home > books review

Books Review

IaN+: Interferenze con il reale



IaN+
"IaN+: Interferenze con il reale"
Edilstampa, 2003
pp160, €14,00
con una introduzione di Bart Lootsma

acquista il libro online!



    Interferenze con il reale è il titolo del catalogo che raccoglie una parte cospicua del lavoro del gruppo IaN+ (1), per la maggior parte progetti presentati in occasione di concorsi, mostre e convegni, nazionali e internazionali. (2) Il catalogo è sostanzialmente organizzato in due sezioni. La prima, ovviamente la più ampia, contiene i progetti raccontati con parole stringate, però efficaci e chiare, ma soprattutto grazie all'evidenza dei diagrammi esplicativi e delle immagini. La seconda parte del catalogo contiene due saggi: "Nuova ecologia dei sistemi viventi" di Carmelo Baglivo e Luca Galofaro e "Membrane nel paesaggio" di Bart Lootsma. Mentre il saggio di IaN+ descrive l'approccio progettuale e dà una chiave interpretativa generale del loro lavoro, il saggio di Lootsma definisce le coordinate all'interno delle quali si muove la generazione a cui appartiene IaN+ e propone alcune chiavi di lettura dei progetti del gruppo romano.

I progetti presentati nella prima parte non sembrano, almeno apparentemente, organizzati per temi e neppure rispettano un ordine cronologico. Io propongo due chiavi di lettura intrecciate, l'innesto e l'ibridazione natura e architettura, attraverso le quali spiegare il titolo del libro. Mi sembra che nei progetti di IaN+ l'interferenza sia generalmente prodotta attraverso l'innesto. In botanica l'innesto consiste nel trasportare una parte di una pianta dotata di gemme su una pianta radicata al suolo, favorendone la saldatura e lo sviluppo, in modo da formare un solo individuo, normalmente migliore o diverso, determinato sia dalla parte innestata sia dalla pianta che lo ospita. Allo stesso modo, le architetture di IaN+ si collocano nel territorio, o nella città, come innesti che crescono in parte determinate dal luogo e in parte modificando il luogo stesso. Per questo "è indispensabile configurare un progetto che muova dall'analisi attenta del contesto e delle tensioni che vengono in contatto all'interno del contesto stesso. Il territorio trae forza dalla valorizzazione dei luoghi, dalla cultura degli insediamenti e dei valori estetici e funzionali dello spazio pubblico tramite i quali il progetto conferma la specificità delle regole insediative, non generalizzabili ma vincolabili alle caratteristiche del luogo e di per sé generatrici di nuovi equilibri". (3)

  [31may2004]


Il concetto di interferenza, così come definito attraverso la pratica dell'innesto, è evidente nei progetti: Elastic Box, Info Point DARC, Park Lodges, New DADA Headoffice e Teletubi, tutti accomunati da uno stesso elemento di partenza che si trasfigura relazionandosi con le differenti condizioni al contorno, ossia interferendo con un insieme di dati che formano il contesto reale in cui l'intervento si colloca. L'elemento di riferimento dei progetti dianzi citati è un volume cilindrico. Nel caso dell'Elastic Point –un'installazione– il volume è un cilindro virtuale determinato dalla luce che illumina l'opera "Stele" (1961) dell'artista Lucio Del Pezzo. Il cilindro di luce si trasforma in cilindro di policarbonato nel progetto Info Point –uno spazio informativo della DARC– ideato in occasione della VIII Biennale di Architettura di Venezia. I cilindri traslucidi di policarbonato variano percettivamente rispetto ai colori dell'illuminazione (e la luce varia di intensità in funzione delle persone presenti all'interno di ogni singolo volume) e dimensionalmente rispetto alla funzione che devono ospitare.

I tre cilindri del progetto sono concepiti per essere inseriti in qualsiasi ambiente e per diventare divisori tridimensionali per la loro capacità di strutturare lo spazio dove possono essere posizionati liberamente (secondo le diverse esigenze funzionali e dimensionali dell'ambiente) in quanto solidi isotropi che possono essere ruotati di 360° rispetto al piano orizzontale, mutando la posizione degli ingressi e delle superfici di proiezione, senza che il progetto subisca modifiche sostanziali. Lo stesso cilindro dell'Info Point si ritrova nel Park Lodge a Roma –un progetto che prevede l'inserimento nei parchi dell'EUR di alcuni punti attrezzati–, solo che qui cambia il materiale: dal policarbonato "artificiale" dello spazio digitale per Venezia si passa a un materiale naturale, infatti dei listelli di legno che fanno da brise-soleil avvolgono il cilindro, perché il progetto è ubicato in un parco alberato. Grazie alla scelta del legno i punti attrezzati quasi si mimetizzano con il bosco. Dei volumi troncoconici –una sorta di deformazione del cilindro– sono il tema portante del progetto per il nuovo spazio DADA a Firenze.





