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Architetture

SVERRE FEHN. Centro Ivar Aasen



"L'architetto è colui che disegna un sentiero scrivendo sulla superficie del mondo"
Sverre Fehn



Nella cittadina di Ørstad, nel cuore della Norvegia, si trova il Centro Ivar Aasen, dedicato a uno dei più noti intellettuali norvegesi. L'edificio, insieme all'ampliamento del Museo Arcivescovile di Hamar e al quasi terminato Museo dell'Architettura di Oslo, è l'ultimo museo costruito da Sverre Fehn.

[22jan2007]
Sverre Fehn, con i suoi ottantadue anni, è uno degli ultimi componenti viventi della corrente architettonica sviluppatasi in parallelo a tutti i movimenti che hanno caratterizzato l'architettura del secolo scorso, che ha preso vita dopo il noto ultimo incontro dei CIAM di Otterlo del 1959 e che sfociò nel Team X. Non fu mai parte ufficiale del gruppo, ma rimase in costante contatto con alcuni dei suoi componenti: come l'italiano De Carlo (che lo coinvolse in varie edizioni del suo Laboratorio Internazionale ILA&UD), i britannici Smithson, l'olandese Van Eyck e il danese Utzon. Al di là di ogni ideologia o classificazione artistica, questi contatti permisero ai vari professionisti coinvolti di tracciare un'identità etica comune, lontana dalle mode e dagli "ismi" che imperversavano ed imperversano all'interno della cultura architettonica internazionale.


Schizzi di studio.

Sverre Fehn è un architetto che non ha mai cambiato direzione. Ha perseguito una personale e appartata ricerca, lontano dal clamore dello star system tipico ormai della disciplina. La maggior parte dei suoi edifici si trova nella campagna norvegese, in un contesto isolato, lontano dai grandi centri metropolitani, il più delle volte a diretto contatto con la natura. Questo tipo di collocazione non ha certo contribuito a valorizzare e a diffondere la sua opera. Ma forse in questo momento riscoprirla e ristudiarla potrebbe fornire risposte e stimoli preziosi per affrontare le condizioni difficili e confuse presenti all'interno del caotico panorama architettonico.

Ivar Aasen (1813-1896) fu una figura di intellettuale multiforme: scrittore, poeta, linguista, botanico, etnologo; viaggiò per tutta la Norvegia collezionando parole ed espressioni dai dialetti viventi, per costruire la nuova lingua Norvegese, di cui è riconosciuto il fondatore. Il lungo dominio danese, durato dal 1397 al 1814, ha fatto si che la Norvegia, ancor oggi, non abbia una lingua nazionale. Nel 1850, dopo una lunga ricerca etnografica, Aasen pubblicò il primo dizionario del "nuovo Norvegese", come prima fase della rivendicazione dell'autonomia culturale. Il contributo è stato notevole anche al livello politico-ideologico e ha aiutato a definire l'identità nazionale Norvegese. Oggi, soltanto 20% della popolazione, collocata soprattutto in zone rurali, parla la Norwegian Nynorsk (nuova Norvegese) e nonostante questa lingua sia meno diffusa del Dano-Norvegese, è diventata la lingua ufficiale della zona ovest della Norvegia ed è utilizzata nelle scuole, nelle chiese e nella pubblica amministrazione in tutto il territorio nazionale.


Vista del museo dalla strada.

Il museo sorge all'interno della proprietà dove lo studioso norvegese è nato e cresciuto. Al suo interno sono stati raccolti e vengono studiati i documenti relativi alla vita dell'intellettuale e i materiali relativi alla sua notevole attività, nonché quanto Aasen ha pubblicato nella lingua di cui ha definito le regole. Il confine superiore della proprietà è delimitato da un bosco. Il museo è collocato su un ripido versante che sovrasta una valle modellata, nel corso dei secoli, dai ghiacci e dal clima rigido.


Schizzo di Fehn per la volta in calcestruzzo.


Hamar, Museo Arcivescovile.


Fjærland, Museo dei Ghiacciai.


Alvdal, Museo Aukrust.

Il tema del museo è ricorrente nella produzione di Fehn, a partire da quando, giovanissimo, era il 1949, partecipò ad un concorso per un museo a Lillehammer, passando per lo "scarpiano" e notissimo museo Arcivescovile di Hamar (di cui ha curato recentemente l'ampliamento) per il suggestivo Museo dei Ghiacciai a Fjærland (1991) per arrivare infine al bellissimo Museo Aukrust a Alvdal ultimato 1996, solo per citare i più noti.

  Per Ørstad, Fehn scava la montagna e trova posto a una semivolta in calcestruzzo, che si oppone alla pressione del terreno quasi proteggendo, in questo modo, l'ingresso del museo dall'asprezza del clima nordico. Le sale trovano posto in un corpo allungato lungo l'asse dello scavo, collegato con la volta. In un saggio del 2000 Francesco Dal Co affermava che "Fehn definisce la corrispondenza tra i suoi edifici e la loro collocazione nella natura come confronto: un confronto da non intendere come violenza o negazione, ma come opposizione significativa in cui costruzione e natura si uniscono dialetticamente in una totalità che è qualcosa di più della somma delle parti". (1)


La volta in calcestruzzo che protegge l'ingresso.


