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Books Review

Cities for a small planet





Richard Rogers
“Cities for a small planet”
Editor Philip Gumuchdjian
Faber&Faber
London, 1997
pp 160  $ 14,00

Edizione italiana: Erid'A/Kappa
Euro 14,90

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Ogni anno un personaggio di spicco della cultura britannica riceve l'opportunità di tenere cinque lezioni con argomento libero dai microfoni della BBC.

Lord Richard Rogers, primo architetto a ricevere questo prestigioso riconoscimento, ha tenuto le "Reith lectures" nel 1995 (il cui testo, arricchito di immagini, è stato poi pubblicato nel '97 da Faber&Faber). Il prestigio di questo incarico e lo spettro estremamente ampio e variegato degli ascoltatori (non certo composti soltanto da architetti e studenti universitari) ha probabilmente contribuito a determinare l'atmosfera di impegno sociale del testo.

Il materiale è stato poi sviluppato con l'aiuto di vari collaboratori. Lo studio di architettura "Richard Rogers Partnership", infatti, lungi dall'essere un luogo dove le idee dell'architetto dal quale prende il nome vengono applicate senza dialogo, funziona un po' come una bottega rinascimentale: sulla base di una precisa filosofia di lavoro e di linguaggio i collaboratori di maggior talento ed esperienza danno il loro contributo creativo con grande libertà, purché in sintonia con lo spirito dello studio.

Nello stesso modo Cities for a Small Planet è un lavoro d'equipe nel quale vari personaggi hanno un ruolo importante accanto a quello fondamentale di Richard Rogers. Vale la pena citare senz'altro Philip Gumuchdjian, co-autore, che ha curato i testi e lo sviluppo delle tematiche; ma anche Andrew Wright, specializzato in architettura eco-compatibile, che ha realizzato molte delle grafiche pubblicate nel libro. Il messaggio che Rogers ha scelto di trasmettere trascende l'architettura come fatto estetico o linguistico ed è invece basato su temi di respiro planetario. 

Un'immagine che apre il libro ne riassume in modo efficacissimo lo spirito: il lancio della prima sonda orbitante intorno al pianeta terra. E' il segnale che l'umanità, per la prima volta nella sua lunga storia, ha assunto una coscienza globale della propria presenza sul pianeta (improvvisamente divenuto, appunto, un "piccolo pianeta"). 

Non a caso viene citato anche James Lovelock, lo scienziato britannico che per primo ha teorizzato, in Ipotesi Gaia, il concetto che la Terra sia un vero e proprio organismo vivente composto da molteplici forme di vita, e non un'insieme di elementi senza relazione fra loro. Cities for a Small Planet ci propone pochi semplici dati statistici riguardanti la gestione delle risorse energetiche che mettono l'architetto e l'urbanista in una posizione di grandissima responsabilità nei confronti dell'umanità intera. 

Ecco due esempi chiave:
- Il fabbisogno energetico utilizzato dagli edifici in cui viviamo e lavoriamo è pari ad un sorprendente 50% del totale usato sul pianeta, e solo il 25% rispettivamente da industria e trasporti. Ne deriva che il realizzare edifici che consumino meno rispetto a quelli attuali è quindi fondamentale al fine di ridurre l'inquinamento prodotto dall'approvvigionamento energetico planetario.

- Le grandi città stanno assorbendo una percentuale della popolazione mondiale in crescita esponenziale: dai 200 milioni del 1950 siamo arrivati agli oltre 2 miliardi del 2000!

La presenza della razza umana sulla Terra sarà sempre più composta da enormi agglomerati, che già oggi rappresentano forse la cultura di un paese in modo addirittura più significativo del paese stesso. La responsabilità dell'urbanista e dell'architetto nella soluzione intelligente, integrata e sostenibile dei problemi logistici delle megalopoli diventa quindi di primaria importanza.

La parola chiave è sostenibilità, intesa come un progresso intelligente che utilizza le risorse energetiche disponibili senza comprometterne l'utilizzo per le generazioni future e senza compromettere l'ambiente.

Richard Rogers coglie lo spirito di questo cruciale passaggio fra secondo e terzo millennio mettendo la felicità dell'uomo e della comunità al centro della sua visione, allo stesso modo in cui li mette al centro delle sue discusse e stimolanti architetture. Ne è un esempio concreto la scelta di dedicare la metà del suolo disponibile per il Centro Pompidou alla creazione di una piazza che è ora una delle più visitate e più piacevoli d'Europa.

Infine vi svelo un piccolo dettaglio di Cities for a small planet: il colore della copertina. L'ispirazione? Semplicemente la sua camicia preferita… un fucsia vivissimo che da solo è un messaggio di felicità, comunicatività e positività: puro Rogers.

Andrea Parigi
aparigi@rpbw.com
[03apr2002]
Andrea Parigi si è laureato a Firenze nel 1993 discutendo con Pierluigi Spadolini una proposta progettuale (realizzata con Ilaria Petreni) per il Padiglione Italiano all'Expò di Siviglia. Dal 1994 al 2000 ha lavorato presso Richard Rogers Partnership prendendo parte al concorso per una stazione ferroviaria a Pusan in Corea ed al concorso per il nuovo centro congressi di Roma. Inoltre ha collaborato per due anni al progetto del quinto Terminale dell'Aereoporto di Heathtrow ed è stato parte del team che ha progettato e seguito la realizzazione del Millennium Dome di Greenwich. Dal settembre del 2000 lavora presso il Renzo Piano Building Workshop dove ha collaborato alla progettazione del Museo dell'Università di Harvard e del nuovo High Museum of Modern Art di Atlanta.
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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