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"Quadrante",
n. 35/36 |
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![]() "Quadrante" n. 35/36 ottobre 1936 56 pagine, 100 illustrazioni, 8 tavole rotocalco, 2 quadricomie, 12 tavole polemiche fuori testo Centro Studi Giuseppe Terragni Piazzolo Terragni, 1 22100 Como tel: +39 031 260704 fax: +39 031 241224 |
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Nel
porsi paradossalmente come manifesto dell'architettura razionale, il
fascicolo 35/36 di "Quadrante" sanciva la definitiva chiusura
della testata, privando il panorama italiano di una rivista aperta e
dinamica, attenta ai campi tematici più vicini alla progettazione, unica
vera alternativa alle più affermate e specializzate "Casabella"
(di Pagano e Persico) e "Architettura" (diretta da Piacentini).
Per vari e altri motivi la colta e raffinata operazione di ristampa
dell'ultimo fascicolo di "Quadrante" ad opera del "Centro
Studi Giuseppe Terragni", appare evidentemente non solo
significativa, ma al tempo stesso esemplificativa del tipo di rapporto tra
informazione, immagine, prodotto e rappresentazione. Sia da un punto di
vista strettamente culturale, per la riproposizione di un originale
dall'assoluto valore storiografico, sia per l'involontaria scelta di
sottolineare, nello sconcertante appiattimento dell'editoria
architettonica, le lacune della saggistica contemporanea, i messaggi
possibili di "Quadrante" risultano ancora notevolmente
costruttivi. Sezionando la rivista, si individuano quattro principali
strategie di lettura: 1. il percorso della mitologia 2. il percorso dell'allegoria 3. il percorso dell'allotropia 4. il percorso della tautologia 1. Come riporta il sottotitolo, il "Documentario sulla Casa del Fascio di Como", uscito nell'ottobre del 1936 e costruito come un numero doppio monografico ad esaltazione del progetto più rappresentativo di Giuseppe Terragni, individuava definitivamente nell'edificio comasco l'opera prima del razionalismo funzionalista italiano; il modello di riferimento da porre alla stregua dei capolavori antichi, per consolidare e continuare la tradizione classica dell'architettura italiana (non a caso un collage illustra la casa del Fascio insieme al Duomo di Como) e per confrontarsi, alla pari, senza timori, con i nuovi idoli contemporanei. Analizzata in ogni dettaglio, dall'elenco prezzi dei materiali costruttivi alle ditte appaltatrici e fornitrici, illustrata da fotografie e documenti originali, commentata dalle voci più autorevoli dei protagonisti (dallo stesso Terragni a Sartoris e Belli), la Casa del Fascio veniva consacrata come monumento della nuova architettura: dichiaratamente moderna, perfettamente concepita sugli standard della produzione industriale, immersa in un tessuto edilizio del quale letture e stratificazioni vengono recepite e riformulate in modo altamente originale, riprendendo e fondendo simultaneamente la tipologia a corte della villa e il compatto isolato urbano ottocentesco, il gesto di Terragni denotava un metodo compositivo, un preciso e strutturato teorema architettonico. L'inseguimento del mito, per appropriarsi della storia. Nella sua drammatica espressività il palazzo bianco rimane tuttora morfema e monade di svariati linguaggi contemporanei, dalla teoria edipica di Peter Eisenman ai segni significanti di Franco Purini. 2. La Casa del Fascio, attraverso il proprio codice, il colore, i materiali, i rapporti aurei e le campate classiche, l'astrattezza e la povertà grammaticale, esprime, in forma allegorica, i contenuti di "Quadrante". Entrambi rispecchiano la necessità di analizzare un sistema operativo per la disciplina architettonica: da una parte gli articoli e le fotografie della rivista, dall'altra la struttura del linguaggio insistono sulla messa a fuoco della rivoluzione del moderno. La genesi della formazione di un cambiamento, del quale si tenta di codificarne le regole e la sintassi attraverso l'inquadramento del ruolo dell'architettura. Un procedimento in un certo qual modo analogo a quello di molte avanguardie, ma privo dell'inadeguatezza dei loro assunti rispetto alle esigenze del reale. Trasportato nell'attuale dibattito, il gesto di "Quadrante" corrisponde a una praticabile e necessaria alternativa, ad una frattura riflessiva rispetto ai modi rigidi di lettura e di analisi, chiaramente espressi nella scelta di descrivere e di raccontare l'esperienza in corso attraverso gli strumenti consolidati e superati della linearità storica e ciclica degli eventi. Rivista e oggetto architettonico colgono e descrivono, per rappresentarle, le mutazioni di un frangente temporale, di un preciso passaggio storico in divenire. Esplorazioni ancora oggi largamente praticate nell'ambito olandese e americano. 