioni del palco e della platea. Il profilo ondulato, secondo una doppia curvatura, del soffitto della grande corte risponde ad esigenze di tipo acustico e tiene conto del posizionamento del palco sul lato lungo o sul lato corto della sala. Al piano superiore, cinque delle stanze espositive vengono prolungate oltre il limite della balconata e affacciano, con le loro pareti vetrate, sullo spazio sottostante consentendo una permeabilità visiva tra le varie attività che potranno contemporaneamente essere ospitate dal Patent Office Building. |
Due possibili configurazioni della corte centrale. |
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Alla semplicità
della concezione tipologica e distributiva corrispondono un'audace sperimentazione
dei materiali (2) e un impianto tecnologico che consente una grande
flessibilità funzionale. Lo spazio coperto della corte centrale
è infatti in grado di trasformarsi, soddisfacendo così
alle svariate esigenze di programma che possono nel tempo richiedere
configurazioni spaziali mutevoli. Il progetto è espressione lucida e coerente delle esplorazioni che negli ultimi tempi lo studio Moss ha condotto nel campo dell'architettura per lo spettacolo e la cultura. Vengono qui infatti messe in pratica strategie sviluppate in occasione di alcuni importanti progetti elaborati di recente, quali quelli per il Green Umbrella a Culver City (che, secondo gli intenti originali, avrebbe dovuto ospitare una serie di spettacoli sperimentali della Los Angeles Philharmonic Orchestra) o quello per il Nuovo Teatro Mariinski a San Pietroburgo, già presentato sulle pagine di ARCH'IT. |
Green Umbrella, Culver City, California, 1996-1999 (photo: Tom Bonner). |
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Alcune delle configurazioni possibili. Exhibit, Forest of Rods, Lecture, Performance, Sculpure Garden, Water. "The competition sponsors (...) expect a visionary proposal," recita il bando, "one that will distinguish the museum for the next millennium". Una premessa abbastanza scontata, oggi, per le istituzioni museali che contano sempre più fortemente sulla propria immagine per puntare ad una chiara e durevole riconoscibilità presso il pubblico. Ma la giuria preferisce il progetto di Sir Norman Foster, più accademico e controllato; e soprattutto meno rischioso dal momento che ripropone lo schema già collaudato nella Great Court del British Museum, realizzata nel 2000. Moss segue il suo istinto e non può che rispondere con un progetto dallo stimolante impatto visivo, energico e fortemente espressivo. Paola Giaconia paola.giaconia@architettura.it |
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NOTE: 1. La sede storica, l'edificio dell'ufficio brevetti, edificato nella prima metà dell'ottocento in stile neoclassico, è considerato un tempio per le arti industriali e tradizionalmente ospitava i modelli e i prototipi presentati dagli inventori che richiedevano i brevetti. 2. Il vetro è usato sia strutturalmente (la consulenza ingegneristica è di Arup) che per effetti acustici e illuminotecnici. |
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