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GAP ARCHITETTI ASSOCIATI, LOPERFIDO. Libreria Laterza a Bari



La Libreria Laterza si trova al piano terra del Palazzo Laterza, progettato e completato da Alfredo Lambertucci nel 1962, all'angolo tra via Sparano e via Dante a Bari. Dopo varie vicende di modificazioni e riduzioni degli spazi originari, la libreria si presentava, alla vigilia della ristrutturazione, in uno stato di disordine spaziale e in uno stato di congestione degli elementi espositori e d'arredo.

La committenza ha richiesto una ristrutturazione che restituisse organicità all'insieme, (seppur nell'assenza definitiva di una parte oggi destinata ad altro esercizio commerciale) e l'invenzione di un luogo per incontri e dibattiti, per mantenere alla libreria lo storico ruolo di soggetto propulsore della vita culturale barese.

Il progetto ha interpretato tali richieste lavorando sull'idea della sospensione e della trasparenza, realizzando un sistema di scaffalature metalliche sospese; sulla luminosità degli ambienti, studiando per la parte posteriore della libreria nuovi sistemi di penetrazione della luce naturale; e sulla flessibilità d'uso degli spazi, realizzando tra l'altro un solaio mobile che scopre una saletta per dibattiti e presentazioni di libri pronta all'uso.

La libreria è stata inaugurata lo scorso 14 settembre con l'intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre i quotidiani e le televisioni hanno sottolineato l'importanza dell'evento dando ampio spazio al rinnovamento degli storici locali di via Sparano.

GAP Architetti Associati
gap@gap-architettura.it



  La libreria Laterza a Bari è un progetto che si può affrontare partendo dalle sue peculiarità: la casa editrice, il suo rapporto con la città, l'edificio di Alfredo Lambertucci in cui si inserisce. Tuttavia riesce difficile sfuggire alla tentazione di interpretarlo come una felice anomalia rispetto allo standard imposto dalla evoluzione della libreria come spazio commerciale. Il problema non è la nostalgia e nemmeno la resistenza alla omologazione, anzi al di là del panorama banale che ci offrono, prima o poi questi processi, che sono stati terreno di innovazione, lo diventeranno anche di sperimentazione. Un progetto come questo si trova dunque all'incrocio di fenomeni diversi riuscendo a costituire un'occasione di architettura poco frequente.

[26oct2006]

La vetrina su va Sparano.


Lo spazio della vetrina su via Dante.


La navata principale; controcampo verso l'entrata su via Sparano.

 

La navata principale.

Il libro che sopravvive bene come prodotto alla minaccia informatica, viene sempre più commercializzato dalle grandi catene. L'immagine di questi negozi in Italia è sobria e rassicurante (Feltrinelli, Mel). Le dimensioni sono sempre più grandi, ma ancora relativamente piccole e limitate dalla rigidità del tessuto edilizio e dalle norme. In America, per esempio, il negozio medio di Barnes & Nobles ha una superficie di 2.500 mq e ospita 100-150.000 titoli.
Su questo sfondo il progetto dello studio GAP Architetti Associati e Domenica Loperfido è un esercizio di artigianato, nonostante l'impiego quasi esclusivo di profili metallici e l'apparente neutralità del bianco; il risultato è tutto leggibile come prodotto di scelte culturali e tecniche.


Sotto il soppalco su via Dante, verso il salone posteriore.


Il soppalco accanto alla navata principale.

Cominciamo con il "contenitore", il palazzo progettato da Alfredo Lambertucci nel centro di Bari per la casa editrice. La sua immagine modulare riporta all'aspirazione degli anni Sessanta per una costruzione sofisticata e industriale, più allusa che sostanziale nel contesto di allora. La casa editrice protagonista della cultura italiana, e fino a pochi anni fa austeramente "non fiction", è vissuta dalla città come un'istituzione culturale. Il passare del tempo ha naturalmente consumato più rapidamente lo spazio di vendita dei libri che l'architettura dell'edificio. La chiave del progetto originario era nella contrapposizione tra la massa piena dell'edificio urbano a filo strada e la continuità trasparente dello spazio commerciale. Le grandi colonne arretrate (la figura che appare più datata allo sguardo di oggi), erano tagliate da una pensilina che funzionava da cornice e aveva il ruolo di mediare con la scala del contesto. È significativo che l'imposizione di ricollocare la pensilina non appaia più giustificata, né dalle scelte dei progettisti, né dalla nostra sensibilità che legge l'architettura sempre meno come frutto di relazioni dirette con l'intorno.


I tavoli sospesi nella navata principale.

Se la facciata dell'edificio risuona di echi albiniani, dell'Albini post bellico, la nuova libreria sembra attualizzare un Albini ancora precedente, quello degli anni Trenta, degli allestimenti e degli interni ordinati da sottili telai. Per un altro aspetto invece, questa insistenza sulla figura del telaio e l'adozione di un bianco "concettuale" riportano alla mente il lavoro di Costantino Dardi. Il tratto in comune, che nulla toglie alla originalità di concezione dei progettisti, è l'effetto spaziale di infittimento che si coglie nella percezione visiva, in cui la proiezione ortogonale pura non esiste.


L'ambiente soppalcato su via Dante.


Sotto il soppalco accanto alla navata principale, verso via Sparano.


La scala d'accesso al soppalco su via Dante.


Sotto il soppalco accanto alla navata principale.

Il lavoro per riorganizzare gli spazi, creare i settori, allineare i percorsi e le luci è svolto con grande ingegnosità, aggirando i vincoli della struttura e del budget. L'impronta più forte è data dalla scelta di sospendere tutto ciò che si trova nello spazio, che si stacca cioè dalle pareti del perimetro fasciate di scaffali. L'allargamento conseguente in basso si accompagna ad un addensamento in alto, riscattato e reso attraente dall'illuminazione che si riflette sul bianco. Chissà se questa soluzione sarebbe stata esaltata ancora di più da un soffitto liscio, invece che dalla esibizione delle orditure metalliche primarie e secondarie. Può darsi che la spazialità (e la spaziosità) ne avrebbero tratto vantaggio, ma anche che la libreria avrebbe forse finito per somigliare di più a tutti quei negozi che hanno adottato l'estetica liscia dello showroom.

In un ambiente urbano quasi tutto devoluto al franchising, questo progetto costituisce già un ponte con la storia: la casa editrice che si sposta da Bari a Roma nel dopoguerra, il giovane architetto romano che conferisce un'immagine nordica al palazzo della casa editrice, e infine altri giovani architetti romani che tornano a Bari per creare nella libreria uno spazio architettonico originale, non nostalgico, dialogante con l'attualità ma non appiattito su di essa.

Francesco Garofalo

Pianta piano terra.


Pianta soppalchi.

GAP ARCHITETTI ASSOCIATI, LOPERFIDO. Libreria Laterza a Bari


La vetrina su via Dante.

Opere di ristrutturazione della Libreria Laterza, in via Sparano a Bari.

progetto:
GAP Architetti Associati
(Federico Bilò, Alessandro Ciarpella, Francesco Orofino)
e Domenica Rosa Loperfido Balestrazzi

con:
Claudia Del Colle, Mirko Giardino

progetto strutturale:
Valerio Savio

solaio mobile:
Alberto Musmeci, Marco Musmeci, Massimo Mercuri

impianto elettrico e climatizzazione:
Giuseppe Quattromini

grafica:
Luigi Fabii

costruzione:
Tecno Service - Soc. Coop. di Prod. Lav. e Serv. – Acquaviva delle Fonti (BA)

realizzazione grafica:
Fidanzia Sistemi Srl
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