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RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP. Rinnovamento ed espansione della Morgan Library a New York



LA MEMORIA CUSTODITA. "Abitare non vuol dire soltanto essere sulla terra ma anche stare sotto il cielo". Sono le parole di Martin Heidegger che attraversano la mente entrando nella nuova Morgan Library a New York, il cui progetto di rinnovamento ed espansione porta la firma di Renzo Piano con la collaborazione dello studio newyorchese Beyer Blinder Belle. Come accade passeggiando nelle strade di New York, ci si ritrova costantemente con lo sguardo per aria, verso l'alto ad ammirare forme che ridisegnano lo spazio, costantemente inebriati da un continuo gioco fra la strada ed il cielo. Attraversando, infatti, l'atrio della Morgan Library si percepisce questo costante dialogo fra "in and out" fatto di trasparenze, riflessi, corpi sospesi e ci si ritrova orgogliosi di questa bell'opera, italiana a New York.

[15may2006]

Entrata su Madison Avenue. Foto di Michel Denancé.

La nuova architettura vede qui la sua espressione più contemporanea e la sua apertura verso un segno definitamene europeo. A questo punto non ci si meraviglia del fatto che Renzo Piano è indubbiamente l'architetto più rispettato e più richiesto nella trasformazione della città. I suoi interventi invocano un segno di grandezza discreta in grado di non ferire l'orgoglio americano rispettando il carattere newyorchese avido di cultura, di trend, d'esplorazione. La sua architettura si esprime attraverso non solo la curiosità per l'arte, per la tecnologia, ma è anche arricchita da una sensibilità del luogo ancora un po' straniera in America. I suoi progetti per la Morgan ed inoltre per il Whitney Museum e per il New York Times svelano un continuo senso d'armonia nell'anomalo tessuto urbano della città.

La Morgan Library rappresenta, infatti, un'operazione delicata in cui si ammira il vecchio ritrovato attraverso l'energia del nuovo. L'antico è finalmente svelato, cautamente liberato da ciò che non gli appartiene, contaminazioni del tempo e annessioni per farsi ammirare finalmente nei suoi dettagli e nelle riorganizzazioni nei percorsi. Il progetto nasce principalmente per soddisfare sei punti essenziali: creare un'entrata più spaziosa e funzionale con relativi servizi sul fronte della Madison Avenue, riorganizzare la circolazione interna con accessibilità ai portatori di handicap, ingrandire il magazzino delle opere rare, prevedere un maggiore spazio espositivo pubblico, organizzare una nuova sala lettura equipaggiata di tecnologie contemporanee, dotare il museo di un auditorium per concerti e letture. Ciò si esprime nell'intento di collegare i tre edifici storici esistenti, il McKim Building, prima sede della Morgan Library del 1906, l'Annex building del 1928 e la dimora dei Morgan, notevole brownstone house del 1852, grazie ad una ''piazza interna'' che diviene essenzialmente il punto centrale del progetto.


Cube Pavillon. Foto di Michel Denancé.


Cube Gallery. Foto di Michel Denancé.


Pianta del primo piano.

      La ''piazza'' comunica forza ed unità. Ridistribuisce lo spazio, organizzando tre padiglioni che si affacciano rispettivamente sulla 36esima, Madison Avenue e la 37esima strada, ''filling the gap'', cucendo lo spazio fra gli edifici esistenti e divenendo meta di incontro di tutte le attività presenti nella galleria. Il primo padiglione, due piani sulla Madison Avenue, ospita l'entrata principale, fino a questo momento sulla 36esima strada liberata e distaccata dagli edifici adiacenti, interattiva con la strada e con la città stessa, così da risultare un invito naturale al museo.

All'interno, il nuovo atrio rinforza la logica spaziale grazie alla sua centralità consentendo una chiarezza immediata nei percorsi. Uno spazio dedicato ad esibizioni temporanee ed una nuova sala di lettura completano le funzioni di questo primo padiglione. Ogni funzione risulta rinnovata e stimolata, soprattutto dalla immissione di luce naturale, presente un po' ovunque nell'intervento di Piano, grazie alla copertura vetrata e all'armonia fra luce e ombre generate dal sistema dei ''louver'' montati in copertura. Il secondo padiglione, un cubo alto 6 metri, tra il Mc Kim Building e l'Annex, è dedicato alla collezione permanente, ricca dei pezzi più prestigiosi, mentre il terzo sulla 37esima strada è destinato ad amministrazione ed uffici.

 

Veduta della piazza su lato est. Foto di Michel Denancé.

Si legge così non solo il nuovo, ma i tre edifici del secolo scorso si svelano finalmente come tre entità diverse, sono lievemente distaccati dagli edifici esistenti, generando un ''luogo neutro'' e funzionale in cui vengono allocate le scale di sicurezza. Le facciate posteriori degli edifici esistenti, ricche di marmo così come erano state concepite, divengono muri protagonisti ed animano la piazza di inconsueta vitalità e carattere. Il vuoto diviene generatore di espressività progettuale e di calma meditativa attraverso la scelta di funzioni e materiali.

Le strade di Manhattan si riversano all'interno con la loro energia e le loro sorprese. Qui non solo si ammira il nuovo, il tecnologico espresso da materiali come il cristallo e l'acciaio, ma anche ciò che è rimasto a caratterizzare la New York del primo Novecento, espressione di crescita arrogante e senza limiti. I marmi, i mosaici, le cornici, si fanno ammirare finalmente anche dal pubblico. Questo gioco continuo fra quanto nascosto e svelato, fra la certezza e la scoperta si coglie nella vera e propria novità: l'espansione sottoterra, così da non compromettere l'integrità dell'esistente urbano pur aumentando di un terzo il volume esistente. Come lo stesso Piano racconta ad Alessandro Baricco in un'intervista a "La Repubblica": "per sfidare la natura gli architetti possono salire in alto, contro la forza di gravità o scendere in basso, contro la durezza della terra, e questa volta sono sceso in basso.''




Sezioni.

Scende nella roccia di Manhattan con un nuovo auditorium da 299 posti ed un ''safe vault'', una cassaforte a tre livelli per conservare la nostra memoria. Il progetto sembra infine racchiuso sotto un ''tappeto volante'', the Flying Carpet che unifica e avvolge tutte le funzioni presenti nel museo. La copertura, quinta facciata orizzontale è costituita da tre sistemi: vetro, louver fissi e louver mobili, dove la finezza tecnologica dei dettagli richiama senza dubbio la stessa attenzione prestata per le opere rare conservate nella biblioteca. È il "cielo Heideggeriano" che protegge sotto di sé la memoria e che si fa ammirare nel suo equilibrio.


Sala di lettura. Foto di Michel Denancé.


Auditorium. Foto di Michel Denancé.

A distanza di una settimana dalla sua riapertura ufficiale dopo 3 anni di chiusura, la nuova Morgan Library è decisamente accolta con molto entusiasmo. È con piacere che ho incontrato il sorriso compiaciuto di Renzo Piano ed il team progettuale del RPBW nella serata d'inaugurazione dove, benefattori d'arte, collezionisti, imprenditori ed investitori si aggiravano liberi, come bambini lasciati nel proprio playground preferito. Per anni ho osservato il team lavorare a questo progetto complesso e delicato sviluppatosi proprio dopo gli eventi dell'11 settembre. Una collaborazione professionale ed un confronto fra due culture su un territorio competitivo, challenging, dove l'efficienza e la velocità d'esecuzione americane sono conquistate dalla creatività poetica europea. Ho ammirato la loro fermezza nel portare un segno architettonico puro, e ancora riverente verso una città che inizia ad avere storia.

 

Lo studio Piano ha dimostrato nei suoi progetti in America una flessibilità professionale ed umana che lo ha portato a conquistare la fiducia di grandi committenze. Fra i progetti attualmente ''in progress'' troviamo il New York Times Headquarter, l'espansione del Los Angeles County Museum of Art, il rinnovamento ed espansione della Californian Academy of Sciences, il masterplan per l'espansione della Columbia University. Fortunatamente c'è ancora sparsa in America quella voglia di nuovo. A New York come a San Francisco, Los Angeles o Chicago, c'è ancora un interessante attivismo culturale. Qui i sogni divengono realtà, i progetti si realizzano e le opere d'arte hanno la possibilità di essere ammirate grazie all'intervento di grossi capitali e di determinazione realizzativa.

Le città non dormono e gli orologi non si fermano, è per questo che si possono vedere realizzate opere d'arte in così poco tempo, senza il pericolo di essere ormai datate alla loro inaugurazione come spesso accade altrove. In questo primo weekend di maggio i newyorchesi hanno animato di visite uno dei luoghi più interessanti al mondo, dove si racchiudono capolavori inestimabili che raccontano l'esistere. Ed oltre a sognare il passato, racchiuso e protetto abilmente, si rianimano pensando che questa città sta rinascendo senza paura e vedrà presto colmare un grosso vuoto che ancora segna downtown.

Rossana Capurso
rossanacapurso@hotmail.com
 
Renzo Piano Building Workshop. Rinnovamento ed espansione della Morgan Library a New York



luogo:
New York, USA

cliente:
The Morgan Library

progetto:
Renzo Piano Building Workshop, architects
in collaborazione con Beyer Blinder Belle LLP

design team:
G. Bianchi (partner in charge), T. Sahlmann, K. Doerr, with A. Knapp, Y. Pages, M. Reale and P. Bruzzone, M. Cook, S. Abe, M. Aloisini, L. Bouwman, J. Hart, H. Kybicova, M. Leon; Y. Kyrkos, C. Colson, O. Aubert (models)

consulenti:
Robert Silman Associates (strutture); Cosentini Associates (servizi); Ove Arup & Partners (climatizzazione e illuminazione); Front (facciate); Kahle Acoustics (acoustica); Harvey Marshall Associates (audio/video); IROS (ascensori); HM White (landscape); Stuart-Lynn Company (costi)

date:
2000-2006
> RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP

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