home > books review

Books Review

Conversazioni sotto una tettoia



Davide Vargas (a cura di)
"Conversazioni sotto una tettoia. Giancarlo De Carlo, Tony Fretton, Umberto Riva, Ettore Sottsass"
CLEAN, 2004
pp63, €13,00

acquista il libro online!



La parola "conversare" deriva dal latino conversari "trovarsi insieme", ma è anche un composto, di origine linguistica medioevale, di cum "con" e versari "aggirarsi".

È sempre bene risalire all'etimo delle parole ed al loro intrinseco significato. Nel commentare un libro che riporta dialoghi, conversazioni tra persone e, nello specifico, tra architetti, risulta qui quanto mai opportuno. In genere, si dialoga in un luogo. Questa volta lo si fa "sotto una tettoia" dove quest'ultima rimanda alla protezione, al confine impercettibile tra interno ed esterno. Si intuisce chiaramente che possa essere metafora della Architettura. Dunque, trovarsi insieme o, meglio, aggirarsi con altre persone, al riparo della Architettura. Ma protetti dalla Architettura per poterla poi superare e manifestare, di contro, la propria intimità. Davide Vargas, curatore di questo libro, è un architetto, cultore di letteratura.

[09may2004]





Davide Vargas, casa ad Aversa, 2004.
 
Ma è soprattutto buon scrittore. Negli ultimi anni ha girato in lungo e largo Italia ed Europa per trarre dal dialogo con altri progettisti certezze o incertezze del mestiere: verifica dello stare dentro o, al contrario, dello stare fuori.

Nell'introduzione al libro, scrive: "Sulla traccia dell'interesse per questo processo, in quanto esperienza condivisibile, naturalmente con i modi propri, è stato poi naturale –meglio: un bisogno– andare a cercare testimonianze diverse di autori diversi che con linguaggi propri trasmettono una specie di fiducia a "fare" per chi opera nello stesso campo... È stata, come si vede, una ricerca di alimento. Ne viene fuori un'idea di unità dove tutti i piani della persona, compreso i luoghi, compreso un'identificazione con la città, che è naturalmente legame critico e al tempo stesso elastico, concorrono verso la manifestazione esterna, che nel caso è l'architettura, ma non solo...". La verifica avviene sempre alla fine delle interviste con i singoli autori. Questa volta l'occasione viene dal colloquio con Giancarlo De Carlo, Tony Fretton, Umberto Riva, Ettore Sottsass. Quattro personalità apparentemente diverse, accomunate dalla profondità del pensiero. Dalla forte umanità.

Dopo, alla fine del dialogo, quando la parola travalica la disciplina spostandosi verso ben altri contenuti, nel momento dell'abbandono, del distacco da coloro che gli hanno trasferito molte incertezze desunte dalla esperienza, Vargas trae le conclusioni della conversazione. L'unica certezza resta il senso di dignità che sottende la passione per l'architettura: "...per tutti quelli che, in silenzio fuori dai circuiti e dal successo, e sono tanti, lavorano con la stessa dedizione di progettare luoghi più degni. È lo scopo di questa raccolta".

 


Ettore Sottsass, Casa in toscana.

Dopo l'incontro con De Carlo, scrive: "Avrei voluto fare altre domande a De Carlo, per esempio se questo suo atteggiamento così intransigente è mai stato attraversato dalla crisi e in cosa questa si può trasformare o come si fa a progettare una committenza o ancora quanto si può incidere nella realtà o ancora intorno all'immagine della città definita per vettori che costituiscono un grafo variabile che non compromette mai la coerenza dell'insieme e quanto questo grafo può rappresentare una vita. Tutte le risposte sono dentro la sua opera, limpide".

Fuori dello studio di Fretton, ancora: "Grazie per questo incontro. Ho conosciuto un architetto dal pensiero dinamico e permeabile agli eventi. Un architetto che ascolta i luoghi e la storia e configura spazi che hanno la forza di cambiare chi si avvicina, come gli artisti della Lisson. Di questo oggi abbiamo bisogno". E dopo aver lasciato Riva: "Poi abbiamo parlato di altro, preso un caffè e ci siamo salutati, io con la pienezza che l'incontro con un Maestro avvenuto sul piano intenso dell'umanità solo può dare".

E infine, a Milano, lontano da Sottsass, pensa: "Nell'aeroporto di Linate, con l'aereo ritardato di quattro ore per lo sciopero, si avverte più di altre volte tutto il disagio del passeggero trascurato dalle logiche progettuali a favore dei troppi punti vendita ammiccanti e ammorbanti, proprio come avviene nella città dove il dominio dell'immagine schiaccia i veri bisogni dell'uomo. Ettore, con altri pochi, se ne fa carico".

Il dialogo si era impregnato di intimità nella sua evoluzione temporale. E così De Carlo aveva trasmesso fermezza ma anche bisogno di riconoscere le cose di sempre: "...dice di aver fatto poca urbanistica; non poteva consentirsi di distrarre la propria totale identificazione con la città oggetto del suo lavoro, verso nuove esperienze. Un cosmopolita ha un bisogno profondo di radicarsi a un luogo, spera sempre di trovare finalmente la sua città, vive una sorta di nomadismo penoso".

 

 
Giancarlo De Carlo, schizzi.

Mentre Fretton, nella semplice descrizione di una sua opera, manifestava l'immediatezza del suo temperamento: "Di lato c'è una piccola sala da tè che guarda il giardino e sopra c'è una biblioteca che si estende per tutta la profondità della casa. La recinzione e gli alberi costituiscono una vista dalla libreria e dalla sala da tè di tipo domestico".

Ancora di più Umberto Riva, lasciava trasparire dalla sua parola la fluida e continua osmosi tra pensiero interiore e sollecitazioni esterne: "io non ho messaggi da trasmettere, di conseguenza direi che contano il paesaggio, i valori strutturali, il potenziale scenico. Poi esistono le proprie particolari predisposizioni, o inevitabili vizi o virtù. Di conseguenza quelli poi finiscono per riaffiorare in qualche modo, ma direi che quando va bene l'architettura somiglia al paesaggio. Ma poi dipende... può darsi che ci fosse un'architettura più mentale che si potrebbe anche estrarre da un contesto e prendere un atteggiamento di dominio rispetto al resto, ma non è confacente al mio atteggiamento che cerca di prendere spunto, recuperare dai condizionamenti...".


Umberto Riva, Reliquia, 1984-1996.

Infine il morbido disincanto, e l'oggettività verso le cose, di Ettore Sottsass: "L'instabilità è l'accettazione della non verità, la non esistenza di una verità, l'abitudine, ad esempio, alla quale mi sto abituando da anni, a non giudicare o a giudicare molto da lontano, ma soprattutto l'idea che tutto si distrugge, che tutto si costruisce ma si sa già che si distrugge. Tu vivi ma sai già che puoi anche morire, non so bene, c'è sempre questo duplice pensiero che porta a immaginare che tutto è instabile; non c'è niente di definitivo, neanche l'acciaio inossidabile, niente niente niente niente, la vita è l'instabilità, e io tengo conto di questo nel disegnare. Quando parlo di modestia, di calma, di pazienza, dietro c'è sempre l'idea che non sei uno capace di toccare la verità, mai".

E poi, nel corpo del libro, la particolarità delle immagini. Anche qui la scelta è mirata. Anche qui la la forte carica emozionale della conversazione emerge con chiarezza, diverso dal riportare uno scontato e algido pragmatismo disciplinare. Poche foto di architetture. Ma schizzi –immediatezza della sintesi di un'idea– per Fretton e De Carlo e, all'opposto, pitture –manifesto del tempo dilatato del pensiero– come Reliquia e Tentativi di fuga per Umberto Riva o Casa in Toscana per Ettore Sottsass. Ma per De Carlo, anche ricordi fotografici, dove le fotografie e la moltitudine di persone che le affollano, evidenziano la sua intensa azione sociale; lo stesso per Fretton: "Direi, per esempio, che individuiamo lo sfondo sociale osservando i fenomeni, e li portiamo all'attenzione delle persone attraverso gli edifici, o che attraverso gli edifici e gli oggetti facciamo una politica libertaria".


Tony Fretton, Centre for Visual Art, Station Road Sway Hampshire.

Capacità di contrazione cronologica del gesto, lentezza del pensiero profondo e poi, passione e partecipazione.
Non poca cosa, da una breve conversazione.

Raffaele Cutillo
cutillo@ofca.net


Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






Per proporre o recensire pubblicazioni
è possibile contattare la redazione di ARCH'IT
all'indirizzo booksreview@architettura.it


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage