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La scelta di progettare.
Paradigmi per una architettura della vita



Pier Angiolo Cetica
"La scelta di progettare. Paradigmi per una architettura della vita"
Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2003
pp70, €11,00

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Cosa significa al giorno d'oggi progettare? Pier Angiolo Cetica cerca con questo volume di dare una risposta ad una domanda che sembra quasi banale a chi svolge il mestiere di architetto, ma alla quale non sappiamo mai dare una risposta precisa e chiara. L'autore riesce nella prefazione a farci capire immediatamente a cosa andiamo incontro proseguendo nella lettura di questo testo.

"Tre sono i punti su cui si fonda questo libro: la specie umana è affetta da una sua specifica carenza biologica che le rende impossibile vivere nel mondo senza modificarlo. È quindi assolutamente necessario, da sempre, un continuo e incessante intervento di antropizzazione del mondo stesso e, anzi, dell'intero universo."

L'avventura dell'uomo raggruppato in comunità, iniziata secondo la Bibbia da Caino con la fondazione della città di Enoch, rischia di terminare se non saremo in grado, al termine della vita della nostra stella, di antropizzare e portare la nostra intelligenza altrove nell'universo. Questa la conseguenza a cui giunge Cetica! Il processo attraverso cui avviene l'antropizzazione è la naturalizzazione. Naturalizzare significa realizzare il processo di antropizzazione utilizzando elementi e procedure esistenti in natura ad integrazione delle tecniche acquisite dall'uomo e impiegate nell'azione di urbanizzazione. Il che non significa solo fare parchi e giardini, piuttosto che utilizzare energie naturali rinnovabili, ma significa considerare sostanzialmente conclusa la costruzione della rete planetaria di urbanizzazione e ritenere ora necessario intervenire nelle aree non urbanizzate confermando la centralità della specie umana e la sua capacità di operare, per adeguare dall'interno l'ambiente naturale e il suo divenire alle nostre attese e alle nostre necessità. Quindi naturalizzare significa gestire in modo finalizzato la natura, per antropizzare sempre più organicamente e compiutamente il mondo nel quale dobbiamo vivere.

[09feb2004]

Dava Bazar a Bombay:
un rapporto molto stretto fra uomo e macchina (foto di Sebastiao Selgado).


Bidonville di Manhim (Bombay) attraversata da un acquedotto che serve le zone più ricche della città. Foto di Sebastiao Selgado.

Progetto di una città galleggiante: la AZ, lunga 400 metrie larga 300, con 5300 cabine in grado di accogliere circa 10.000 persone; progetto dell'arch. Jean Philippe Zoppini.


L'Alhambra a Granada: il sogno realizzato di vivere ancora nell'Eden perduto.

Il secondo punto su cui si basa il libro è che "esiste la possibilità di formulare dei paradigmi che permettano di partecipare al processo di antropizzazione attraverso l'architettura e attraverso il progettare, gestendo in qualche modo lo stesso processo di antropizzazione in funzione di specifiche finalità." Obbiettivo del processo di antropizzazione è quello di garantire alla specie umana uno sviluppo e un consolidamento continuo della qualità della vita. Ma la qualità è un'entità complessa, che può essere avvicinata, compresa solo attraverso un paradigma semplificato al quale riferirsi. Un paradigma è rappresentabile sotto forme di elenco ordinato dei livelli di qualità individuati. Sulla base di questo paradigma si può parlare dell'architettura intesa come opera, e ben distinta e diversa dal progettare, inteso come attività. E Cetica riprende la triade vitruviana affermando che evidentemente la prima qualità che un'architettura deve possedere deve essere la stabilità! La qualità che da qualche tempo oramai è diventata quasi prioritaria nelle nuove architetture è quella di immagine, che spesso ha un limite, ovvero tende ad essere sempre più effimera e virtuale. Difficile distruggerla nella sua totalità, perché in fondo un'architettura è solida, può cambiare pelle, ma esisterà sempre, nonostante i vari tentativi di smaterializzarla.

Concetto importante che l'autore introduce alla fine del secondo capitolo è quello di architettura dell'omologazione e architettura della diversità. Questi paradigmi si differenziano dal raggiungimento o meno dei vari livelli dell'architettura individuati da Cetica. Il riscontro nella vita quotidiana di questi paradigmi lo abbiamo quando possiamo godere delle grandi opere di architettura, senza sentirci troppo delusi e lontani da quelle con mire più contenute: "potremo esprimere un giudizio pesato, compensato, che ci può aiutare ad amare e godere di più l'architettura contemporanea e il processo di antropizzazione che la presiede." Il terzo ed ultimo concetto del libro riguarda la distinzione netta fra architettura intesa come opera, come oggetto, città, territorio o ambiente, ed il progetto inteso come attività. Due ambiti che non coincidono, non si confondono, non hanno paradigmi comuni, non hanno medesime finalità, anche se sono evidentemente connessi, dato che l'architettura solida, fisica, nasce da un progetto.

Ma come nasce l'architettura? L'autore ci dice che molti ritengono che l'architettura nasca da un'intuizione, da un gesto creativo, e che il progettare sia un iter delegabile a tecnici capaci di tradurre l'intuizione in un progetto. La creatività, secondo questi, non seguirebbe processi logici, razionali. Altro filone ideologico è quello che rifiuta l'idea stessa di metodo. Atteggiamenti legittimi entrambi; ma Cetica afferma che non si può fare a meno di riconoscere che nel progettare e nel fare l'architettura partecipe della nostra vita, ci troviamo tutti a seguire itinerari simili, a svolgere operazioni inevitabili e codificate, ad assumere decisioni che fanno riferimento ad un corpo disciplinare fluido, ma definito e omogeneo: ci troviamo tutti a seguire un metodo, per quanto personale e temporaneo possa essere. L'adozione del metodo non è altro che un processo di antropizzazione. Altro strumento progettuale oltre al metodo è il gesto, ovvero la manifestazione della creatività individuale. Termini quasi in contrasto, metodo e gesto, ma essenziali entrambi nel percorso progettuale. Quando la specie umana esce dall'Eden iniziano la scienza e la tecnica, inizia la ricerca e la produzione delle risorse necessarie all'inarrestabile processo di antropizzazione.

La conoscenza e l'informazione sulle opportunità ambientali, e cioè sulla presenza o meno, nello specifico ambiente coinvolto dal progetto, di circostanze o condizioni favorevoli al realizzarsi del progetto stesso, si sviluppano sotto forma d'analisi e di comunicazione. Informazione e comunicazione sono altre due parole chiave di questo testo. E per farci capire il suo concetto di comunicazione l'autore dice: "Tanti anni fa Argan notava che a nessuno è venuto in mente di definire il periodo romanico come il periodo dell'artigianato, benché in quell'epoca il sistema produttivo e l'apparato tecnologico fossero artigianali, mentre noi abbiamo chiamato la nostra civiltà industriale ponendo l'industria come supremo valore da assumere per tutti gli altri valori. Oggi noi definiamo il nostro periodo come era dell'informazione nella convinzione che sia l'informazione, appunto, a caratterizzare il nostro tempo. (...) Stiamo facendo confusione fra dato, informazione, comunicazione dell'informazione, tecnologia della comunicazione dell'informazione. La nostra, semmai, è l'era della tecnologia della comunicazione dell'informazione."

Conclusione alla quale giunge Cetica in questo saggio è che il progettare è un'operazione artistica mediante la quale è possibile contribuire ad una politica volta a fare in modo che l'uso delle risorse e delle opportunità sia correttamente finalizzato al raggiungimento degli obbiettivi di qualità espressi dalla specie umana. Progettare è accettare il processo di antropizzazione e parteciparvi, e l'esistenza di un processo di antropizzazione impone la scelta di progettare! La scelta di progettare significa progettare consapevolmente e consapevolmente partecipare al processo di antropizzazione del pianeta.

È un libro denso di profondi concetti. Forse talmente profondi da poter spiazzare uno studente alle prime armi, che si chiede che cosa voglia dire progettare. Ma che può essere fonte di varie riflessioni per coloro che vogliono avere un approccio critico al tema, non solo in ambito degli studi universitari, ma anche nella professione.

Samuele Martelli
samuele.m@inwind.it

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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