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Books Review

NASRINE SERAJI




Françoise Fromonot
"Nasrine Seraji
Architettura come territorio"
Libria, Melfi, 2002
testo italiano-inglese
pp.88, € 9,30


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    Può l’architettura rivendicare ancora la sua credibilità nel mondo contemporaneo? Quale può essere oggi il suo ruolo, il suo scopo, la sua influenza? Quali strategie l’architetto deve mettere in campo per poterla rendere comprensibile? Da dodici anni, attraverso la sua attività professionale e di insegnamento, che per lei sono strettamente collegate, Nasrine Seraji ha iniziato ad affrontare questi temi, spesso trattati da molti con i toni della lamentazione retorica. Per questo motivo il suo lavoro rappresenta prima di tutto una decisa presa di posizione, di fatto una sorta di arringa in suo favore.
 
  [13jan2003]



 

Fare architettura, ha detto Nouvel, significa rispondere a domande mai poste. L’architetto non solo deve rispondere ad esse, aggiunge Nasrine Seraji, ma deve anche formularle in maniera critica. Interrogare è già sfidare le regole, o quanto meno assumersene la responsabilità; costruire un edificio è innanzitutto costruire un problema. Allora le situazioni contingenti di un progetto cessano di essere gravose per divenire feconde; si trasformano in stimoli, sfide e opportunità. Il sito, il cliente, il programma, il cantiere si trasformano in altrettante potenzialità: i limiti diventano orizzonti.

I progetti prodotti dall'Atelier Seraji non sono per questo aride dichiarazioni teoriche. La loro elaborazione plastica è anzi la caratteristica che più colpisce nell'immediato.
Queste composizioni complesse sono come scavate attraverso un minuzioso processo di aggiustamento; una modellazione spaziale che produce vortici di linee, superfici ribaltate, masse flottanti. Piani e vuoti raggiungono il loro equilibrio, o disequilibrio, alla conclusione sempre provvisoria di questo gioco con il vuoto, le superfici, le funzioni, gli usi e perfino con le stesse forme della rappresentazione. Gli edifici di Nasrine Seraji sono machines à percevoir che cercano di rinnovare tematiche apparentemente familiari, intensificandone l'impatto e dando forma alle loro potenzialità scenografiche.
Questa attitudine che coniuga l'analisi dinamica, una strategia militante e l'abilità spaziale, distingue Seraji dalla cultura dominante in Francia dove la maggior parte dei protagonisti si è attestata sui poli complementari del dogma e del capriccio. Seraji propone invece di riposizionare il campo di azione dell'architettura verso latitudini più politiche, un atteggiamento che ha mutuato ai tempi della sua formazione presso l'Architectural Association di Londra agli inizi degli anni '80.

L'architettura può ancora disegnare la cornice della vita moderna e la sua scena? Certamente, solo essa ha la possibilità di assolvere questo ruolo, risponde Seraji, a condizione che cessi di corteggiare tutto ciò che le gira intorno, impari ad esaminare il proprio tempo in maniera critica ed affermi ciò che dovrebbe essere: una costruzione intellettuale in cui lo spazio è la materia, la rappresentazione lo strumento principale. E' a queste condizioni che l'architettura potrà riattivare, rivivificare e forse reinventare le ragioni della propria necessità.

Françoise Fromonot
(dall'introduzione al volume)
 


 
    Nasrine Seraji (Teheran, 1957) svolge la professione su circuiti internazionali. Attualmente dirige la Scuola di Architettura della Cornell University di Ithaca, New York.
 
   
 

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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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