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Concrete
Architecture |
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Catherine Croft "Concrete Architecture" Gibbs Smith Publisher 2004 pp. 224, $45.00 acquista il libro online! |
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Un
volume ricco di foto e disegni, una ricognizione per il mondo attraverso
gli occhiali di Catherine, un modo di vedere l'architettura costruita
sotto una coeerenza rigorosa che stabilisce un filo di lucida contemplazione,
in continuità con alcuni riferimenti che si ritrovano nell'introduzione.
Questo libro sottolinea un aspetto importante per l'innesto di una classicità
modernista, una scelta tra le pieghe di sbavature formali e sperimentazioni
tecnologiche abbastanza propagandate, questa panoramica tiene attraverso
una "continuità" come migliore interpretazione della tra-dizione.
Il libro di 240 pagine articolato in quattro registi & capitoli
di archiviazione che raccontano: Home Work Play Landscape |
[08dec2005] | ||
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L'introduzione
percorre storicamente il senso trovando paradigmi come: Early history,
Engineering developments, Concrete and new thinking in architecture,
Concrete and the post-war-world, Le Corbusier and the Unité experience,
Concrete and new Brutalism, Organic form, Concrete adapts, Concrete
contemporery image, Recent Concrete, per concludere con Where
are we now? Il primo capitolo inizia dalla casettina in Svizzera
di Beart & Deplazes, dove emerge il semplice comporre poetico razionale
riproponendo il volume della preesistenza tradotta in cemento armato
con secche bucature, alla house in Berlin degli OIKOS, un doppio volume
in parallelo misto alternato a legno e cemento armato. Una rassegna
di 11 modi di declinare l'abitare ma con forma pura senza barocchismi
o scelta di firme. È questo che caratterizza l'opera in patinata non tanto una scelta di firme (che poi si ripropongono) ma di opere chiare e forti distinguibili dalla loro semplice e logica della costruzione senza citazioni linguistiche o metafore di contrada. Sono tutte costruzioni recenti quasi tutte realizzate nel nuovo secolo a firma di Baeza, Hirakura, Un Studio, Kojima, Servais, Hill, Russell, Jennings, Syndesis, per le case. Il secondo capitolo apre con una bella scuola in Svizzera pensata da Beat Consoni, un proporzionato parallelepipedo duro e grigio all'Armani Headquarters Milano di Tadao Ando. 14 opere che rappresentano: centri di ricerca, case d'architettura, concert hall, scuole d'arte... una collezione preziosa di opere che tra loro si assapora quella affine declinazione di un classico purificato. Così a seguito dopo Consonni, Witt, Foster, Korokawa, Morphosis, Roca, Tschumi, Hild und K Arch., Herzog&de Meuron, Architectus... Il terzo capitolo sarà per i luoghi e per le opere: nel complesso è il più emozionante. Una vera e propria immersione dell'architettura nel paesaggio, dove il tempo si ferma, si sospende in una tensione dell'oblio del silenzio, raggiunto dal ricordo. Dieci progetti realizzati da RCR, Marciano, Norway, Page and Park, Schneider+Schumacher, Gigon/Guyer, Lasso, Tsien., Ando, Kerz. Il quarto capitolo esprime la variegata complessità di intervenire nel paesaggio oscillante tra l'operazione di land art e l'inserimento mimetico/camaleontico. Questi nove esempi si estendono dalla Valleaceròn in Spagna sino a Los Angeles a firma di Sancho-Madridejos, Canosa, Alled Works Arch., Lapeňa&Torres, Taylor/Signes, Ciarlo, Walker, Moneo. Un libro, un bel libro che mi son trovato per le mani, curioso per la semplicità e freschezza che restituisce in un senso di calma un vaglio in coerenza, secondo lo sguardo e attraverso gli occhiali di Catherine Croft, una tendenza, una post-tendenza, la poetica della ragione emerge in atto di vedere, e disporsi come qui sono a casa essendo d'un passo in anticipo sul tempo. È sorprendente che tra gli italiani troviamo solo citato Moretti e la sola presenza di Marco Ciarlo. Sono contento per l'amico Marco, in parte siamo stati un po' gli scopritori di quest'architetto: Marco Ciarlo. Piazza dei marinai e Marco Ciarlo. Ampliamento del cimitero di Borghetto Santo Spirito che ormai annovera una ventina di realizzazioni, che con Pietro Carlo Pellegrini, Davide Vargas, Beniamino Servino, Giovanni Vaccarini e pochi altri rappresentano una realtà concreta, anche con piccole cubature e di qualità, e d'apertura del fare sulla penisola italica. Terra dove la stratificazione dei segni raggiunge una complessità talmente sofisticata tra artificio & natura, tra costruito antropizzato & paesaggio, più di ogni altro Paese europeo e... Brunetto De Batté bdebatte@libero.it |
Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto. laboratorio
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