|
||||
![]() |
||||
home | ||||
Josep M. Sostres (1915-1984) |
||||
![]() Michele Bonino "Josep M. Sostres (1915-1984)" Celid Italia 2000 124pp 14,46 |
||||
L'esame delle sue opere mi ha profondamente colpito. Vorrei addiritura publicare un "ritratto" completo della sua attività. Insomma, vorrei veramente presentare all'Italia un'ampia documentazione della sua personalità di artista. Bruno Zevi, 1958. Da una lettera indirizzata a J.M. Sostres Il proposito di Bruno Zevi, espresso nella lettera personale da cui si ricava la citazione sopra riportata, non sarebbe mai giunto a compimento. Nonostante l'intensa relazione che Zevi e Sostres mantennero soprattutto negli anni '50, la diffusione della sua opera in Italia avviene solo ora ( ), attraverso l'esposizione e la pubblicazione che il lettore ha tra le mani. ( ) Castigato dalla guerra, in un ambiente meschino ma abbastanza autoritario da limitare iniziative di ampia portata, il dibattito si centra sulla necessità di superare un neotradizionalismo noucentista e al contempo i postulati di un'avanguardia difficili da accettare dopo la catastrofe che aveva devastato l'Europa. ![]() Questo dilemma è, in un certo senso, paralizzante. Sostres, come molti altri intellettuali della sua epoca, rappresenta la perplessità come permanente situazione animica: una necessità di fare, senza sapere con esattezza che fare. La frustrazione e il fascino del suo lavoro consistono nell'avere materializzato nelle sue opere, nel suo insegnamento e nei suoi scritti questa perplessità. In contatto con gli architetti ed i critici più importanti d'Europa, informato meglio di qualunque altro su quanto stava accadendo nel mondo, il suo contributo consiste soprattutto nel difficile sforzo di orientarsi nella diversità di tentativi ed interpretazioni. ( ) Mi scuso se parlo da un angolo più personale quando mi riferisco al professore di "Storia dell'Arte e dell'Architettura" capace di affascinare noi che eravamo, all'alba degli anni sessanta, gli studenti di una Scuola di Architettura di Barcellona in rapido processo di massificazione e di definitiva liquidazione delle eredità culturali più conservatrici. Per tutta una generazione di architetti Josep Mª Sostres fu il professore più stimolante, distante ma affettuoso, le cui lezioni erano, nel sopore dei lunghi giorni accademici, un avvenimento permanente. ( ) Sostres sviluppava una visione assolutamente cosmopolita e universale. Al confronto con la tradizione della storiografia spagnolista o catalanista, la sua era una visione di un cittadino del mondo che si avvicinava con la stessa passione al barocco boemo o all'architettura di Richardson. ![]() Ma la sua perplessità lo condusse all'isolamento anche nell'ambito della Scuola di Architettura. Disponibile per i suoi allievi, rispettoso ed estremamente delicato, l'aura che lo accompagnava non sempre era compatibile con un insegnamento che si induriva e si politicizzava man mano che l'ordine istituzionale del franchismo cominciava a mostrare le sue crepe. Ma questa sua stranezza costituiva, in realtà, il suo più grande fascino. Per una generazione di studenti che mettevano alla sbarra il sistema stabilito tanto dell'università che della professione di architetto, Sostres rappresentava il più raffinato rifiuto, il più lucido distanziamento espresso attraverso la sua scelta personale di distacco e interiorizzazione. ( ) Per i lettori italiani questa è una storia che può risultare difficile da capire. L'anormalità della cultura spagnola è stata eccessivamente semplificata dal cliché della dittatura franchista intesa come un tutto omogeneo e come una completa negazione di qualsiasi tipo di rigore e indipendenza intellettuale. Questa idea non è chiara e non fa giustizia a molti dei personaggi dei lunghi quarant'anni di autoritarismo; nemmeno aiuta a capire quello che sarebbe stata, più tardi, la esplosione di creatività dei primi anni della democrazia, a partire dal 1975. In quei momenti Sostres non era presente se non come un'ombra di se stesso, protetto da noi pochi discepoli, che gli offrimmo, in diversi modi, un certo supporto negli ultimi anni della sua vita. La cultura architettonica europea non aveva avuto quasi nessuna notizia né del suo talento di architetto, né dell'intelligenza dei suoi scritti sparsi di storiografia e critica, né delle sue qualità di professore. Ora, con il lavoro che Michele Bonino rende pubblico, si apre una porta ad un nuovo modo di vedere la cultura architettonica catalana ed europea, con sfumature differenti rispetto a quelle della storia ufficialmente stabilita. Sostres, forse come Carlo Mollino, Emile Aillaud, Aldo van Eyck e una lista che potrebbe abbastanza allungarsi, è un personaggio che ancora non trova un collocamento nel racconto di quella che abbiamo chiamato architettura moderna. E' l'aspetto più interessante di questa storia, ed è ciò che le conferisce, oggi, una nuova capacità di stimolo e di sorpresa. Ignasi de Solà-Morales (dall'introduzione al volume) |
[15jan2001] | |||
>
BOOKS REVIEW > EVENTI |
Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
|