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Plastiche: i materiali del possibile
Polimeri e compositi tra design e architettura


 


Cecilia Cecchini
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Plastiche: i materiali del possibile
Polimeri e compositi tra design e architettura
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Editore Alinea, 2005
pp.
168, €25,00

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  La parola greca plastikê, composta da technè (arte) e plasso (dare forma), indicava l'arte di formare figure con materie molli che successivamente indurivano. Ed è nella etimologia della parola la natura profonda della plastica: una materia variata e mutabile, informe e formabile, differibile e regolare. Ma anche la materia dell'idea, la materia delle cose, la materia che la natura aveva dimenticato di creare. Ed oggi il nostro mondo antropico è fatto per buona parte di plastica: oggetti che usiamo, cibi che consumiamo, luoghi in cui viviamo sono di plastica o sono in essa contenuti. Parlare, dunque, di plastica non significa parlare di un semplice materiale, con le sue caratteristiche fisiche e meccaniche, con le sue specificità produttive, con le sue potenzialità funzionali, significa dare conto di ciò che è stato e continua ad essere essenza ed emblema dell'evoluzione tecnologica e culturale della storia contemporanea. 


Kapilux, pannello polimerico a nido d'ape con struttura capillare per doppi vetri, isolante e diffusore della luce. Produzione Okalux, Germania. 


Diafos, laminato trasparente a decorazione tridimensionale. Produzione Abet Laminati, Italia.

Si muove in questa direzione l'ultimo libro di Cecilia Cecchini per offrire al lettore una suggestiva visione di come questo materiale, alimentato dai progressi tecnologici e dall'inventiva progettuale, sia stato e continua ad essere il vero luogo dell'innovazione dell'ultimo secolo. Innovazione che ha consentito di tramutare un pugno di granuli, una manciata di polvere o un barattolo di liquido in un oggetto finito dotato di forma, capace di assolvere ad una funzione così come di raccontarci un senso dell'agire. Questo lavoro di Cecilia Cecchini, pur toccando tutti gli aspetti scientifico-produttivi sui polimeri, non si limita alla natura di manuale storico-tecnico ma indaga i possibili risvolti semantici e progettuali che possono scaturire dall'utilizzo della plastica in tutte le sue declinazioni -dalla produzione di oggetti d'uso ai componenti per l'architettura.

Ma arriva anche a toccare il più che mai attuale tema della sostenibilità ambientale così, apparentemente, in antitesi con la produzione e l'uso di questo materiale. E sottolineando come i punti di forza che hanno reso questo materiale impensabilmente eliminabile dal nostro corredo materico -come la lavorabilità, la leggerezza, l'inalterabilità, la relativa economicità- siano alla radice del suo devastante impatto ambientale, che lo vede accumularsi incrementando esponenzialmente il volume di rifiuti in ogni parte del globo, l'autrice si sofferma tanto sulle due alternative produttive attualmente perseguite -il riciclo e la produzione di polimeri biodegradabili– sia su una differente prospettiva di consumo che vede la plastica come materiale della "durabilità", in antitesi all'"usa-e-getta".



LCP, chaise longue realizzata in un'unica lastra di metalcrilato. Design Maarten Van Severen, produzione Kartell. 

Il testo si divide in due parti, diverse ma assolutamente complementari alla lettura ampia che offre. La prima –dall'emblematico titolo Pensare sintetico– offre una riflessione sulle problematiche poste dal rapporto plurimo tra progetto, materiale e innovazione, presentando un'esaustiva casistica delle tecnologie produttive e delle prestazioni funzionali delle diverse famiglie di polimeri nei loro più svariati campi di applicazione. La seconda parte –esplicata nel suo stesso titolo Plastiche e progetto nelle parole dei protagonisti– è il resoconto di una serie di dialoghi tra l'autrice ed alcune figure, nel campo del design e dell'architettura, il cui lavoro può, ad oggi, essere considerato tra i più interessanti per l'uso innovativo e originale dei polimeri: Ettore Sottsass J., Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Massimiliano Fuksas, Paolo Lomazzi, Marc Sadler. Il libro è poi corredato da un interessate materiale iconografico, che grazie a precise didascalie diventa un secondo apprezzabile livello di lettura, e da una bibliografia accurata così come da una serie di riferimenti a siti Internet di particolare interesse rispetto alle tematiche trattate.

In conclusione il testo di Cecilia Cecchini è un momento di riflessione attenta per chi fa del progetto la propria azione, sia nel campo del design quanto in quello dell'architettura: un'azione che non può prescindere da una continua evoluzione sia prestazionale che semantica. E grazie ad una raccolta ragionata sulle ultime frontiere della ricerca applicata ai polimeri -dalle modificazioni percettivo e sensoriali dei tecnogel e dei tessuti performanti alle prestazioni strutturali dei compositi così come a quelle isolanti delle schiume e dei film- il testo si trasforma in uno strumento progettuale di particolare utilità. Insomma una vera e propria "mappa" per orientarsi nella nostra "età della plastica".

Loredana Di Lucchio
loredana.dilucchio@aliceposta.it
  [05sep2005]
       

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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