All'interno di un edificio preesistente, in uno spazio che si sviluppa su due piani, IaN+ inserisce volumi di dimensione variabile che ospitano spazi per le riunioni, il lavoro privato, lo scambio di informazioni e il relax. Questi volumi, oltre a mettere in comunicazione i due livelli, sostituiscono i tradizionali elementi divisori bidimensionali con elementi tridimensionali che separano e uniscono allo stesso tempo. Il progetto sembra la trasposizione in uno spazio chiuso dell'Info Point di Venezia e delle attrezzature per i parchi EUR a Roma. Gli stessi tubolari, però distesi in orizzontale, diventano Teletubi, un progetto sul tema "Lavora in casa". I tubi vengono innestati nelle pareti verticali degli edifici a corte del quartiere di Testaccio a Roma. I Teletubi inventano un nuovo modo per intensificare e completare le funzioni di un edificio preesistente, definiscono un nuovo spazio in grado di inglobare il paesaggio esterno e si affermano come un luogo possibile per il relax, lo sport e il lavoro.

 


Ciò che emerge chiaramente da tutti questi progetti è che lo stesso cilindro si è trasformato e modificato interferendo con le condizioni al contorno e le richieste funzionali. Quindi, un unico elemento (economia espressiva e formale), attentamente relazionato, è in grado di definire architetture diverse. Alla luce di ciò diventano chiare le due affermazioni di IaN+ quando dice: "la nostra attenzione si sposta quindi sulla conoscenza delle relazioni piuttosto che sugli oggetti che le compongono, e presuppone la consapevolezza della stretta interdipendenza tra gli eventi che interessano territorio e architettura" (4), e quando sostiene, citando Jean Nouvel, "che mira a concepire uno spazio che sia contemporaneamente tutto e niente, che significhi il meno possibile nell'espressione e il più possibile nelle potenzialità, nelle mutazioni; uno spazio che si presterà a tutto ciò che vorremo con pochi mezzi".

La dichiarazione di intenti di IaN+ è chiara: depotenziare il valore dell'immagine e la sua espressività immediata per concentrare tutta l'attenzione sulle relazioni che l'architettura è in grado di generare all'interno dello spazio in cui si colloca.
Con questa strategia si mette in secondo piano l'importanza della forma dell'oggetto architettonico, che viene sopraffatto dagli eventi e dalle relazioni che è in grado di determinare e definire, perché lavorare sul concetto di architettura "come living system non significa fare riferimento all'oggetto architettonico e allo spazio racchiuso al suo interno, ma significa comprendere prima di tutto, le diverse relazioni che l'architettura instaura con il paesaggio per cercare di ridefinire un nuovo concetto di territorio, visto come spazio di relazione tra il paesaggio e gli esseri umani che lo abitano". (5)
Tutte queste architetture dimostrano, infine, un alto grado di reversibilità e adattabilità che fa pensare: alla possibilità di smantellarle senza che esse abbiano in qualche modo inquinato il sito in cui sono state collocate; alla possibilità di aggiungere o togliere pezzi in funzione di esigenze diverse, senza compromettere l'ordine debole del progetto, che comunque rimane visibile; alla possibilità di cambiarne la destinazione d'uso senza che l'idea organizzativa generale abbia risentirne, senza che l'assetto complessivo ne risulti compromesso. Sono architetture pensate non per durare, ma per evolversi nel tempo.

NOTE:

1. IaN+ si costituisce nel 1997 e si struttura attorno ad un nucleo di tre persone con formazioni ed esperienze professionali diverse. All'interno del gruppo Carmelo Baglivo e Luca Galofaro si occupano della progettazione architettonica e della produzione teorica, mentre Stefania Manna delle componenti di fattibilità e realizzazione.
2. IaN+ appartiene a quella generazione di architetti "internazionali" che ha capito l'importanza di staccare il cordone ombelicale con la propria nazione per seguire percorsi personali e alternativi a quelli proposti nelle università: andando a studiare all'estero; andando a lavorare negli studi dei propri maestri; confrontandosi attraverso la collaborazione con altri studi o progettisti stranieri per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze; partecipando a concorsi internazionali; partecipando e organizzando tavole rotonde e dibattiti.
IaN+ appartiene a quella generazione che ha maturato la convinzione che la ricerca, almeno oggi, si fa soprattutto fuori e lontano dall'università. Appartiene a quella generazione che è riuscita ad attivare canali di promozione delle proprie idee attraverso la partecipazione o l'organizzazione di convegni, la creazione di riviste cartacee e digitali, siti Internet, autonomamente dalle istituzioni ufficiali e spesso autofinanziandosi. Il gruppo 2a+p, nel saggio introduttivo del libro GR. La generazione della rete. Sperimentazioni nell'architettura italiana, laddove definiscono le categorie della ricerca architettonica italiana, ha definito questo atteggiamento propositivo nella circolazione delle idee come appartenente alla categoria dell'operatività.  La divulgazione e la sperimentazione delle proprie idee e proposte assume un carattere operativo attraverso l'organizzazione o la cura dei concorsi, esposizioni, dibattiti e la produzione di pubblicazioni.
A conferma di un rinnovato fermento vi è un'intensificazione del dibattito culturale, all'interno del quale la nuova generazione ha un ruolo di protagonista.
3. IaN+, Interferenze con il reale, Edilstampa, Roma 2003, p. 142.
4. Ibidem, p. 146.
5. Ibidem, p. 142.
6. Ibidem, p. 120.
7. Da un'intervista fatta a Domizia Mandolesi redattrice della rivista dell'ANCE "L'industria delle costruzioni".
Housescape mi sembra un progetto che tiene assieme le due chiavi di lettura che ho proposto: l'innesto e l'ibridazione natura-architettura. Housescape è un progetto che si pone come interferenza fra naturale e artificiale; infatti, la casa, pur presentandosi come un volume innestato nel terreno, non cerca di modificarne l'andamento orografico, piuttosto cerca una relazione, ossia un'integrazione, fra natura e artificio, tanto da far pensare che la casa non sia altro che una porzione di paesaggio esterno racchiuso all'interno da un involucro. Housescape riesce a creare un paesaggio domestico (considerata la variata e ricca articolazione spaziale), dove il progetto non lavora in prima istanza sul problema della forma, ma sul sistema di vita delle persone che lo abiteranno, persone alle quali viene demandata la libertà di colonizzarlo come meglio crederanno. Questo spazio domestico mi sembra fortemente debitore dei progetti per la fondazione Mies van der Rohe e per la Casa di Goethe.
 


