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Green Architecture





James Wines
"Green Architecture"
TASCHEN America
USA 2000
240pp, $19.99

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Che cosa è il libro. Il libro affronta il dibattito sull'architettura "verde" dal punto di vista concettuale, estetico e filosofico, è questo il filo rosso che unisce tutti gli architetti e le architetture pubblicate, sebbene pochi siano coloro "le cui idee abbracciano tutto lo spettro delle componenti ecologiche, urbanistiche, filosofiche, poetiche e estetiche che questo libro ha sostenuto fin dall'inizio".

La grande mancanza che il libro denuncia è proprio l'assenza negli architetti di un legame filosofico e concettuale in relazione alla rivoluzione ecologica. La vera coscienza ecologica deve fondarsi su una "religiosità" geocentrica, alimentata dal rispetto della natura, dove ogni tecnologia compatibile deve declinarsi per proporre un nuovo linguaggio, eco-compatibile, e deve tendere ad una architettura intesa come arte.

"Il pericolo di oggi è l'eccessiva fiducia su quelle illusorie visioni della salvezza tecnologica, di fronte alla vastità di un problema più complessa sofferenza psicologica causata dalla alienazione dalla natura e dalla mancanza di una filosofia geocentrica. Raramente i rimedi curativi della tecnologia ambientale si fanno portavoce della dimensione metafisica, fenomenologica o simbolica che dia forma all'inconscio collettivo. Nel nostro mondo high-tech la sensibilità ambientale si fonda soprattutto sul rimedio, non sulla cosmologia - sul salvataggio, non sulla filosofia. I rimedi non rappresentano né una significativo cambiamento sulle priorità nella cultura dei consumi né nuove rivelazioni sul nostro modo di relazionarci alla terra. Quando vengono valutate azioni ecologicamente propizie nelle società occidentali siamo costretti a considerarle principalmente come difensive, curative e di ripiego".

Per Wines l'idea di sostenibilità senza l'arte è destinata a fallire. Nessuno accetterà mai di farsi progettare e realizzare un edificio ecologicamente perfetto, ma brutto. Allora bisogna convertire i nobili obiettivi dell'architettura verde, come la tecnologia ambientale, la conservazione dell'energia, la sostenibilità, [...] in un'architettura intesa come arte.

Le Corbusier parlando della società industriale inneggiava alla nuove possibilità offerte dalla nuova epoca all'architettura, possiamo allora immaginare le potenzialità incredibili insite nelle risposte alle idee trovate dalla natura ora che "la terra è la nuova macchina e la più grande fonte di idee per una architettura rivoluzionaria".

Informatica ed ecologia saranno la fonte di ispirazione per una nuova iconografia architettonica e rinnoveranno un linguaggio che anche nelle sue sperimentazioni più spinte, come il decostruttivismo, è ancora legata all'era della macchina.

Che cosa non è il libro. Non è un prontuario di tecnologie e tecniche costruttive avanzate per il controllo delle condizioni di comfort ambientale, per il mantenimento dell'efficienza energetica, per la riciclabilità, per l'uso di materiali a basso accumulo di energia, […] tutte questioni ampiamente trattate dalla pubblicistica di settore sempre più in espansione.

La parola chiave del libro. La chiave interpretativa del libro è connectedness, e definisce una eco-religione. "Probabilmente non è esagerato prevedere che la salvezza dell'umanità è riposta nell'individuazione dell'equivalente di una eco-religione che guida la responsabilità ambientale e offre la salvezza per mezzo di una filosofia della "connectedness". Questa fusione totale di mente e natura è all'origine di ogni vera esperienza orientata verso la terra". Per questa religione/filosofia la natura non è una risorsa da sfruttare, ma un'estensione del proprio io che è natura.

La struttura del libro. Il primo capitolo fa un breve excursus sull'evoluzione del concetto di architettura verde nell'arco del XX. Il secondo fa un'indagine storica che copre praticamente tutta la storia dell'umanità per individuare nel passato quegli atteggiamenti eco-compatibili, che potrebbero fornire dei modelli ancora oggi attuali.

Gli altri capitoli del libro fino alle conclusioni sono volti alla definizione del panorama dell'architettura verde oggi. Eccoli:
- Integrazione di architettura e paesaggio, fusione degli edifici con il contesto e uso di elementi della terra e della vegetazione in modo tale che sembrino essere parte delle materie prime della costruzione. Gli architetti: Emilio Ambasz, Peter Noever, Gustav Peichl.
- "Originata dalla natura". Forme organiche e simbolismo cosmico. Gli architetti: Jersey Devil, Ushida-Findlay, Arthur Quarmby, Peter Vetsch, Charles Jencks.
- Architettura nel suo contesto culturale. Gli architetti: David Lea, Gianni Pettena, Hans Hollein, SITE, David Arkin, Fay Jones e Maurice Jennings, Antoine Predock, Renzo Piano.
- Traduzione della tecnologia in arte. Gli architetti: Thomas Herzog, Jourda e Perraudin Lyon, Jean Nouvel.
- Ricerca nella progettazione verde e innovazioni tecnologiche che garantiscono i fondamenti di una architettura sostenibile e ecologicamente responsabile. Gli architetti: LOG ID/Dieter Schempp, CMPBS, Sens Espace, Stern.
- Definire un'intesa con il cliente comune, per incoraggiare l'accettazione dell'architettura verde e la fusione dell'edificio con il contesto. Gli architetti: Olson/Sunberg, Jones Studio, Kimberly Acket e Robert Dawson-Browne, Obie Bowman, James Cutler, ED Architectes/Alain Peskine.
- Gli aspetti sociali dell'architettura verde - Urbanistica: quelle posizioni ambientali, che pur non propriamente ecologiche, hanno delle ricadute sull'architettura in termini di pensiero concettuale. Gli architetti: Try West, Stanlay Saitowitz, Matteo Vercelloni.
- Visioni profetiche per il futuro. Gli architetti: Jeffrey Miles, Donna Godman, Nigel Coates, Fracoise Roche, Elemer Zalotay, Michael Sorkin.

Gli architetti inclusi in questa panoramica sono stati scelti perché hanno soddisfatto "le principali sfide dell'architettura ambientale, che sono: l'integrazione degli edifici con il contesto, la conversione della tecnologia ambientale in termini estetici e lo sviluppo di un convincente contesto teorico per le loro idee". Ogni capitolo individua delle aree tematiche di progettazione. È questo un aspetto interessante del libro perché Wines oltre a definire una chiave interpretativa delle architetture considerate, fornisce uno strumento operativo per tutti gli architetti che volessero cimentarsi nel progetto, offrendo spunti di interesse.

Considerazioni critiche. Le architetture si rivolgono prevalentemente al vernacolare e a forme di contestualismo datate non proprio precorritrici di un nuovo vocabolario e sembrano auspici di un'architettura dell'anonimia e del fai da te. Pochi sono gli esempi di architetture urbane o di grosse dimensioni, la maggior parte sono residenze, per lo più monofamiliari, costruite in ambienti naturalistici da favola, dove forse è più facile stabilire un dialogo con la natura, ma pochi, ribadisco, sono gli esempi che si confrontano con la città, questione ineludibile. In questo senso mi sembra quanto mai emblematica l'assenza di un architetto come Ken Yeang, architetto verde senza dubbio, che si è confrontato con gli ambienti antropizzati e con una particolare tipologia di difficile declinazione come quella del grattacielo eco-compatibile.

Ma questi limiti e alcune "goffaggini" fra le architetture pubblicate vengono così giustificate dall'autore: "Un nuovo movimento in arte, letteratura, filosofia o scienza, mentre viene sperimentato il linguaggio della scoperta, inevitabilmente si esprime con gesti di imbarazzo e cade in scoraggianti punti morti. È semplicemente il percorso naturale della creatività e della sperimentazione. Alla fine, da questo processo invariabilmente si genera arte che è molto più vitale di qualsiasi cosa prodotta continuando a lavorare in territori a lungo battuti".

Perché leggere il libro. L'aspetto più interessante del libro, quello su cui bisogna investire, è che James Wines propone un obiettivo, meglio un ideale: lavorare per un'architettura che salvaguardi il mondo dalla distruzione e l'umanità dalla estinzione e che si faccia promotrice di un rinnovamento estetico manifesto di questi ideali. La forza del movimento moderno era consistita nel saldare i legami fra architettura, tecnica, nuova estetica, etica, socialità, economia e nell'insistere sulla urgenza di questi rivolgimenti e nel proporre visioni del mondo convincenti.

Finalmente oggi un nuovo movimento (anche se è difficile per ora parlare di movimento) che rinsalda il legame fra etica e architettura unite per proporre visioni del mondo migliori. Finalmente l'architettura e l'architetto hanno un telos, uno scopo, e una missione da perseguire per la quale vale la pena di combattere dopo anni di interessanti, ma spesso senza scopo, formalismi.

Matteo Zambelli
zambelli@idau.unian.it
[31oct2000]
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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