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Books Review

Perceptions





BUS architektur
"Perceptions"
Libria
Italia 2001
pp 128  Euro 12,93
testo italiano - inglese

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Il secondo volume della collana BY di Libria ci propone quindici anni di lavoro di BUS architektur, Laura Spinadel e Claudio Blazica, che, formatosi a Buenos Aires nel 1986, successivamente si è trasferito a Vienna. 

Il libro ci propone un montaggio rapido e armonioso delle immagini di progetto e di costruzione: immagini e sequenze che partono da un inserto a colori, una ouverture, e che proseguono nella selezione di numerosi progetti organizzati in cinque "movimenti e mezzo": Gli equilibratori metropolitani; Il limite osmotico; L'effetto capillare; Le percezioni ibride; Lo zapping urbano; Intencity-Intensity.

Cinque movimenti e mezzo per costruire un'idea di ricerca aperta, polidirezionata e di un libro che non vuole avere né un inizio né una fine e che si presenta, anche nel formato, come un album di progetto. Insomma questa è una pubblicazione fresca e dinamica che invoglia lo sguardo del lettore attraverso un'immagine seduttiva. Ma, naturalmente, quando il primo piacere si esaurisce bisogna attendere con attenzione ai progetti e porsi delle vere domande (aiutati un poco dai testi che i BUS ci propongono e che sembrano brani estratti da uno Zibaldone di concetti architettonici).


Invitiamo il lettore a guardare i progetti dei BUS, ma anche a studiarli. E studiarli vuol dire entrare con quanta più attenzione possibile nella macchina progettuale di ciascuno. Notare ad esempio l'attenzione organizzativa con cui sono stati concepiti e allo stesso tempo apprezzare la misura nelle scelte di linguaggio, osservare la sagacia delle opzioni costruttive e di finitura. I BUS architektur, sembrano dire, che per affrontare i temi nuovi che la società di questi anni ci offre non bisogna a ogni costo forzare l'acceleratore su scelte liquide o decostruttive, blobbate o virtuali. 

La linea di seria concretezza anche nella costruzione dell'immagine dei BUS dimostra che si può procedere e dare una contributo serio all'architettura e alla socialità senza cercare costantemente l'ultimo abito nel e-commerce delle mode. Ma studiare queste architetture vuol dire cercare di metterle sotto esame non solo al loro stesso interno, ma porle in paragone con il dibattito architettonico di questi ultimi anni. Questa operazione rivela la qualità non comune di una ricerca competente, aggiornata all'interno della quale cominciano a emergere temi originalmente sottolineati. Ad esempio il filone di riflessione che vede una costante sovrapposizione tra regole formative del paesaggio e quelle dell'architettura (il compianto Miralles, Hadid o Morphosis per intenderci) ha nell'uso forte del sottosuolo e delle tessiture dei BUS un accento di originalità.


Il filone della ricerca espressiva su alcuni lasciti del linguaggio razionalista di Terragni o Cattaneo (che vede in prima linea alcuni ticinesi o francesi) trova nei BUS risoluzioni convincenti e innovative. Le ricerche sul tema delle ibridazioni e delle combinazioni "in tensione" di forme divergenti (da Koolhaas a Mvrdv allo stesso Holl) trovano belle declinazioni anche nei BUS. Infine il tema dell'housing è il filone che trova nel lavoro dei BUS architektur i più evidenti segni di originalità e di continuità. L'housing, ma oggi si dovrebbe parlare, dello studio dei modi di vivere, è un settore difficile e impegnativo perché non consente sbagli, gratuità o incertezze. I BUS affrontano questo tema ripetutamente nel loro lavoro con un'attenzione perfettamente consapevole alla stratificazione dei saperi della disciplina e allo stesso tempo con uno sguardo rivolto al futuro. 

Ci propongono una città "anti-zoning" fatta di socialità interagenti, di flussi combinati, di informazioni in perenne incrocio. E quindi una vita, e uno stile di vita, misto di funzioni, di interessi, di commistioni (su questi e altri temi qui troppo cripticamente trattati, si può vedere in particolare il link: http://www.arc.uniroma1.it/saggio).

Questa è già una strada del presente e lo sarà ancora di più negli anni a venire. Alla città industriale fatta come una catena di montaggio per zone (qui si lavora, qui si commercia, qui si abita) e coerentemente concepita con le tecniche della divisioni in fasi, in cicli e in processi dallo zoning si contrappone una città dell'informazione basata "esattamente" sui processi opposti; perché le reti diffondono, personalizzano, frammistano e invocano processi complessi, stratificati e ibridi di progettazione.

I BUS sono in prima fila per contribuire al cambiamento verso questa città perché sono tra gli architetti più validi culturalmente professionalmente e artisticamente ad affrontare il consapevole rischio della ricerca architettonica. 

Antonino Saggio
(dall'introduzione al volume)
[12may2002]
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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