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Architettura
d'animazione |
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Riccardo Dalisi “Architettura d'animazione” Editore Carucci, 1975 Ristampa anastatica: Arte Tipografica Napoli, 2000 2/Materiali di cultura visiva contemporanea. A cura di Enrico Crispolti. Interventi di Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Andrea Branzi pp195, £25.000 - Euro 12,91 |
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Il libro "Architettura d'animazione", sviluppandosi intorno al diario di Riccardo Dalisi, riporta l'esperienza definita di "tecnologia povera" condotta, nei primi anni '70, dall'allora giovane docente alla facoltà di architettura di Napoli, in uno dei quartieri più desolati di Napoli, il Rione Traiano. Coinvolto, all'inizio, nel progetto della costruzione di un asilo per i bambini nel quartiere privo di infrastrutture e servizi, Dalisi porta al Rione Traiano i suoi studenti non solo per progettare sul posto ma per progettare insieme agli utenti, cioè insieme ai bambini. È interessato alla partecipazione intesa come accumulo di forme diverse, di soluzioni che derivano dal rapporto con la molteplicità delle relazioni sociali. Scrive Dalisi: "Quando si dice proletariato non è possibile contestare l'idea che esiste una "cultura operaia", quando si pensa al sottoproletariato nessuno sospetta che esso abbia una sua cultura (…) A paragone dello stato generale di incertezze e di crisi della cultura ufficiale, la subcultura del sottoproletariato sembra invece provvista di una sua continuità e di un suo senso. Specie dove trapela nella sua genuinità, cioè nei fanciulli e nei ragazzi, essa appare fertile ed autentica: ha molto da insegnare (come ha molto da insegnare la cultura dei primitivi), ed è letteralmente sorprendente la vivezza e la complessità dell'immaginazione sottoproletaria - infantile. I ragazzi del sottoproletariato (6 - 15 anni) disegnano meglio, più liberamente e con più fantasia degli studenti di architettura (18 - 25 anni)". Dalisi compie, così, esperimenti di didattica spontanea di gruppo, offre alla manipolazione degli scugnizzi strutture aggregabili di oggetti e ambienti. L'andare al quartiere costituisce in sé, globalmente, uno stimolo continuo; è uno stimolo, soprattutto, la tensione a provocare i bambini alla produzione creativa. Il suo esperimento di grande interesse sia linguistico che politico, i cui temi principali sono la tecnica ed i materiali poveri, si propone di verificare sul campo la liberazione della creatività collettiva, rompendo lo schema mentale di una distinzione netta tra cultura popolare e aulica; sperimenta il costruire fuori dai codici dei linguaggi colti; dimostra l'enorme potere della creatività infantile quando si libera in un reale dialogo educativo. L'esperienza di Riccardo Dalisi al Traiano attira l'interesse di architetti, politici, sociologi, insegnanti, psicologi e diventa argomento di molte tesi di laurea. Dalisi, partendo dalla convinzione dell'intima connessione tra produzione artistica e sedimentazioni ambientali, esprime, attraverso il suo lavoro, tutta la straordinaria capacità creativa in ampi strati del sottoproletariato napoletano. Una ricerca, quella di Dalisi, che si è mossa quindi fondamentalmente sull'ipotesi di una liberazione di possibilità creative, altrimenti destinate al silenzio più totale, e che per molti versi ha indicato a tutto il movimento radical le strade di un effettivo coinvolgimento di massa del fare artistico. Riporto un piccolo brano del libro che ci restituisce un frammento del clima e delle situazioni, a volte difficili e forse divertenti, di quella esperienza: "…Altri cento bambini vorrebbero partecipare, che senso ha parlare di manipolazione? Per modificare e migliorare le strutture hanno voluto la mia collaborazione ed ho fornito spunti e indicazioni, si tratta di operazioni del tutto lecite, esercitazioni didattiche, esperimenti spaziali, lavoro collettivo, soddisfazione nel realizzare qualcosa di ben visibile. Si "smonteranno" in un tempo breve. Mi sono provato a "vivacizzare" le strutture che si presentavano ardite (10 ml. di luce) ma monotone. Si trattava di comunicare un modo più creativo di usare gli elementi a disposizione (4 centine lunghe 14 m e 6 correnti distanziatori). Queste operazioni mi affascinano. L'immaginazione creativa nasce da una sfida: far "scattare" dall'usato configurazioni insolite. È l'affermazione di un potere sulle cose, è libertà. Vi è un salto di concetto già visto presso gli studenti: le balestre in legno, tramutate e ingigantite col metallo. 5 -11-'72 In quei bambini l'entusiasmo, a volte, è più pericoloso della diffidenza. Avevo una volta bambini dentro e sopra la mia auto e non riuscivo a convincerli ad andarsene. Il loro rumoroso entusiasmo crescente richiamava altri bambini che io non conoscevo e che accorrevano da tutti i lati. Solo modi decisi e bruschi, dopo un'ardua fatica, mi hanno permesso di fuggire" Marcello Silvestro m.silvestro@katamail.com |
[07jan2002] | |||
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
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