Sono entrambi progetti poetici che ragionano in astratto sul tema dello spazio in quanto vuoto determinato dalle azioni, dai movimenti e dai desideri di coloro che lo abitano. In particolare "la Casa di Goethe non è che un viaggio all'interno di una casa ideale, in cui gli spostamenti dell'uomo ed i continui, conseguenti, assestamenti dello spazio che lo circonda sono orchestrati dal fluire delle emozioni e delle esigenze concrete, assecondando la precisa volontà di modificare –col movimento– la realtà esistente. È la mappatura topologica per attività a definire gli spazi della casa: l'uomo con il suo movimento cerca di ricollocarsi in un ambiente seminaturale e la sua posizione diventa concentrazione di uno spazio abitabile trasformato dai flussi di connessione tra le sue attività". (6)

Sia Housescape che la Casa di Goethe sembrano essere un'evoluzione, a un livello più astratto e concettuale, di Urban Space, un progetto del 1996 redatto in occasione del concorso nazionale Centopiazze a Roma. L'intervento sviluppava in termini più realistici, ma non meno interessanti e riusciti, alcuni temi che saranno poi ripresi in Housescape e nella Casa di Goethe: mantenere un forte carattere naturalistico del luogo, attraverso l'integrazione dell'architettura nella natura, e viceversa, e costruire un progetto capace di tener conto delle esigenze che nascono spontaneamente negli abitanti. Dai temi sviluppati nei progetti Centopiazze e Housescape credo abbia origine il Congress Center a Darmstadt.



È come se Housescape fosse stata ribaltata e avesse perso il proprio involucro per ospitare al di sotto delle sue rampe gli spazi richiesti dal bando di concorso. L'edifico viene concepito come modulazione del terreno piuttosto che come oggetto a se stante; le rampe inerbate sembrano un'estensione del prato circostante con il quale si ibridano. Il Congress Center si inserisce nell'ambito delle ricerche che mirano a fondere natura e architettura per creare paesaggi ibridi fra natura e artificio. Un paesaggio natural-artificiale viene anche ricreato nel progetto Europan 5, dove la sovrapposizione di più unità abitative in un'unica lama crea un paesaggio verticale che rimanda a una foresta artificiale grazie anche al sistema di giardini sovrapposti che compongono le singole unità abitative.



Infine vorrei porre l'accento sull'iniziativa editoriale di Edilstampa che con questo volume inaugura I cataloghi de l'industria delle costruzioni, "la nuova collana dedicata al lavoro di giovani gruppi di architetti italiani, promossa dalla rivista dell'Ance nell'ambito di una serie di pubblicazioni che affronta i principali temi dell'architettura contemporanea.
Obiettivo della collana è quello di colmare il vuoto editoriale che generalmente penalizza le nuove generazione di progettisti nonostante la qualità e quantità del lavoro prodotto. Questo lavoro, per la maggior parte costituito da progetti redatti in occasione di concorsi, spesso rimasti alla fase di proposta, risulta particolarmente interessante in quanto testimonianza di un'attività di sperimentazione di livello avanzato e assolutamente competitivo nel panorama architettonico internazionale. Caratteristica delle pubblicazioni è quello di proporre, all'interno di una veste editoriale comune, la produzione dei singoli gruppi di architetti organizzata nella forma grafica più adatta ad illustrare il particolare percorso di ricerca seguito da ciascuno". (7)

Matteo Zambelli

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






Per proporre o recensire pubblicazioni
è possibile contattare la redazione di ARCH'IT
all'indirizzo booksreview@architettura.it


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage