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Ca(u)se perturbanti.
Architetture horror dentro e fuori lo schermo



Davide Manti
"Ca(u)se perturbanti. Architetture horror dentro e fuori lo schermo.
Fonti, figure, temi"
Lindau, 2003
pp419, €29,00

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L'università è soprattutto ricerca, la ricerca è evoluzione dei concetti e della disciplina, è indagare nuovi orizzonti che potrebbero rimanere nell'ombra, nell'oscurità. Una tesi, dovrebbe essere scandagliare una possibile idea di architettura o i rapporti che essa ha con altre discipline o tematiche e "studiarla", approfondirla nelle sue molteplici sfaccettature, integrandole, sovrapponendole, fino ad identificare il nostro pensiero. La tesi di ricerca di Davide Manti (conseguita con lode e dignità di stampa presso la Facoltà di Architettura dell'ateneo genovese, relatore prof.ssa A. Gazzola, correlatore F. Poggi) è proprio questo. Una ricerca di crinale che si muove sul labile confine tra due discipline apparentemente diverse: il cinema e l'architettura. Una tesi che scandaglia nell'ombra oscura dello "spazio", nei ventri della scenografia dei set cinematografici horror e della concezione dello spazio scenico. Un occhio attento all'uomo, alle sue emozioni, ai suoi desideri, alla sociologia, all'antropologia, alla psicologia.

Una tesi che è stata premiata con il prestigioso riconoscimento del sindacato cinegiornalisti italiani: il Premio "Filippo Sacchi" per le migliori tesi di argomento cinematografico del 2002. La tesi è poi stata presentata sulla webzine archandweb. Oggi è divenuta, se pur in forma e linguaggio diverso, un libro, pubblicato da Lindau Editore e presentato ufficialmente al Courmayeur noir in Festival il 5 dicembre scorso, manifestazione internazionale dedicata al cinema e alla letteratura "nel segno del giallo" in presenza di importanti personalità del mondo del cinema. Un percorso articolato, su più fronti e livelli comunicativi che conferma il valore delle idee del Manti.



Una ricognizione a 360 gradi ed in "3D" su ciò che la casa "cela dietro/dentro di sé" attraverso i fotogrammi di un secolo di cinema horror. Uno scandagliare, su piani diversi, del Novecento in pellicola attraverso testi di teoria e critica architettonica (Vidler), riferimenti psicanalitici (Freud) e sociologici (Morris), lo "spazio intimo e domestico" della casa. Un insieme di inquietudini ed emozioni rappresentate e irrorate sullo schermo: il mito dello sdoppiamento, le ombre e l'espressionismo del dottor Caligari, le distruzioni di slapstick, le città del noir e del B-movie americano, le rovine desolate dell'Europa post bellica, la corporeità devastata negli anni '80.

Emozioni e fotogrammi capaci di fa scaturire ciò che Freud ha definito come l'unheimlich, il perturbante. L'analisi di esempi scenografici che vanno dalle piazze dei fratelli Lumière e di Edison, passando per le haunted houses della Universal e gli ironici hitchcochiani, i labirinti claustrofobici di Shining, Twin Peaks, Il Regno e Cube, approdano oggi negli sfavillanti video navigabili dei videogiochi e della realtà virtuale. Un testo voluminoso, dall'indice ricco e variegato, corredato da sette schede di approfondimento su altrettanti set, poche le immagini e sfortunatamente in bianco e nero. Mi piace ricordare le parole del Manti che, seduto al mio fianco di fronte allo schermo del computer, navigando tra un sito e l'altro, tra un'immagine e l'altra mi disse: "tutti credono sia un libro di cinema ed invece io parlo di architettura, di "progetto" perché per me progettare significa anche questo, un rilievo attraverso i fotogrammi, un'idea che si sviluppa attraverso lo studio di una scenografia". Questo concetto mi piace, mi incuriosisce pensare che l'architettura si cela anche, nei nostri pensieri, nella nostra immaginazione.

"Ad ogni istante, vi è di più di quanto l'occhio possa vedere, di quanto l'orecchio possa sentire, qualche area o qualche veduta rimane sempre inesplorata. Niente è sperimentato singolarmente, ma sempre in relazione alle sue adiacenze, alla sequenza di eventi che portano ad esso, alla memoria delle precedenti esperienze" così scriveva Kevin Lynch e il libro di Manti ancora una volta lo conferma.

Giacomo Airaldi
g.airaldi@tiscali.it
[17mar2004]

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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