home > books review

Books Review

a+a. Architecturanimation



Fredy Massad, Alicia Guerrero Yeste
"a+a. Architecturanimation"
con CD-Rom
ACTAR, 2002
testo in inglese e spagnolo
pp448, €35,00



SPAZI SINTETICI. Ventiquattro saggi di storici dell'arte, di architetti, di docenti, di matematici, di designer contengono riflessioni culturali, sociali, filosofiche, psicologiche, tecniche e linguistiche. Un grande tappeto colorato, in cui i molteplici fili formano una trama variegata di disegni e di intrecci nel più completo libro sul tema dell’animazione ad oggi prodotto. Un Super testo e un Iper testo insieme.

Architecturanimation è il volume e l'allegato cdrom che contiene in formato quicktime tutti i film presentati alla manifestazione A+A nel giugno del 2002. Si completa così la serie di attività (mostre, dibattiti, conferenze) tenutasi a Barcellona a cura di Fredy Massad e Alicia Guerrero Yeste nell'ambito delle manifestazioni culturali dell'Ordine degli architetti della Catalogna. È stato un intenso confronto intellettuale sull’uso delle tecniche di animazione nell’architettura che ha abbandonato i preconcetti culturali, superato i limiti delle peculiarità disciplinari, favorito la diversità di competenza ed esperienza. Il risultato è più che una pubblicazione. È un’emozione, è il desiderio di confrontarsi su dubbi e ansie nella solidale consapevolezza che gli interrogativi sono comuni, e profondi ed esistenziali. È una necessaria condivisione. Il confronto e il dibattito verte su una realtà fortemente modificata dall’introduzione e dalla diffusione delle tecnologie informatiche, nella quale i vecchi parametri culturali sono stati sostituiti da nuovi, al punto di poter parlare di "Rivoluzione Informatica". E nel volume vi è una sezione antologica che riprende alcuni scritti di autori dell'omonima collana.


Pete Gomes, Scape


David Sisson, Supaspace

L’animazione si presta bene alla rappresentazione del cambiamento, perché è per sua natura moderna, perché, come scrive Paul Wells, "l’animazione ha il potere di re-inventare le regole, re-interrogare la realtà e re-immaginare il mondo […] offrendo nuove prospettive del passato e nuove 'realtà' ".
Quello che nelle fasi iniziali non era che mezzo di rappresentazione della realtà, come racconta Maria Grazia Mattei, "la più perfetta imitazione della vita ordinaria" (Aurea Ortiz Villeta), è, oggi, strumento di potenziamento e conoscenza delle nostre facoltà mentali. Poiché le potenzialità non risiedono nella macchina o nello strumento, ma nella nostra stessa mente, nella nostra capacità di immaginare altre realtà possibili, di "costruire spazi all’interno di spazi", a partire da quelli emotivi e concettuali che risiedono dentro di noi e di cui siamo portatori (Alicia Guerrero Yeste). In effetti, come chiarisce Michele Emmer, nel tracciare il percorso cronologico della nascita delle "geometrie immaginarie", cos’è la geometria se non una convenzione, e cioè uno spazio mentale?
Il racconto di Mark Burry, architetto consulente al progetto della Sagrada Familia a Barcellona, è esemplificativo. Le ricostruzioni al computer di alcuni elementi architettonici, hanno dimostrato come Gaudì fosse in grado di immaginare quelle che noi oggi consideriamo forme geometriche complesse, attraverso la progressiva sottrazione di materiale, come un disciogliersi del materiale stesso.


David Sisson, Supaspace


Degree Zero Architecture, 300 kb Museum

All’interno della scoperta delle capacità della nostra mente, un grande contributo è dato dall’avventura didattica. Nel libro è raccontata la ricerca di Linda e Mark Keane, sulla visualizzazione del processo di progettazione, mai statico, nel flusso continuo di modificare e verificare. E quella di Maia Engeli all’ETH di Zurigo, dove la sperimentazione si concentra sulla creazione di spazi virtuali che rappresentino spazi mentali, più che reali, che abbiano la capacità di trasmettere "sentimenti, idee, stati d’animo e ricordi": in questo, il soggetto non è più esterno alla rappresentazione, come nello schema prospettico, ma vi è immerso, (come spiegato da Derrick De Kerckhove), in una più stretta relazione e corrispondenza tra mente e spazio. D’altra parte, come illustra Juhani Pallasmaa, da sempre lo spazio rappresentato è "riflesso diretto di immagini mentali, memorie e sogni", l’ambiente-azione di una storia, in cui l’architettura esprime e potenzia le emotività di personaggi e situazioni, costituendo uno spazio mentale, un’esperienza emozionale ed esistenziale.
Questo percorso, all’interno della nostra mente, l’esperienza dello spazio attraverso immagini mentali, non può non portare a considerazioni esistenziali.


George Schwizgebel, Fugue


Quai Brothers, In Absentia

La piece teatrale di Sara Kane, raccontata da Nicholas Mirzoeff nel suo intenso saggio, rappresenta la schizofrenica situazione in cui non solo il corpo e la mente sono separati, ma non sono neanche in grado di riconoscersi: "It is myself I have never met whose face is pasted on the underside of my mind".

La possibilità, offerta dai media digitali, di creare immagini verosimili, ribalta il rapporto tra realtà e rappresentazione, vero e non vero. "Osserviamo i nostri schermi e ci chiediamo se siamo effetti speciali", nel bisogno di essere guardati, come unica prova della nostra stessa esistenza. Come fossimo puri medium. In tutto questo, cosa rimane dell’architettura?

Nella contraddittoria condizione di una cultura avant-pop (Carmelo Baglivo e Luca Galofaro), che mantiene lo spirito sovversivo e di sperimentazione delle avanguardie, ma che vive il frenetico consumo della società post-moderna, l’architettura rischia di adattarsi, per sopravvivere, ad essere essa stessa successione veloce di immagini da consumare, non più luogo, quanto piuttosto puro mass-media.


George Snow, Tall Story


Dennis Dollens, Exodesic Canopies

A discapito di un’architettura definita per forma e stile, si fa strada l’idea di architettura come processo, un’architettura animata più che dell’animazione, instabile come la società che viviamo (Winka Dubbeldam), soggettiva (Objectile), capace di assecondare i nostri desideri (Antonino Saggio, leggi l'intervento). I nuovi concetti di tempo e materia, descritti da Gregory More, non più astratti flussi omogenei, ma sostanze variabili, non lineari, caratterizzate da accelerazioni e decelerazioni, sono la frontiera di una nuova, organica complessità, all’interno di un processo, di una rivoluzione che deve ancora manifestarsi del tutto.

Italia Rossi
if_rossi@hotmail.com
[26oct2002]
Questa recensione è stata realizzata in collaborazione con Food for Minds  
 

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






Per proporre o recensire pubblicazioni
è possibile contattare la redazione di ARCH'IT
all'indirizzo booksreview@architettura.it


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage