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MOVE





Ben van Berkel
"MOVE" (Three Volumes)
Nederland, 1999
UN Studio/Goose Press
800pp, $50.95

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Capita talvolta -anzi spesso- che le monografie dedicate al lavoro di un architetto ancora attivo siano celebrazioni assai poco critiche della produzione architettonica, e che non vadano oltre una accurata e documentata catalogazione delle opere. Non è sicuramente il caso di MOVE che, pur presentando la produzione di UN Studio dai primi anni '90 ad oggi, è un vero e proprio saggio sulla figura dell'architetto nella realtà contemporanea. All'aspetto critico e di riflessione sul fare architettura oggi è infatti dedicato sicuramente peso maggiore rispetto alla presentazione -peraltro elegantissima- delle architetture. Al centro della produzione del periodo ci sono, secondo gli autori, tre "topics" (immmaginazione, tecniche, effetti) -considerati come invarianti dell'architettura- e la loro trasformazione nell'architettura contemporanea. I tre "topics", ad ognuno dei quali è dedicato un intero volume, vengono utilizzati anche come base della struttura narrativa del libro:

1.IMAGINAZIONE (Liquid Politic). Viene esaminato il ruolo dell'architetto all'interno delle mutazioni contemporanee. Vengono presentati i progetti di grandi interventi pubblici in cui infrastrutture, programmazione e mobilità vengono affrontati parallelamente superando le dicotomie del Town Planning tradizionale. Il sottotitolo "Liquid Politic" rimanda alla dimensione politica di questo tipo di interventi che sempre più richiedono processi dinamici, interattivi e di alta specializzazione da parte del progettista. I progetti presentati nel volume hanno tutti un forte impatto sul tessuto circostante: ponti -fra cui l'Erasmus Bridge di Rotterdam (1990/96), gallerie, musei- National Museum Twente a Enshede (1992/96), progetti di "sviluppo urbano" come quello per la città di Nieuwegein (1997/98).

2.TECNICHE (Network Spin). Nel secondo volume viene analizzato l'impatto delle nuove tecnologie sulla progettazione, la comunicazione e la realizzazione dell'architettura. Rilevato il ritardo dell'architettura rispetto ad altre arti (musica, cinema, ecc..) nell'assimilare i nuovi media e trasformarsi di conseguenza, gli autori sottolineano i tre punti di maggiore interesse e potenzialità delle nuove tecnologie applicate al fare architettura: l'espansione dell'immaginazione spaziale, la fine della progettazione gerarchica, e l'introduzione di nuove discipline (animazione, montaggio, ecc..) nel processo progettuale. Fra i progetti presentati i questo secondo volume troviamo la interessantissima Moebius House (1993/98), ed il Padiglione per la Triennale di Milano del 1996.

3.EFFETTI (Radiant Synthetic). L'impatto emotivo di un'architettura è composto dall'esperienza sensoriale del mondo esterno, dalle esperienze interiori di chi la vive e dalle emozioni che riesce a generare. Alla luce delle nuove tecnologie, dei nuovi materiali e della globalizzazione culturale cosa deve essere oggi -si chiedono Ben van Berkel e Caroline Bos- un'architettura per essere una buona architettura? Una scultura astratta e silenziosa in grado di vivere -come oggetto- con o senza persone all'interno. Un desiderio di purezza che, rifuggendo dal minimalismo, sia un punto di partenza (zero effect) per l'organizzazione delle informazioni contenute nell'architettura e nel suo uso. Ed allora "i migliori effetti che l'architettura può produrre nel mondo contemporaneo sono quelli che si riproducono, che si muovono, che anticipano, che sorprendono, climatici, cinematici, legati al tempo, non lineari…". Forse non a caso questo ultimo volume contiene esclusivamente progetti -e non realizzazioni- fra i quali il progetto di concorso per la Facoltà di architettura di Venezia (1994).

Filippo Fici
filippo@dada.it
[16jun2000]
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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