| La 
          Sauna di Dan Hisel a Cadyville, NY Pietro Valle | ||||
| Dissoluzione 
          dei confini tra corpo, architettura e ambiente. La piccola sauna costruita 
          da Dan Hisel a Cadyville, nello stato di New York, è un edificio sperimentale 
          che esplora i limiti della percezione e smonta le gerarchie con cui 
          giudichiamo solitamente l'architettura. Il giovane architetto statunitense 
          che lavora a Boston struttura un gioco di reciproci nascondimenti tra 
          foresta, involucro, interno e occupanti con una struttura apparentemente 
          semplice. Pietro Valle visita l'edificio e analizza le premesse teoriche 
          sviluppate da Hisel. Stai attento: a giocare al fantasma, lo diventi. Roger Caillois | ||||
| [in english] | Localizzata in una foresta presso la gola del fiume Saranac nello 
          stato di New York, la sauna progettata da Dan Hisel è una piccola struttura 
          stereometrica che si appoggia ad un terrazzo naturale di roccia incorporandolo 
          al suo interno. L'esterno del parallelepipedo è completamente rivestito 
          di lastre specchianti ed il sentiero che conduce all'ingresso è angolato 
          in modo che non vi sia riflessione di chi si avvicina. L'edificio si 
          mimetizza tra gli alberi e il visitatore lo scopre scontrandosi con 
          il proprio doppio all'ultimo momento con un forte effetto di spaesamento. 
          L'immagine aggredisce, il terreno su cui si cammina diviene incerto 
          e il declivio lungo la gola del fiume sembra scivolare verso il basso. 
          Superato il primo choc, si scopre un volume totalmente impenetrabile 
          salvo che per una finestra/occhio che taglia diagonalmente un angolo 
          e, a causa delle superfici riflettenti, sembra fluttuare a mezz'aria. 
          Essa offre l'unica connessione tra l'involucro e il morbido interno 
          rivestito di assi di legno. La temperatura della sauna smaterializza 
          le tattili superfici delle pareti e delle panche in un'atmosfera vaporosa 
          che sembra essere originata dal sudore degli occupanti. | [29dec2002] | ||
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 |  Come l'involucro svanisce nella foresta, così il corpo si annulla nel denso ricettacolo interno: i due ambienti sono collegati e non casualmente. Entrambi dissolvono i confini tra uomo, architettura e ambiente proiettandoli in una condizione di totale indeterminatezza. Con mezzi molto semplici, questa piccola struttura riesce a scardinare la distinzione tra figura (il nostro corpo, tradizionalmente unità di misura dell'architettura) e spazio. La fisicità dell'atmosfera interna, dove la visione scompare e il tatto prevale, non definisce un confine netto tra noi e l'ambiente. Il corpo di matrice fenomenologica giunge a una radicale incertezza e, invece di definire la misura del mondo (come nella Fenomenologia della Percezione di Merleau-Ponty), scompare in esso. In modo corrispondente, l'uso dello specchio all'esterno, oltre ad evitare qualsiasi riferimento alla figura umana (ad essa è proibito il rispecchiamento fino all'ultimo momento), annienta la presenza dell'architettura nell'ambiente e quindi la tradizionale relazione tra figura e sfondo. | |||
|   |  L'edificio è privato di un'individualità, di una presenza materiale, di una forma conclusa e di un linguaggio architettonico proprio. Rifiuta un'immagine distinta ma non assume nemmeno quella del suo intorno (come nei grattacieli riflettenti in città) perché è completamente indistinto dall'insieme di alberi, rocce e foglie che si moltiplicano sulle sue superfici. Questa condizione mimetica è interessante: lo specchio non è più doppio (come nella psicanalisi di Lacan), non proiezione (come nella tradizione prospettica), non de-localizzazione (come nelle eterotopie di Foucault) ma solo autoannientamento. La figura diventa lo spazio ma esso la inghiotte, è un buco nero dove implode qualsiasi rappresentazione o referenzialità. |   | ||
| NOTE: (1). Roger Caillois, "Mimicry and Legendary Psychastenia", tradotto in inglese in October 31, 1984, pp. 59-74. Il testo di Dan Hisel presente nel suddetto sito è "Dysappearances: An Essay on Camouflage, Darkness and Architecture", 2001. | Scrivendo della sauna sul suo sito, 
          Hisel cita uno straordinario testo di Roger Caillois pubblicato sulla 
          rivista surrealista Minotaure nel 1938, "Mimicry and Legendary 
          Psychastenia".(1) In esso, lo scrittore/filosofo francese analizza il 
          comportamento degli insetti che si mimetizzano collegandolo alle forme 
          di schizofrenia dove i pazienti perdono il senso della propria identità 
          nell'ambiente. Riferendosi a questi ultimi Caillois scrive: "...alla 
          domanda: dove ti trovi? essi rispondono invariabilmente: So 
          dove sono ma non mi sento nel punto dove mi trovo. Per queste anime 
          spodestate, lo spazio sembra essere diventato una forza che divora. 
