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Dall'uso alla forma.
Un compendio di esperienze sull'abitare moderno e contemporaneo


 


Paola Veronica Dell'Aira
"
Dall'uso alla forma. 
Un compendio di esperienze sull'abitare moderno e contemporaneo
"
Officina, Roma 2004
pp.
334, €24,00

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  Il libro è il risultato di una ricerca nata dal tema sull'interpretazione dell'uso in architettura. Il termine uso ha goduto nel tempo di scarsa considerazione da parte della critica che lo ha visto soggetto a interpretazioni generalizzanti e riduttive. Solo con il Movimento Moderno l'uso riacquista centralità nei temi progettuali riconducendo così il dibattito alla fenomenologia delle cose. La ricerca di Paola Dell'Aira articola il termine uso attorno a tre temi principali. Uso associato al bisogno espressione del rapporto tra uomo e spazio; uso associato al progetto e quindi alla apertura ai possibili sconfinamenti che il processo dinamico ed evolutivo comporta e uso come espressione della forma pur nella loro reciproca alterità.


Frederick Kiesler, Sitting in the endless house. Disegno, 1960 ca.


Eileen Gray, disegno per un tappeto, 1927 ca.

Questo orizzonte teorico trova come campo di indagine l'architettura dello spazio domestico. Il libro propone quattro itinerari ognuno dei quali caratterizzati da un motivo dominante al quale l'invenzione dello spazio domestico si lega svelando di volta in volta una diversa visione dell'abitare e della vita. Il motivo ancestrale, quello biografico e rappresentativo, il tema percettivo legato alla nozione di paesaggio e il motivo vitalista. I quattro itinerari costituiscono anche l'occasione per innescare corrispondenze e riallacciare ipotetici fili conduttori tra ricerche di inizio secolo e sperimentazioni contemporanee allo scopo, scrive Dell'Aira, di restituire profondità storica a concetti solo apparentemente emergenti e di configurare possibili terreni di lavoro nel contemporaneo.

  [15sep2005]

Eileen Gray, Specchio Satellite concepito per la Maison E1027 di Roquebrune, 1926-1928.


Consulto progettuale Casa Barcelona, 2001. David Chipperfield, "il bagno idrante".

Steven Holl, Y House, NY, 1997, schizzi.

Il motivo archetipo ancestrale, cioè la casa informale tra arte e natura, ripercorre le esperienze maturate da Kiesler all'inizio degli anni '50 ad oggi. L'idea della casa è riportata all'archetipo della caverna "per rompere interamente con la tradizionale prigionia cubica... per eliminare la netta distinzione tra pavimento pareti e soffitto" il cui metodo, secondo Pietilä sta nel formare senza raggiungere una forma, nell'accumulare spunti senza svilupparli onde consentire una trasformabilità illimitata. L'autrice fa precipitare i riferimenti storici, passando attraverso le esperienze italiane di Gabetti e Isola, nel contemporaneo accostandole a quelle più recenti di François e Lewis nelle quali l'architettura si converte in presenza dissolta nella natura generando geografie più che edifici o, come avviene nell'esperienza australiana di Glenn Murcutt, conformandosi culturalmente alla natura dei luoghi.

Il motivo biografico e rappresentativo ossia la casa come universo personale del privato tra generalizzazione e individualizzazione dello spazio. Questo secondo motivo ci conduce dal tema della casa come me ai contemporanei puzzle metropolitani. Dall'attico Beistégui di Le Corbusier agli interni di Gio Ponti, dagli allestimenti domestici di Mollino che consentono di "ritrovarsi isolati in un bozzolo avendo la possibilità di guardare fuori dal mondo volando" alle reinterpretazioni degli interni di Eric Miralles in cui il nuovo è alternato con il preesistente attraverso un sistema di collage e palinsesti nei quali la nuova casa, scrive Dell'Aira, entra come corredo del nuovo utente il quale più che sostituire aggiunge lasciando quanto rimasto di ognuna delle identità che l'ambiente ha assunto nel tempo. Il motivo paesaggistico-narrativo casa come frammento, episodio e trama.

Scrive Hans Scharoun che dobbiamo comporre nello stesso modo in cui boschi, prati, montagne e laghi fanno la bellezza del paesaggio. La metafora del paesaggio, sostiene Dell'Aira, rende operante la dimensione temporale dello spazio, fa scattare la predilezione per le strutture aperte, dinamiche, non conclusive che incorporano il tempo ora attraverso la propria continua differenziazione, ora attraverso l'espressione del proprio principio formativo. 


Hans Scharoun, Casa Mattern, Bornim, Potsdam, 1934. Un interno.

L'interno della casa appare come accadimento continuo, spazio dove tutto può avvenire, costruito per scarti e divergenze. Episodi progettuali come la casa sulla Barceloneta di José Antonio Coderch in cui l'edificio vibra secondo le linee di forza del sito si relazionano in un continuum narrativo con l'esperienza delle case monogrammatiche di Steven Holl innestate nel paesaggio nella maniera in cui "il cielo si rompe, le nuvole piegano, lo spazio interno si innalza verso l'orizzonte lontano". Il motivo vitalista: l'interno domestico come dispositivo spaziale. Scriveva Eileen Gray nel 1929 a proposito dell'appartamento in Rue Chateaubriand che non c'è solo macchinismo. Il mondo è pieno di allusioni viventi, di simmetrie viventi difficili da scoprire ma reali. Per superare i propri limiti l'architettura abbraccia il movimento, esalta il proprio carattere transitorio, approfondisce le proprie possibilità di metamorfosi, di flessibilità e trascende la tipologia. La casa vitalista si esprime nella libertà di cambiamento, affrancata dal puro assolvimento delle funzioni a cui è preposta secondo le categorie del minimo e dell'economico ricerca il superamento del mero funzionalismo attraverso la sperimentazione della forma e del metodo compositivo.

Il libro traccia un filo rosso che si snoda a partire dalle esperienze delle Avanguardie di inizio secolo e del Bauhaus di Walter Gropius fino alle realizzazioni più recenti. Se interroghiamo i rituali riguardanti l'uso degli oggetti con cui viviamo, scrive Ben Van Berkel, inizieremo a guardare diversamente al modo di realizzarli. L'autrice seleziona in base a questa serie di temi un compendio di esperienze, progetti e realizzazioni, personalissimo e eterogeneo allo scopo non tanto di restituire un quadro descrittivo ma di sollevare questioni, di proporre una via di ricerca riferita all'attività progettuale contemporanea sulla quale continuare a riflettere.


Federica Morgia
federica@officina5.it
   
       

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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