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Books Review

Raffaele Panella, Per la città

 


(a cura di) Renato Bocchi
"Raffaele Panella, Per la città"
Gangemi Editore, Roma 2005
pp. 302, €24,00

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Non è mai facile emergere, per una generazione, se costretta al costante confronto con padri ingombranti. Se poi questi sono universalmente riconosciuti come maestri e la distanza temporale che separa le due classi è esigua, le possibilità di riscatto professionale dei più giovani si assottigliano e si allontanano. Carlo Aymonino (1926), Vittorio Gregotti (1927), Aldo Rossi (1931) si sono dimostrati, oltre che geniali architetti, anche abilissimi costruttori della propria celebrità, subordinando alle loro ricerche personali le generazioni successive, a volte spingendole sino all'uniformità calligrafica. Una situazione ben presente nel bel volume che ordina tematicamente il lavoro professionale di Raffaele Panella (1937). Il tratto aymoniniano, evidente almeno nella metà dei lavori inclusi nella pubblicazione, si dissolve infatti verso un lessico appartenente alla scuola romana -che lo stesso Panella ha contribuito con dedizione a fondare- solo nella seconda parte del libro. Una lettura dei progetti panelliani dalla quale emerge comunque la sua straordinaria pazienza nel modificare a poco a poco, lavoro dopo lavoro, la predominanza stilistica dei maestri verso un obiettivo progettuale sistematicamente più collettivo.

  [31mar2005]




Il libro è suddiviso in quattro parti: la prima, in forma di introduzione, è scritta da Renato Bocchi, curatore della pubblicazione; la seconda è redatta da Paola Veronica Dell'Aira e raccoglie i materiali prodotti dai Laboratori urbanistici di Pesaro, Roma e Città di Castello; la terza, che riannoda "i fili dell'impegno di ricerca universitario e della politica culturale" di Panella, è opera di Orazio Carpenzano; infine la quarta, che riordina in forma antologica venti progetti significativi in un arco temporale di trentacinque anni, è a cura di Manuela Raitano. Quattro autori, ognuno in qualche modo legato a Panella in rapporti di lavoro e d'amicizia, che restituiscono un profilo di architetto "anomalo", sia nella assoluta mancanza di personalismi, che nell'ossessiva e purtroppo rara, ai nostri giorni, dedizione all’impegno civile, concretizzato nella progettazione di opere pubbliche "o comunque destinate alla collettività". È come se Panella, per liberarsi della pesante parentela con la generazione precedente, avesse scelto la strada più difficile ma nello stesso tempo anche più coerente, ovvero quella di riconquistare l’architettura al confronto politico sui problemi urbani, ponendosi così in continuità con gli insegnamenti del suo più anziano maestro: Giuseppe Samonà. Non può che essere la città, quindi, il luogo d'elezione in cui Panella desidera operare: "poiché nel concetto di città [c'è] il concetto di civitas, di luogo della comunità urbana". E ancora più importanti, per lui, sono le procedure per raggiungere questi obiettivi: per la città e in nome della sua "comunità insediata" Panella trova di fondamentale importanza il concetto di radicamento dell’architettura nuova nell'esistente. "Radicamento [...] è un processo di profonda integrazione tra nuovo e preesistente in una costante serrata dialettica tra novitas e tradizione, tra continuità morfologica e innovazione linguistica, tra recupero delle tracce storiche e sperimentazione di nuove forme". Non meno fondamentali risultano essere poi altre terminologie, a cui di volta in volta Panella ricorre per indicare con precisione il procedimento architettonico, e che vanno dall'uso dei modelli, all'utilizzo cosciente degli strati e del palinstesto della città, fino al fondamentale concetto programmatico di unità architettonica "a cui è affidato il compito della definizione formale di intere" parti di città.

   
 

Sono le pagine centrali del libro, tuttavia, quelle che dovrebbero appassionare di più il lettore, perché analizzano l'intreccio professionale di Panella con le più importanti ricerche dell'architettura e della progettazione urbana svolte in Italia. Dell'Aira prima e Carpenzano poi svolgono un prezioso lavoro di sistematizzazione di queste ricerche, che vedono impegnati sia il Gruppo Architettura di Venezia, per la città di Pesaro (1976-81), che l'assessorato di Roma di Carlo Aymonino, con i quattro Laboratori per il centro storico (1982-85).

Sono proprio gli anni e i luoghi in cui più si mettono in discussione le divisioni di competenze tra architettura e urbanistica, cercando nel piano una felice sintesi delle due professionalità e sperimentando, forse per la prima volta, oltre a una conseguente interdisciplinarità anche una ricerca di partecipazione di tutta la società interessata ai processi di cambiamento urbano. I prodotti finali di queste esperienze -insieme ai numerosi incarichi, concorsi e sperimentazioni universitarie del gruppo legato a Panella- sono ampiamente documentati nel volume, grazie anche alle numerosissime illustrazioni e alla felice apparecchiatura grafica, che privilegia la lettura comparata del testo e dei progetti.

Vinicio Bonometto

vinicio@iuav.it
   
       

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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