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Artscape.
El arte como aproximación al paisaje contemporáneo



Luca Galofaro
"Artscape. El arte como aproximación al paisaje contemporáneo"
Land&Scape Series, Editorial Gustavo Gili, 2003
pp190, €25,00

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PAESAGGI IN TRASFORMAZIONE. Come in un viaggio immaginario, Luca Galofaro ci accompagna attraverso luoghi insoliti e paesaggi inaspettati che artisti, architetti, paesaggisti ci hanno rivelato dagli anni Sessanta a oggi. Dalla Land-Art di Christo allo spazio negativo di Gordon Matta-Clark, dal Land(e)scape di Casagrande&Rintala fino al "campo esteso" di Rosalind Krauss, si delineano diversi possibili approcci al paesaggio contemporaneo. L'arte è strumento di penetrazione ed interpretazione, e, "dilatando lo spazio interiore del nostro corpo, diventa essa stessa parte del paesaggio".

La parola Artscape non ha una traduzione letterale: il senso è proprio nell'accostamento dei due termini. In realtà in tutto il testo i significati si accumulano, parallelamente alle problematiche affrontate, e la definizione di Artscape si fa aperta e ampia, in bilico tra mezzo di interpretazione e strumento operativo concreto.


Gianni Pettena, Archipensieri, 2000.

 
[07nov2003]


Robert Smithson, Spiral Jetty, Great Salt Lake, Utah, USA, 1970.

L'intuizione di Galofaro è dichiarata fin dal titolo: l'arte come approccio al paesaggio. L'ipotesi diviene più forte vista all'interno di una ricerca collettiva, tutta volta ad una nuova definizione del paesaggio, raccolta nella serie Land&Scape della Casa Editrice Gustavo Gili. Il desiderio comune è quello di scoprire e sperimentare un inedito rapporto con il paesaggio, mixando tra naturale ed artificiale, e accogliendo ipotesi da campi disciplinari diversi, fino alla definizione di un nuovo immaginario. Nel caso di Artscape, la ricerca avviene in un territorio difficile e ibrido, sul limite delle definizioni convenzionali di arte, architettura e paesaggio. Tanto più questo appare chiaro attraverso gli esempi citati, che fanno parte per lo più di una certa produzione artistica a partire dagli anni '60 svincolata dal contesto museale e decisamente aperta all'esterno. Sono esperienze in cui le dimensioni dell'opera d'arte si sono ingrandite fino alla scala dell'architettura ed in estremo del paesaggio; opere in cui l'osservatore viene inglobato e coinvolto come parte attiva. Basti pensare alle esperienze della Land Art, al lavoro di personalità come Christo, alla ricerca di Richard Serra, alle provocazioni di Superstudio.


Casagrande & Rintala, Land(e)scape, Finlandia, 1999.


Superstudio, 5 storie del Superstudio (vita), 1971-1973.

 
 

Nancy Holt, Sun Tunnels, Great Bassin Desert, Utah, USA, 1973-1976.


Mary Miss, Progetto Jyväskylä, Finlandia, 1994.
 
Christo&Jeanne-Claude, Running Fence, California, USA, 1972-1976.

Tuttavia, sembra che per arte si intenda qui più una modalità, un'attitudine all'ascolto, che non un corpus disciplinare o un prodotto. Ciascuno dei numerosi esempi rappresenta un insieme di informazioni e suggestioni che va ben al di là della semplice descrizione. Accanto alle immagini, rigorosamente in bianco e nero, la trattazione procede in un tutto organico di voci, tra i racconti in prima persona degli artisti e le considerazioni di Galofaro, che apre a riflessioni e a problematiche con approcci ogni volta diversi. Quello che colpisce, allora, di questo testo è che tutti i materiali raccolti, dalle citazioni letterarie che precedono ciascun capitolo, alle schede informative su alcune opere, ai racconti di artisti, architetti, paesaggisti, fino alle riflessioni dell'autore stesso sono messi su un terreno comune come esperienze da cui attingere, come contributi a partire dai quali si possano intravedere "nuovi paesaggi per vivere".

Gli argomenti si succedono fluidamente, lasciando che sia l'emotività a decidere: un percorso quasi onirico, che fa riferimento solo liberamente a schemi cronologici e critici. A partire dalle dichiarazioni di Gianni Pettena nell'introduzione al testo, il paesaggio "si converte in simulacro, in simbolo di un comportamento e di una cultura che lo supporta"; si amplifica nei suoi significati; si estende verso l'intimo umano, come proiezione mentale ed intellettuale, "dilatando lo spazio interiore del nostro corpo che diventa essa stessa parte del paesaggio"; si estende all'esterno a comprendere l'esistente, diviene Earthscape, o "campo esteso" secondo Rosalind Krauss.

Le diverse problematiche si sviluppano all'interno di sei capitoli tematici che, come lo stesso Galofaro avverte, "non devono essere letti necessariamente in ordine". Si comincia con Lo spazio da scoprire dove, attraverso le ricerche di Gordon Matta-Clark e di Décosterd&Rahm, si rivela l'esistenza di aspetti "invisibili" del territorio. Il paesaggio è rivelato, e si manifesta, nel capitolo Ridefinire lo spazio del territorio, attraverso il modificarsi della luce nella sua relazione spazio-temporale, come in Sun Tunnels di Nancy Holt; o attraverso i fenomeni naturali, le cui forze vengono amplificate in una percezione potenziata ed inusuale, come in The Lightning Field di Walter De Maria; o, ancora, attraverso la sua stessa negazione, come in Land(e)scape di Casagrande&Rintala.

In Quando l'arte si trasforma in paesaggio, è presentato Running Fence di Christo&Jeanne-Claude. La scala territoriale manifesta il desiderio programmatico di penetrare "il processo di costruzione e organizzazione" del paesaggio stesso, sperimentando una fruizione dell'opera che si basa sull'azione, sulla percorrenza fisica del territorio.


Eisenman Architects, Ciudad de la Cultura, Santiago d Compostela, España, 2001.

In Arte+Architettura+Contesto, l'opera d'arte "interferisce" nello spazio naturale, divenendone parte attiva integrata, e coinvolgendo lo spettatore in una complessità di rimandi emotivi, come nel Monumento alle vittime ebree dell'olocausto di Eisenman. L'ultimo capitolo, Programmare la superficie della terra nel paesaggio contemporaneo, presenta la "tendenza di alcune ricerche architettoniche a ricostruire le città mediante il paesaggio, rielaborando la Terra e considerandola come una superficie liscia". Il progetto di Foreign Office Architects per Yokohama e le ricerche di Eisenman per il Centro Culturale di Santiago de Compostela sono in questo esemplari. E rappresentano il tentativo di dare una nuova interpretazione del territorio, che contenga l'insieme dei valori simbolici della nostra civiltà contemporanea, come si diceva all'inizio. Tuttavia, questo approccio rappresenta un aspetto limitativo della questione.

Il sesto capitolo, Paesaggi in trasformazione, risulta aperto, non concluso. Delle molte questioni, delle problematiche, delle suggestioni sollevate nelle pagine precedenti, la realizzazione svizzera di Diller&Scofidio rimane l'ipotesi architettonica più audace e consapevole, oltre che unico esempio del capitolo.
Punto di partenza e non esito, Blur inaugura la ricerca di nuove forme di vita e di sopravvivenza sul pianeta Terra, simultaneamente ed ambiguamente arte, architettura e paesaggio.

Italia Rossi
if_rossi@hotmail.com
   
Questa recensione è stata realizzata in collaborazione con Food for Minds.
 

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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