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Books Review

  Hadid Digitale. Paesaggi in movimento

 
 

Patrik Schumacher
"Hadid Digitale. Paesaggi in movimento"
Testo & Immagine, Torino 2004
pp. 93, €12,39

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[in english]

 

 

 

 

 

 

 

Attraverso un saggio di novantatré pagine e tredici progetti, Patrik Schumacher illustra come l'opera di Zaha Hadid sia stata seminale per l'affermarsi dell'architettura digitale negli ultimi vent'anni. L'evidenza è posta sulla straordinaria continuità fra i radicali progetti degli anni Ottanta e la più cospicua produzione degli anni Novanta e 2000. Rappresentazione e fare architettura sono due lati inscindibili nella produzione dello studio Hadid: il passaggio dai grandi dipinti alla visualizzazione digitale non ha forzato un'adeguarsi della progettazione al nuovo medium rappresentativo, piuttosto ne ha incrementato la complessità. L'occhio con cui Zaha Hadid crea architettura è sempre stato digitale, ovvero basato su deformazioni generate da spazi curvi, punti focali multipli ed angoli visivi estremi.

"One of Hadid's most audacious moves was to translate the dynamism and fluidity of her calligraphic hand directly into equally fluid tectonic systems. Another incredible move was the move from isometric and perspective projection to literal distortions if space and from the exploded axonometry to the literal explosion of space into fragments, from the superimposition of various fisheye perspectives to the literal bending and meltdown of space" (pag. 17).

  [26apr2005]
 
Grand Buildings, Trafalgar Square. London, 1985.


KMR, Art and Media Center. Dusseldorf, 1989-1993.

Questa cruciale operazione rappresenta l'essenza dell'originalità di Zaha Hadid nel contesto architettonico corrente. E, forse, anche la ragione per cui il suo lavoro sia rimasto così a lungo sulla carta. L'operazione surrealista alla base della sua opera è una continua allogamia di mezzi rappresentativi, dalla prospettiva alla pianta e viceversa. Il fondamento generatore dei progetti fatti con il computer sono i suoi dipinti, dove la distorsione delle viste e la sovrapposizione dei piani raggiunge estremi livelli di complessità ed eleganza. La differenza cruciale sta nel fatto che i dipinti richiedono un diverso sforzo compositivo.

Altra operazione seminale è la produzione di modelli di studio in forma di rilievi. I rilievi possono essere plastici in cartoncino bianco, rappresentanti "viste dell'alto", ma possono anche essere rilievi in prospettiva, non-modelli che rappresentano viste prospettiche "estruse" realizzati usando tecniche tradizionalmente dedicate a rappresentazioni in pianta. Questi modelli illustrano un'autentica transizione concettuale, nel senso che possono anche essere letti come vere e proprie piante, e quindi essere tradotti in viste dall'alto.

   
 
High Speed Train Station. Firenze, 2002.

Questa "fecondazione incrociata" di pianta e vista prospettica è iniziata ben prima dell'introduzione del computer nel lavoro dello studio Hadid. L'uso del computer ha inizialmente radicalizzato il suo personale modo di fare architettura, estremizzandone il carattere distorto fino a raggiungere un livello di complessità difficile da controllare senza l'uso di mezzi digitali. L'uso di software di modellazione 3D e di superfici NURBS sta introducendo nella produzione di Zaha Hadid una fusione fra le parti più organica e continua. Come afferma Kipnis con il concetto di Graphic Space, i disegni di Zaha non sono mai stati pura rappresentazione o semplice ricerca formale ma sono stati fin dall'inizio mezzi necessari per elaborare il progetto stesso. Se prima i disegni servivano come base per modificare la pianta, portando ad una non più percepibile differenziazione tra 2D e 3D, ora è il modello 3D che permette di ottenere con maggior velocità e attraverso l'utilizzo di diversi strumenti una nuova complessità spaziale visibile in particolare negli edifici costruiti e nella percezione che si ha di essi.


Guggenheim Museum. Taichung, 2003.

Il libro di Patrik Schumacher riesce in modo chiaro e conciso, ad evidenziare come l'utilizzo di softwares 3D permetta di ottenere in tempi brevi deformazioni complesse e nuove articolazioni plastiche. È lo spazio in questi ultimi progetti realizzati ad essere il principale attore, le forme si caricano di complessità, le linee si adattano l'una all'altra generando fusioni organiche tra le diverse parti. Ai primi disegni degli anni Ottanta che ci lasciavano percepire qualità spaziali radicali e nuove si sostituiscono edifici costruiti. L'edificio della BMW in Germania o il Centro per le Arti Contemporanee a Roma, per esempio, ci permettono di toccare e sentire il culmine di un'elaborazione sullo spazio che si rinnova attraverso una sperimentazione continua, raggiungendo una complessità sottile e calibrata che, come conclude Patrik in Hadid Digitale. Paesaggi in movimento, sa resistere a facili decostruzioni.

Monia De Marchi

moniademarchi@hotmail.com

Manuela Gatto
manuela.gatto@zaha-hadid.com
   
       

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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