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Books Review

L'architettura della Linea Terra





Raffaella Laezza
"L'architettura della Linea Terra"
Osiride Edizioni
Italia 2001
pp 188  Euro 20,00

Se in architettura fosse veramente possibile parlare di poesia, al di là della metafora, il lavoro di Raffaella Laezza costituirebbe un buon motivo per farlo. Quella della giovane progettista trentina - un architetto/artista che ha distillato dal suo paesaggio nativo i limpidi umori estetici che già nutrirono Adalberto Libera, Gino Pollini, Lucio Baldessari, tra altri importanti protagonisti - è una ricerca intransigente fino all'assolutezza ermetica, una prospezione polarizzata che surriscalda il suo nucleo sotto l'azione di una visionarietà accelerata ed estrema. 

La rara facoltà di mostrare un universo di forme nuove come se fosse già esistente è espressa in immagini icastiche, concentrate attorno all'idea forza della Linea Terra. Tale linea - un corridoio energetico infinito - è considerata una giacitura astratta e nello stesso tempo fisica, uno strato nel quale è compressa tutta la forza di uno spazio architettonico strutturato per elementi di natura grammatologica, vale a dire esistenti principalmente in un ambito teorico primario che non prevede evoluzioni, e quindi narrazioni, ma solo combinazioni, accostamenti, relazioni di contiguità e di distanza. Rivelato dalla luce - una luce anch'essa fisica, già plastica prima dei volumi e dei piani che modella e ritaglia - questo spazio si dà in inquadrature intense che ricordano nella loro essenzialità geometrica le sospese scenografie di Adolphe Appia.

Certo, si potrebbe obbiettare che l'intensità con la quale queste immagini coinvolgono chi le guarda è forse eccessiva, richiedendo un'attenzione altrettanto fervida, nonché una loro interpretazione intonata esattamente alle sottili tessiture semantiche che si offrono alla vista, mentre l'architettura dovrebbe al contrario ricorrere a un registro formale meno pronunciato e a più libere modalità di decodificazione; sarebbe anche facile rintracciare in questo lavoro una troppo esplicita volontà di suggerire, assieme alle forme, anche il loro modo di lettura, allestendo così una sorta di circolarità autoreferenziale che finisce per escludere piuttosto che accogliere; verrebbe infine da pensare che manchi a questo lavoro la severità oggettiva richiesta da quel montaggio razionale delle parti che è la condizione essenziale dell'architettura: in realtà tali riserve ipotetiche sono del tutto vanificate dalla verità stessa delle immagini, dalla loro incontestabile presenza figurale. Verità e presenza che trascendono qualsiasi necessità di spiegazione, proponendo la nuda evidenza delle cose come unico paradigma. Esibiti come morfemi di araldica ma anche ambigua concisione le singole vedute richiamano anche alla memoria, con la loro nitidezza cristallografica e il loro deciso racchiudersi attorno al proprio centro, i magici e inquieti Teatrini di Lucio Fontana.

Dotata della capacità di coniugare una scrittura densa di valori simbolici con un senso innato della costruzione, intesa questa come sicuro ed esclusivo ordinamento nello spazio di elementi chiamati a svolgere un ruolo tettonico, in un arco temporale assunto come materiale compositivo primario, Raffaella Laezza ha definito un repertorio/elenco di pensieri/azioni che ridefiniscono e misurano il territorio creativo dell'architettura con rigore e passione. In un età in cui la tecnica ha annullato ogni altra dimensione facendosi fine, e non più strumento, un tempo nel quale tutto sembra diventare comunicazione, ma una comunicazione avviata a un rapido consumo che contraddice se stessa in una inafferrabile istantaneità, questo lavoro fa sperare in un ritrovamento dell'autentico proprio là dove il confine tra il corpo terrestre e il cielo disegna mondi architettonici nei quali è possibile di nuovo abitare poeticamente. 

Nel suo accogliere un vibrante spessore che si dà come sovrapposizione di infinite fibre - un annodarsi di percorsi dinamici nei quali schiere di virtuali spazialità future attendono di essere messe al mondo da quel nominare nel quale si invera il progetto - la Linea Terra è allora il luogo mentale di uno dei pochi fondamenti ritrovati. Come in una corda tesa, bene intrecciata e animata dal suo segreto filo rosso come da un fuoco interno, scorre lungo questa linea il senso di un tempo nuovo.

Franco Purini
(dall'introduzione al volume)
[02jul2002]
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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