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Urbanismo unitario. Antologia situazionista





Leonardo Lippolis
“Urbanismo unitario. Antologia situazionista”
Testo&Immagine
Torino, 2002
pp 95  Euro 12,39

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"Si sa che i situazionisti, per cominciare, volevano almeno costruire delle città, l'ambiente favorevole all'illimitato dispiegarsi di nuove passioni. Ma naturalmente non era facile; così ci siamo ritrovati a fare molto di più."

Nel 1972, mentre Guy Debord sancisce l'autoscioglimento dell'Internazionale Situazionista, a St. Louis nel Missouri le cariche della dinamite abbattono l'unità d'abitazione di Pruitt-Igoe, progettata secondo i più scrupolosi ma fallimentari canoni modernisti da Minoru Yamasaki all'inizio degli anni Cinquanta. Con questo doppio evento si chiude un ventennio tra i più cruciali della storia dell'architettura e della città moderna.

Da una parte, simbolicamente, il capolinea del razionalismo freddo e alienante, dell'era della macchina e della residenza anonima e omologante. Dall'altra l'eutanasia di un movimento che è costretto a chiudere il suo ciclo, come ricorda lo stesso Debord, proprio perché di situazionisti il mondo si stava oramai riempiendo, rendendo così inutile l'esistenza di una avanguardia.

La storia di questo ventennio attraverso le vicende dell'Internazionale Situazionista, dalle prime esperienze Lettriste di Debord e Wolman, al Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginifico del danese Asger Jorn, dalla teorizzazione dell'urbanismo unitario con il progetto di New Babylon dell'olandese Constant, sino alla svolta degli anni Sessanta, in cui l'IS si concentra sull'analisi e la contestazione della "società dello spettacolo", viene oggi ripercorsa nella breve ma agile antologia, raccolta da Leonardo Lippolis per Testo&Immagine. 

Concepita come complemento del volume su Constant, uscito per gli stessi tipi un anno fa, l'antologia ripercorre le tappe della ricerca della città dell'homo ludens, sogno di un modo di vivere appassionante e alternativo all'"idea borghese della felicità". La città organizzata sul "libero gioco delle passioni umane" descritto da Fourier, avrebbe ribaltato, secondo i Situazionisti, l'oggettività delle funzioni economiche sancite dalla carta di Atene (lavorare, abitare, circolare, consumare il tempo libero) in soggettività dei desideri umani. Il lavoro sarebbe stato abolito (perché svolto dalle macchine) e sostituito da attività ludiche; il tempo libero avrebbe dato piena espressione alle esperienze creative; l'abitare caratterizzato dal nomadismo permanente; la circolazione infine regolata dallo spaesamento ludico.

Sempre in bilico tra prefigurazione impressionante degli scenari post moderni, e momento di riflessione radicale sul moderno e sulla suo compimento, il bilancio dell'IS è tutto, ancora una volta, sulle parole di Debord. "Non si sarebbe potuto, dicono alcuni, acquietare i situazionisti nel 1960, dando loro due o tre città da costruire, invece di spingerli agli estremi, costringendoli a scatenare nel mondo la più pericolosa sovversione che si sia mai vista? Ma altri ribatteranno di certo che le conseguenze sarebbero state le stesse e che, cedendo ai situazionisti, non si sarebbe fatto altro che aumentare le loro pretese e le loro esigenze, e si sarebbe soltanto giunti più rapidamente allo stesso risultato".

Gabriele Mastrigli
gabriele.mastrigli@iol.it
[13apr2002]
La presente recensione è stata originariamente pubblicata in ALIAS, inserto culturale de Il Manifesto.
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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