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BRNIC GRAF ROSSBAUER. Students' Centre in Afghanistan



L'ARCHITETTURA PROMUOVE SODALIZI. Volume schietto, pulito, definito, esattamente come il proposito per il quale lo Students' Centre nascerà: la cooperazione fra studenti di due Paesi diversi, la Svizzera e l'Afghanistan. Per il suo 150esimo anniversario, lo Swiss Federal Institute of Technology Zurich (ETH) ha bandito un concorso di idee rivolto a studenti per la realizzazione di un allestimento rappresentativo dell'attività accademica, da collocarsi di fronte alla sede principale dell'istituto.

[16jan2005]

Modelli dei due gusci previsti per il progetto dello Students' Centre a Kandahar.



Ha vinto il gruppo Brnic Graf Rossbauer. Giovanissimi, Ivica Brnic, Florian Graf e Wolfgang Rossbauer, il primo croato, il secondo svizzero, il terzo tedesco, studiano all'ETH, istituto che orienta per tradizione le proprie ricerche alla collaborazione con Paesi svantaggiati, da un punto di vista sia economico sia sociale. Coraggiosa e volontaria la loro scelta di uscire dalle righe del bando per proporre un'architettura vera e votata a promuovere coscienza sociale verso zone del mondo diseredate. Una presa di posizione, quindi, contro l'architettura autoreferenziale, ideale, da esporre, da guardare ma non da vivere. Con il premio del concorso il gruppo sta realizzando un centro di ricerca in Afghanistan, a conferma di una ideologia mirata a pensare lo spazio in funzione di necessità reali.

 
 
Students' Centre nel territorio montuoso di Kandahar. Simulazione.

In un primo momento Polynational, questo il nome del progetto vincitore, sarebbe dovuto sorgere nel territorio di Kandahar, ed è per questa zona, torrida e secca, che la prima versione del progetto è stata pensata. Da un punto di vista compositivo, quello che colpisce è la schiettezza e il rigore dell'edificio. Solitario, forte, puro nel volume, esprime un'interpretazione del concetto di semplicità che sola riesce a conferire bellezza e carattere all'architettura. Su uno scenario di distruzione e di povertà, di depressione e di disorientamento, il nitore e l'onestà delle sue forme rendono il centro di ricerca simbolo di una rinnovata identità, sollecitano l'istintiva tensione alla rinascita, al riscatto, alla volontà di ricostruzione.

Nel rispetto della storia costruttiva locale, è stato adoperato un sistema di raffreddamento tradizionale, quello della torre a vento. L'edificio, infatti, prevede un doppio guscio, uno interno e portante in cemento, ed uno esterno di argilla, tipica delle costruzioni locali, che va ad assottigliarsi verso l'alto: in questo modo la circolazione dell'aria, proveniente dall'alto e diretta verso una fonte d'acqua all'interno del foyer, avviene tra i due gusci.


Piano terra dello Students' Centre per Kandahar.


Pianta della sala conferenze.


Doppio guscio e andamento della circolazione dell'aria secondo la tecnologia della torre a vento.

La regione di Kandahar si è tuttavia mostrata troppo complessa, soprattutto a causa delle sue convulse dinamiche sociali, per ospitare un progetto assolutamente schietto e libero nelle proprie intenzioni. E così la preferenza è caduta su Bamiyan, cittadina non distante da Kabul dove finalmente l'edificio sarà realizzato concretamente per offrire agli studenti locali l'opportunità di usufruire di un luogo di incontro e a quelli svizzeri una stazione di ricerca in territorio afgano.

Situata sulla via tra l'India e la Cina, Bamiyan fiorisce tra il II e il VII secolo d.C. come centro di scambi e crocevia di culture. Questo anche per la sua posizione geografica, prossima all'India. La produzione scultorea in crudo, il fenomeno del gigantismo nell'iconografia buddista, l'architettura rupestre sono le caratteristiche di questa cittadina, tristemente nota per la distruzione da parte dei Talebani, nel 2001, dei colossali due Buddha, fra i più famosi esempi della scuola artistica del Gandhara.