3. Verosimilmente, "Quadrante" e il progetto di Terragni tentano di respingersi per sviluppare autonomamente diverse proprietà, svincolandosi dalla realtà e definendosi liberamente. Non inganni la veste editoriale adottata per l'occasione, una copertina nera a scritte bianche per mostrare la purezza incontaminata dell'edificio. Non ingannino poi naturalmente le similitudini ai riferimenti politici, non tanto espliciti come superficialmente appare. Il tentativo di usare la rivista come catalizzatore conoscitivo per far uscire dal panorama nazionale tutta l'architettura italiana e per storicizzare, sin dalle origini, un preciso linguaggio espressivo: è l'operazione, avviata dopo innumerevoli tentativi falliti, da Bardi e Bontempelli, fondatori e redattori, di unire intorno alla rivista un gruppo operante, portavoce di un preciso modo di vedere l'architettura (da Figini e Pollini, ai giovani BBPR); favorire, e non di riflesso, il ruolo della testata come organo di riferimento, intorno al quale raccogliere le nuove esperienze; fare emergere il cambiamento, registrare le innovazioni, indicare le strategie ed escludere gli opposti. In questi termini, le due entità, la costruzione e il testo, si distinguono, prendono strade originali e separate: da una parte Terragni dimostra per assurdo, la classicità e l'a-temporalità delle sue idee, fondative e propositive, dall'altra le pagine di "Quadrante" insistono sulla necessità di uscire dal provincialismo italiano per tendere a una forma ancora primitiva di globalizzazione, assorbendo tenuemente i riflessi di un prematuro International Style. Non tanto casuale, né particolarmente diverso, appare oggi il tentativo di svariate riviste di prendere come riferimento campi tematici innovativi, specialmente riferibili al digitale o alle trasformazioni metropolitane, per farsi portavoce, insieme a quei progetti, della moltitudine e dell'eterogeneità del presente, manipolato e deformato per essere proiettato nel futuro. L'insegnamento di "Quadrante" o di "Controspazio" negli anni Settanta è sintomatico della scelta di schierarsi, di farsi tramite di specifiche scuole di pensiero. |
[11aug2001] | |||
4.
Anche il percorso della tautologia emerge dall'analisi delle 56 pagine
dell'ultimo "Quadrante". Nel codificare la rottura rispetto alla
tradizione, fingendo un drastico ribaltamento dei canoni compositivi e
formali della nuova architettura, testi e fotografie, disegni e diagrammi
registrano una sostanziale diversità vera solamente a livello
iconografico, non certo nella struttura concettuale del discorso
compositivo. I fondamenti canonici della disciplina, la tettonica della
Casa del Fascio, la griglia modulare, i rapporti tra pieni e vuoti, e la
rigidità della pagina editoriale non subiscono stravolgimenti o
decostruzioni formali, ribadendo la necessità del vincolo e della
continuità rispetto agli stilemi portanti del fare e pensare i modi
dell'architettura. Il vero messaggio di "Quadrante" rimane a tutt'oggi la sua intatta attualità. Specialmente se vista da una distanza temporale, tale da consentire, indistintamente, forme di confronto e di paragone, questa particolare qualità ricorda ancora come in determinati momenti storici, alcuni precisi e definiti strumenti stabiliscono una presenza necessaria, oltre la quale non si percepisce null'altro che l'incertezza o la povertà delle idee. La fermezza e la coerenza della scelta, della presa di posizione per individuare l'innovazione e spingere lo sguardo verso il cambiamento, segnalano l'opportunità di andare oltre, di attraversare lo stato più ovvio e semplice dei fenomeni contemporanei. Matteo Agnoletto agnoletto@architettura.it |
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BOOKS REVIEW |
Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
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