Il volume dell'auditorium.


La porta d'ingresso.


Uno degli accessi secondari.


Vista dei volumi del museo con sullo sfondo la valle.


Vista dell'edificio dal teatro all'aperto.

Il museo quasi si mimetizza, si inserisce in modo discreto nell'ambiente, non cerca inutili risonanze, si "confronta" con il luogo esaltandone caratteristiche rimaste nascoste, che vengono valorizzate dall'inserimento dell'edificio, dalla sua composizione e dalla scelta dei materiali. Si noti come Fehn utilizza un numero ristretto di materiali, esibendone con schiettezza le peculiarità.


Planimetria generale.

L'edificio si compone poeticamente con l'utilizzo esclusivo di calcestruzzo, vetro, legno e luce naturale. Da segnalare il sistema con il quale è stato trattato il calcestruzzo: le pareti sono state realizzate impiegando casseforme composte da tavole di legno non piallate, lasciando impresse, quindi, nel calcestruzzo gettato, le tracce delle fibre di legno che fanno dialogare l'edificio con la natura.


Interno dell'auditorium.


Lo spazio voltato del bar.

La strategia distributiva di Fehn per la progettazione di questo museo è simile a quella utilizzata per altri musei: la semivolta contiene l'ingresso e i servizi per il pubblico, mentre una spina, priva di interruzioni, distribuisce i visitatori per i vari spazi espositivi, che sono aperti sull'asse. Gli ambienti sono suddivisi con l'ausilio di setti in calcestruzzo inclinati che permettono di creare spazi con inedite visuali sul paesaggio circostante. Il percorso lungo la spina è ritmato da robusti pilastri dall'effetto plastico. Le zone affacciate sulla vallata sono riservate alla ricerca e alla vita di Ivar Aasen; le pareti, interamente vetrate, consentono al paesaggio di penetrare all'interno dell'edificio, alimentando quel "confronto" tra natura e costruzione, così caratteristico del lavoro di Fehn, e creano all'interno dell'edificio un'atmosfera calda e piacevole; i muri inclinati vengono utilizzati come supporti per documenti o riproduzioni.


La luce zenitale che penetra all'interno dell'auditorium dalla parete di fondo.


Uno degli accessi all'auditorium.

L'edificio contenente l'auditorium è un volume in calcestruzzo che si stacca dalla linearità della composizione. Si protrae verso la valle diventando avamposto dell'intera struttura. Fehn, come Carlo Scarpa, progetta ogni dettaglio degli apparati espositivi e inventa soluzioni capaci di offrire ed esaltare al meglio la produzione di Aasen custodita nel museo. In un'intervista rilasciata nel 1992, Fehn affermava che "l'architettura è fondamentalmente filosofia. L'uomo si muove in essa da uno spazio all'altro, da un punto filosofico all'altro. Contemporaneamente l'architettura stessa cambia con lo spostamento della prospettiva: c'è un modo nuovo e diverso di fare esperienza della terra, del cielo e della vita. Con un approccio di questo tipo è possibile assumere un atteggiamento simile nei confronti del passato, che allora ci appare come una struttura dotata di vita, sempre nuova e differente ogni volta che la si guarda da un punto di vista filosofico diverso. Il significato dell'attività creativa sta proprio nel trovare il passato e coglierne i diversi aspetti e le diverse sfumature". (2)

Laura Masiero
lauramasiero@madarchitettura.com

La volta in costruzione.

NOTE:

1. Francesco Dal Co, "Casabella", 684/685.
2. Tratto da "Dance Round Dead Things", in Sverre Fehn. The Poetry of the Straight Line, Five Masters of the North, Museum of Finnish Architecture, Helsinki, 1992.
SVERRE FEHN. Centro Ivar Aasen

localizzazione:
Ivaar Aasen Center, Ørstad, Sundmore, Norvegia

committente:
Statsbygg (Direzione delle Costruzioni e delle Proprietà Pubbliche)

progettista:
Sverre Fehn

collaboratori:
Henrik Hille, Ervin Stradskogen

consulente per le strutture: Terje Orlien
impresa costruttrice: AS Veidekke
materiali: calcestruzzo con pigmento bianco, legno e vetro, legno trattato dall'esterno

dati dimensionali:
superficie totale: 1.760 mq
superficie del museo: 1.080 mq
superficie degli uffici: 680 mq

cronologia
progetto: 1996
inaugurazione dell'opera: giugno 2000
Le fotografie pubblicate in questa pagina sono di Laura Masiero (settembre 2003). Le illustrazioni del progetto, la planimetria e gli schizzi di Sverre Fehn, sono state tratte dalla rivista norvegese "Byggekunst. The Norvegian Review of Architecture", 1, 2001.

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