Pianta dei piccoli appartamenti destinati agli studenti svizzeri in visita allo Students' Centre.


Pianta degli ambienti di lavoro e riunione.


Pianta della biblioteca e della sala computer.

La città è in contatto con l'ETH, non solo per il futuro Students' Centre, ma anche per la ricostruzione virtuale dei Buddha attraverso un modello tridimensionale. Premessa significativa, e non scontata, è la base laica e politicamente neutrale sulla quale si basa il progetto per il Polynational, che nasce per promuovere scambi di cultura, di conoscenza, di umanità. L'edificio funzionerà come una piattaforma attraverso la quale gli studenti afgani e quelli svizzeri potranno organizzare conferenze e seminari, e lavorare a progetti comuni in vista di una fertile e duratura relazione fra l'università di Bamiyan e l'ETH. In questo modo gli studenti potranno sviluppare in sinergia piani di ricostruzione di parte della città e studiare nuove tecniche di costruzione.

Le condizioni climatiche di Bamiyan sono tuttavia opposte a quelle di Kandahar. Le basse temperature hanno reso necessario un nuovo progetto, nel quale il processo di raffreddamento dell'aria deve essere sostituito da un sistema inverso, capace cioè di produrre calore. Una necessità che cambia in maniera sostanziale sia le tecnologie sia le scelte compositive del progetto. Il centro di ricerca verrà comunque costruito mettendo a punto le conoscenze dell'ETH, orientate principalmente verso le logiche del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale. Confermata anche per la seconda versione, ancora in itinere, l'adesione alle tecniche costruttive e ai materiali locali, compatibilmente con i rischi sismici propri della zona. Diversa la tipologia edilizia: dalla torre alla corte, più vicina alla storia urbana locale. L'obiettivo è quello di coniugare la professionalità dell'ETH con la storica tradizione edile della città afgana, in un'ottica di scambio che costituisce il messaggio del progetto di Brnic Graf Rossbauer.


Ingresso dell'ETH - Swiss Federal Institute of Technology Zurich.

Polynational ospiterà una sala conferenze, una biblioteca e una sala computer, tre ambienti di lavoro e riunione, piccoli appartamenti col bagno in comune nei quali potranno alloggiare gli studenti svizzeri in visita all'Università di Bamiyan, una terrazza sulla copertura, la stanza del custode, locali tecnici e di manutenzione. A Zurigo una mostra e un'installazione concorreranno a sensibilizzare l'opinione pubblica, la prima negli ambienti interni dell'ETH, la seconda sulla Polyterrasse, l'area esterna prospiciente l'ingresso all'istituto.

L'iniziativa è stata apprezzata da Sharif Fayez, ministro dell'Educazione afgano, il quale ha ribadito la precarietà nella quale versa, insieme al resto, il sistema della formazione in Afghanistan. "As you know, Afghanistan's higher education system has been nearly demolished by three decades of turmoil – ha affermato Sharif Fayez. We are trying very hard to revitalize and rebuild the system with very little capacity or resources. We greatly welcome and appreciate any assistance we can receive from friends across the globe."

Un progetto ma anche un viaggio, quello di Brnic Graf Rossbauer, avvertito dai tre architetti come missione umana e solidale.

Francesca Oddo
francesca.oddo@architettura.it

 
BRNIC GRAF ROSSBAUER. Students' Centre in Afghanistan

  architetti:
Ivica Brnic, arch ETH
Florian Graf, arch ETH
Wolfgang Rossbauer, arch ETH

supervisori ETH:
prof. Mario Fontana, D-Baug ETH Zürich
prof. Andreas Tönnesmann, D-Arch ETH Zürich

contatti in Afghanistan (ETH):
prof. Albert Stahel, D-Milak ETH Zürich

consulenti:
paul Bucherer, Afghanistan Institute Bubendorf
prof. Hans Rudolf Schalcher, ETH Zurich
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