          Lo spazio li insegue, li accerchia, li fagocita. Finisce per sostituirsi 
          a loro. Allora il corpo si separa dal pensiero, l'individuo oltrepassa 
          il confine della propria pelle e occupa l'altro lato dei sensi. Egli 
          tenta di guardarsi da qualsiasi punto dello spazio. Sente che sta diventando 
          lo spazio stesso, uno spazio oscuro dove le cose non possono essere 
          collocate. Egli è simile ma non simile a qualcosa, 
          solo simile e basta. E inventa spazi da cui è convulsivamente posseduto. 
          Tutte queste espressioni gettano luce su un unico processo: la depersonalizzazione 
          ottenuta dall'assimilazione allo spazio... Il senso della propria 
          personalità, inteso come la percezione della distinzione dell'organismo 
          dall'intorno, della connessione tra coscienza e un punto nello spazio, 
          non può che essere gravemente compromesso". La situazione patologica 
          descritta da Caillois è reiterata dalla sauna di Cadyville, edificio 
          senza corpo e senza una relazione chiara con abitanti e luogo. |    | ||
|  |  Sperimentazioni di straniamento spaziale come quello tentato da Hisel non sono un gratuito esercizio di deterritorializzazione ma si riallacciano a diverse pratiche volte all'annullamento e alla dilatazione dei confini tra superfici, forme, materia e luogo presenti nell'arte contemporanea e nell'architettura. Dai Displacements di Robert Smithson ai Two-Way Mirror Pavilions di Dan Graham, dai Light Environments di James Turrell fino al Blur Building di Diller+Scofidio, vi è una ricerca che non lega l'impermanenza dell'architettura contemporanea solo ai linguaggi formali ma esplora le molteplici relazioni tra spazi (apparentemente semplici), materiali e corpo portandole alla graduale dissoluzione. In ciò parlano della mancanza di punti fissi della cultura postmoderna ma anche aprono la possibilità di relazioni altre, forse più critiche, forse non solo legate a gerarchie formali ereditate dal passato. Anche la sauna di Hisel, mentre conforta il nostro corpo immergendolo nella natura, contribuisce allo smontaggio della capanna primitiva che si credeva elemento fondatore della relazione tra uomo e ambiente. L'archetipo è scomparso: rimane una riflessione critica, ancora da attuare, su quali siano le relazioni che l'architettura, volta per volta, deve instaurare con un mondo instabile. Pietro Valle pietrovalle@hotmail.com | |||
|  | La sauna a Cadyville, NY - USA è stata progettata da Dan Hisel, costruita da Hisel stesso con l'aiuto di Tom Gerner. Le fotografie sono di Don Dimster e Jennifer Roberts, courtesy of Dan Hisel. | |||
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