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La
dimensione dell'immagine |
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Claudio Bozzaotra “La dimensione dell'immagine” Hevelius Edizioni, 2000 Formato: 12x21; 134 pp. £27.000 - Euro 13,94 |
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"Il pensiero occidentale, dai Greci, è il modo di far venire alla presenza la cosa: la verità della cosa, ovvero la cosa stessa. Dai Greci la cosa è; in quanto, tolta dal continuo divenire, dallo scorrere delle apparenze stesse in cui si offre, perviene all'evidenza dell'essere e del pensiero che ne dice l'essere. Ed è proprio in quanto fondante l'essere stesso della cosa che il pensiero occidentale è già volontà di dominio: modo di far emergere la cosa dal niente all'essere, che comporta la modalità opposta di riportare la cosa al niente, la capacità di di struggerla nel pieno potere su essa. Ma, pensare l'essere della cosa non può che fondarsi a sua volta sul pensiero dell'essere in quanto essere, del Tutto in quanto essere, ossia come di ciò che ha niente fuori di sé. Offerto al pensiero, l'essere è quindi, per così dire, stanziale, in quanto sottrae l'uomo all'erranza tra le apparenze e ne determina lo stare. Pensare ed abitare sono quindi i modi in cui, per l'uomo, si manifesta l'essere, e, se l'architettura è il modo in cui si allestisce l'abitare, non necessariamente essa ha a che fare con il costruire, sebbene, luogo dell'essere, abbia a che fare sempre con le cose. Illustrando l'architettura dagli anni settanta ad oggi, il saggio di Bozzaotra rende il percorso del suo smaterializzarsi, del suo trascorrere dalla costruttività, materiale e densa, della pietra, alla evanescenza dell'immagine, al rarefarsi della cosa che istruisce una cosalità nuova con la quale e nella quale ancora abitiamo. E che questo percorso abbia a che fare con l'arte, con l'artisticizzazione dell'architettura, è rilevato proprio da questo testo. Naturalmente Bozzaotra sa bene che il processo di riflessione che ripropone l'evidenza dell'essere e della cosa proprio là dove tale evidenza declina, l'aspirazione di rendere ancora nella rappresentazione dell'architettura l'irrappresentatività dell'essere?abitare, appartiene già al moderno, all'architettura moderna. Ne è prova il primo capitolo del suo scritto, in cui, brevemente, affronta tale questione nell'arte e nell'architettura moderne. Ed è già qui, nel moderno, che pur confrontandosi con l'arte, ponendo essa stessa il problema" Alberto Cuomo (dall'introduzione al volume) |
[15jan2002] | |||
[...]
Il senso più profondo della "rivoluzione virtuale" è proprio nella possibilità di sottrarre l'uomo da quel suo, forse apparente, destino di passività e frammentazione, fatto di isolamento e massificazione solo a pochi negato, e la nostra abilità di rappresentare e simulare la realtà significa che abbiamo padronanza della nostra esperienza, ovvero siamo capaci di catturare e impossessarci dell'oggetto in questione e fare in modo che serva agli scopi umani. Nell'altalenarsi delle considerazioni, a nulla valgono i tentativi di mostrare i limiti di uno strumento, che dal primo "vagito" è ora ad un lieve "balbettio" e che continua a far immaginare la realtà virtuale appena differenziata dalla realtà reale. Del resto il "limite" apre anche la strada, la via, e la sua percezione è relativa alla presenza dell'uomo sul territorio, "la cui realtà è data proprio dalla presenza e dall'azione (il vedere) dello spettatore, o meglio testimone "oculista", che deve, per forza di cosa, inserire nel proprio computer tutti gli oggetti informatici, affinché questi abbiano un corpo, cosciente che l'uso dei cyberspazi per influenzare, educare e stimolare l'esperienza estatica è un problema riguardante il futuro oltre che il
passato. [...] Sono i prodromi per la nascita di una architettura dell'immagine, tesa verso quella dematerializzazione che, estremizzata nella realtà virtuale, si pone come pura immaterialità nel cyberspazio. Il paradigma digitale crea nuove nozioni di tempo e spazio, un nuovo modo di rendere la materia. Lo spazio si fa liquido e l'architettura diventa fluida, in una dimensione percettiva che coinvolge l'intero corpo come cosa senziente non essenzialmente diversa dai paesaggi senzienti delle architetture elettroniche. Lo spazio?tempo di Einstein, che nella lettura zeviana sottende la conquista della quarta dimensione da parte delle avanguardie, a partire dal Cubismo, con le significative ricadute sulle produzioni dei maestri del moderno ? dal tema corbuseriano della promenade architecturale al ritmo dei percorsi labirintici e all'uso di piani lastre in gran parte dell'opera miesiana ? sembra tramutarsi nel tempospazio del cybernauta, denso e stratificato, in cui la storia diventa topologia, dove tutto già da sempre è e ci si può solo perdere nelle infinite erranze tra le molteplici combinazioni. Nell'ambito di questo processo sicuramente l'ambiente viene alterato e individuarne il destino e, con esso, il futuro dell'architettura nella rinnovata libertà estetica dell'era digitale è compito certamente arduo. (estratti dal volume) |
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Claudio Bozzaotra, nato a Napoli nel 1959, architetto dedito all'attività artistica con mostre in Italia e all'estero, è dottore di ricerca in composizione architettonica e docente incaricato presso la Facoltà di Architettura dell'Università degli studi "Federico II" di Napoli. Biografia essenziale: Lettura, Ed. Libro d'Artista, Napoli 2000. |
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
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