home > books review

Books Review

Polveri urbane



Umberto Cao, Luigi Coccia (a cura di)
"Polveri urbane"
Meltemi, 2003
pp168, €12,50

acquista il libro online!



Appartenente alla collana "Babele" della casa editrice Meltemi, il libro raccoglie alcuni contributi teorici dei docenti del Master Universitario in "Riqualificazione architettonica nelle aree della urbanizzazione diffusa", svoltosi presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno nel 2002 sotto la direzione di Umberto Cao.

Come spesso accade quando le cose evolvono positivamente, l'intuizione del tema nella scelta dell'ambito specifico dell'esperienza formativa ha fatto sì che dai ragionamenti sulle più evidenti condizioni concrete della metropoli contemporanea si sviluppasse un più generale confronto di giudizi e strategie operative tra diversi ambiti disciplinari.
Il libro non si presenta, come spesso accade, nelle vesti di un'asettica restituzione di riflessioni legate a occasioni specifiche. Al contrario e opportunamente pezzi diversi se non antitetici sono abilmente imbastiti con un filo "grigio" e ricomposti in uno stupefacente patch-work in cui a prevalere non può che essere il disegno trapunto dei curatori.

Già il titolo, d'altro canto, è in tal senso immediatamente esplicito. Polveri urbane, infatti, più che alimentare l'aspettativa di un terreno di confronto neutrale, promette una visione orientata dalla nozione dell'avvenuta polverizzazione del corpo urbano come anche dei discorsi e delle teorie su di esso e per esso precedentemente elaborati.
Come dire: questa è l'attuale condizione metropolitana. Il nostro spazio è questo e non ne possediamo un'altro. Ed invece di accumulare domande senza risposta proviamo non solo a decifrare la nuova forma della città, ma anche ad indirizzare la sua trasformazione attraverso il progetto.
L'introduzione ed i due saggi dei curatori danno corpo a questa ipotesi consumando ogni strada alternativa. Bruciano la terra ad ogni interpretazione di retroguardia stimolando la lettura a confrontare e misurare i discorsi, i giudizi e le strategie raccolti a partire da questa imprescindibile condizione concettuale.

[27apr2004]
 

Dall'agile lettura dei contributi, intelligentemente brevi ed incisivi, in primo luogo emerge ovviamente una sostanziale condivisione della rilevanza degli esiti degli attuali processi di trasformazione del territorio. Non si tratta però di un'ulteriore insopportabile constatazione. Alla qual cosa, peraltro, i singoli autori accennano solo strumentalmente guardandosi bene dal soffermarvisi. Ciò che al contrario stupisce, ed un po' insospettisce, è una sorta di avvenuta generale metabolizzazione delle nuove forme dell'ambiente costruito, proprio nel nome di una volontà trasversale di decifrazione e di progetto. In questo sfondo, ormai collettivamente scomposto e ricomposto, paradossalmente appaiono appiattite anche le osservazioni di Paolo Desideri. Tra i primi in realtà ed in tempi non sospetti a rilevare la crisi degli strumenti disciplinari di fronte ai nuovi processi di trasformazione del territorio e ad affermare l'assunzione di valore dei caratteri apparentemente banali della città contemporanea.

Eppure, saltate a pie' pari "kunderianamente" e poco scientificamente, tranne che da uno dei curatori. In secondo luogo, pur muovendo da posizioni spesso radicalmente differenti, i ragionamenti raccolti prospettano nel loro insieme la reale possibilità di uscire da un pensiero che tendi a ridurre, o meglio a ricondurre le oggettive differenze e potenzialità degli eventi urbani contemporanei all'interno dei due termini di un discorso esclusivo: verso l'atopizzazione del mondo o la sua periferizzazione. Di percorrere quindi quella "via differente", esplicitamente auspicata da Chiara Merlini, che muovendo dalla considerazione dei nuovi assetti ed aspetti più correnti e quotidiani della città come materiali del progetto, si cala in una dimensione interpretativa e di confronto attivo con i problemi e le domande di una società in trasformazione.

Ciò sembra emergere in quei discorsi che rigenerano la tensione ad un impegno profondamente civile dell'architettura sia quando tentano di elaborare delle risposte concrete a delle esigenze sociali nuove, sia quando rivendicano uno specifico punto di vista immutabile assumendone di fatto direttamente e senza "paracadute" la responsabilità.

 

  A ritroso, tuttavia, ci si accorge che forse le pagine grigie con testi dei curatori e foto di Peppe Maisto, anziché per anticipare e raccordare gli interventi, sono in realtà state messe per vampirizzarli e "modificarne geneticamente" i contenuti. Fino a risuonare come ritmo di fondo particolare; che nasce certo, come nel jazz, dalla dissonanza dei singoli disegni ritmici sviluppati dai solisti che si apostrofano e si rispondono, si stimolano e rilanciano l'un con l'altro, ma che contiene comunque un'autonoma intenzionalità progettuale.

Marco D'Annuntiis
jaga_dm@libero.it

 

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






Per proporre o recensire pubblicazioni
è possibile contattare la redazione di ARCH'IT
all'indirizzo booksreview@architettura.it


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage