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George Nelson. Thinking |
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Imma Forino "George Nelson. Thinking" Testo&Immagine, Torino, 2004 pp96, €12,39 acquista il libro online! |
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La
figura di George Nelson (1908–1986) non è stata molto spesso approfondita
o presa comunque come usuale riferimento nel dibattito sul progetto
in Italia. Eppure il lavoro dell'architetto statunitense è di importanza
cardine per capire l'evoluzione della disciplina del furniture design,
risultando un indiscusso referente di molti tra i maestri che faranno
grande il design italiano negli anni Sessanta e Settanta. Il volume a cura di Imma Forino, George Nelson, Thinking, appena pubblicato nella collana "Universale di architettura" edita da Testo&Immagine, è quindi la ghiotta occasione per poter inquadrare sinteticamente, attraverso un'esegesi attenta, diligente e senza divagazioni, la figura di quello che già nelle note introduttive viene descritto dall'autrice come "il più intellettuale dei progettisti del good design del secondo dopoguerra, ma anche coscienza critica della cultura e dell'industria statunitense" (pag. 5). Il testo –pur essendo, come tutti gli altri della collana, compresso all'interno di un format predeterminato di pagine– fa trasparire un lungo lavoro di ricerca e il corollario di rimandi, di citazioni, di bibliografia e di buona documentazione iconografica riesce alla fine a restituire un'immagine critica completa e "sedimentata" di questo eclettico progettista. |
[03jul2004] | |||
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Proprio
per la sinteticità, ma al contempo densità di riferimenti e rimandi,
questa pubblicazione potrebbe, a buon proposito, essere inserita nelle
bibliografie dei corsi di Laurea in Disegno Industriale, che si stanno
rivelando "laureifici" di onesti tecnici specializzati, ma
non di progettisti dalle ampie visioni. Paradossalmente l'approccio
con il personaggio George Nelson potrebbe diventare pretesto per ri-generare
quelle che sono state le caratteristiche peculiari del periodo dorato
del design italiano, ovvero una progettazione che si estendeva trasversalmente
dalla grafica all'urbanistica, passando per il prodotto, l'allestimento,
gli interni e l'architettura. Del resto le molte immagini, pur in piccole dimensioni, che ritroviamo a complemento del testo sono sorprendentemente efficaci per stimolare un confronto con molte invenzioni che generalmente ascriviamo al "genio italiano" e che invece nel progettista americano erano già perfettamente in nuce. L'esperienza in cui questo parallelo è quasi eclatante è con le la lampada Bubble lamp (1947) che, "progettata assieme a William Renwick, utilizza il cocoon, un materiale costituito da polimeri spruzzati e impiegato nell'esercito per proteggere nei depositi i mezzi di trasporto non in uso" (pag. 55). La stessa innovativa tecnologia che evolverà, con forme analoghe, nei modelli Taraxacum 60 (1960) e Viscontea (1962) dei fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Di analogie con altri best sellers ne ritroviamo molte altre ed è incredibile la contemporaneità di certe soluzioni formali ed ergonomiche che pienamente appartengono al nostro contemporaneo. Non solo quindi prodotti quali il famoso e scenografico Marshmallow Sofa (1956) in cui "la tipologia del divano viene trasformata in struttura bidimensionale cui si aggiunge, specularmente, una serie di cuscini imbottiti uno per uno, colorati come caramelle" (pag. 54), ma anche soluzioni tipologiche complesse. Da ricordare a tal proposito il Comprehensive Panel System del 1961; in questo caso, sottolinea la Forino, "non era più l'architettura a conformare lo spazio interno dell'ufficio (...), ma era l'arredamento ad assumere in tal senso nuova importanza. (...) l'ufficio postindustriale non può più avere un'impostazione gerarchica piramidale, ma deve diventare un network, ossia una rete di collegamenti" (pagg. 62-63). Un pensiero forte, innovativo che pure nella grafica pubblicitaria e di rappresentazione (e nel libro troviamo poche ma significative immagini, sicuro stimolo ad una ulteriore ricerca) si presenta tutt'oggi di una sbalorditiva attualità. Proprio per la complessità del personaggio non era quindi facile l'identificazione che di questo poteva essere offerta e il passaggio illuminante è l'averlo posto tra due "figure-baluardo" per la disciplina del design ovvero William Morris ed Ettore Sottsass. Con il primo vengono evidenziate assonanti riflessioni teoriche sul condizionamento della società attraverso la progettazione dei prodotti, mentre con il secondo viene rilevata la comune forte componente teorica che sta a monte di ogni singolo progetto. Ci è svelato come con Nelson nasca la figura del vero industrial designer che, nella veste di specialista a tutto campo nella disciplina del progetto (dalla teoria alla realizzazione finale, con la coordinazione di tutte le complesse fasi intermedie), ha avuto modo di confrontarsi con una reale produzione seriale. Nel furniture e parallelamente nell'office design è riuscito a far affermare come realtà industriale –tra le altre- la produzione della Herman Miller, referente imprescindibile nel panorama dei produttori di arredamento; un'opportunità questa di relazionarsi con l'industria "dei grandi numeri" che in Italia, simmetricamente, è invece non riuscita anche ai più rinomati progettisti di quegli stessi anni. Non mancano poi nel lavoro di Imma Forino attenti paralleli con le esperienze internazionali più rilevanti, puntualizzando anche le relazioni con l'Italia; con una visione ad ampio spettro è restituita una chiara collocazione del personaggio Nelson, rivalutando implicitamente l'attuale e moderna professione del consulting designer che proprio nella figura dell'architetto americano ha trovato uno dei primi inevitabili punti di riferimento. Roberto Zanon robertozanondesign@yahoo.it |
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Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
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