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Books Review

  Atlas Pintoresco
Vol. 1:
El Observatorio 

 
 

I
ñaki Abalos
"Atlas Pintoresco - El Observatorio Vol. 1"
Editorial Gustavo Gili, 2006
pp. 152, €26.44

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  Il nuovo libro di Iñaki Abalos, edito a Barcellona dall'Editorial Gustavo Gili, rappresenta una profonda interessante riflessione sul carattere fondamentale costituito oggi per la città e la società contemporanea dal nesso fra architettura e paesaggio, ed anzi da una vera e propria rifondazione, in una nuova accezione arricchita, della disciplina dell'"architettura del paesaggio". Il ragionamento prende le mosse dal confronto/accostamento di due immagini –del Central Park newyorkese di Olmsted e della Ville Radieuse di Le Corbusier– già anticipato in italiano da Abalos in un bel saggio al titolo Metamorfosi pittoresca, comparso nel catalogo dell'ultima Biennale di Architettura di Venezia. Due visioni antitetiche del rapporto architettura/paesaggio che conducono tuttavia ad un'immagine quasi identica, in cui figura e sfondo, paesaggio e architettura, invertendo i consueti rapporti del vedutismo settecentesco, dialogano strettamente, al punto da costituire un unicum in cui paradossalmente Le Corbusier si dà come "giardiniere trionfante" e Olmsted come "trionfante costruttore", in cui l'architettura impara dal paesaggismo nuove regole per conoscere e progettare un mondo di forme viventi e in cui il paesaggismo impara dall'architettura le regole dell'astrazione formale. Al punto che da queste immagini sovrapposte sembra emergere "il vero pittoresco contemporaneo, dove alberi e edifici, crescendo assieme, formano un'unica modalità di spazio pubblico in cui possiamo muoverci senza sentirci manipolati, un amalgama che riconosciamo e identifichiamo come il nostro mondo". Architettura del paesaggio e paesaggio dell'architettura si propongono così in una simbiosi nuova e promettente.


Olmsted, Central Park a New York.

Le Corbusier, schizzo per la Ville Radieuse.

Qui si innesta la proposta di Abalos per i nuovi "cinque punti", ovvero cinque ambiti di riflessione, su cui fondare la nuova architettura del paesaggio: il primo riferito alle tecniche costruttive che offrono una base tecnica per la disciplina e la sua stessa ripercussione estetica; il secondo riferito alle tecniche analitiche e progettuali che fondano il nuovo "progetto del progetto"; il terzo riferito alle implicazioni antropologiche ed ecologiche della concezione del paesaggio come costruzione di una nuova modalità di spazio pubblico contemporaneo; il quarto e il quinto riferiti alla relazione che l'architettura del paesaggio stabilisce con la cultura contemporanea –nei suoi domini artistico, scientifico e filosofico e nei suoi rapporti con una propria storia disciplinare.

Ambiti di riflessione che sono ripensati a partire da un complesso di princìpi e categorie di pensiero certamente innovativi:
1. che l'organizzazione di ogni sistema naturale si fondi su sistemi di costruzione altrettanto naturali;
2. che a fronte della capacità di trasformazione prevalga una capacità analitica di "osservazione";
3. che le tecniche di investigazione e progetto del paesaggio siano rigorosamente multiscalari e multidisciplinari;
4. che il progetto si ponga come pianificazione coordinata in tempi differenziati;
5. che si elaborino strategie infrastrutturali capaci di agire a favore della ricontestualizzazione dell'esistente;
6. che si entri in possesso di tecniche di rappresentazione di sistemi dinamici capaci di affrontare la ibridità dei processi di costruzione del paesaggio;
7. che il senso tettonico tradizionale dell'architetto si arricchisca di un senso biologico che è imprescindibile per dominare i processi di evoluzione del paesaggio;
8. che al protagonismo dell'autore e della forma fine a se stessa si sostituisca un protagonismo dell'ambiente fisico medesimo a guidare i processi progettuali;
9. che si rifondino le relazioni spazio, tempo e natura, secondo i diversi filoni di pensiero contemporanei;
10. che si costruisca, come base necessaria per una pratica operativa dello spazio pubblico contemporaneo, una memoria dell'architettura del paesaggio e delle sue radici storiche.

Un punto centrale della riflessione di Abalos -che propone, ripeto, una sorta di simbiosi fertile fra approccio architettonico e approccio paesaggistico/ambientale al tema, tuttaltro che facilmente riscontrabile "in natura"- mi pare riposare sul necessario aggiornamento dello strumentario "tettonico" dell'architetto con una considerazione degli aspetti biologico/processuali connessi agli ecosistemi su cui si opera –operazione in nuce già presente in alcune esperienze cardine dell'architettura moderna (da Le Corbusier a Aalto fino a Holl o a Elias Torres, per citare solo alcuni degli autori menzionati dallo stesso Abalos nel libro). Un punto che apre un'interessante finestra sulle possibilità di dialogo tra un'architettura che si sporge verso il cinematismo e il processuale e un paesaggismo che accoglie apporti dell'architettura costruita.


Robert Smithson, Spiral Jetty, 1969.

Un altro punto centrale sta nella proposta di concepire il paesaggio –nella sua accezione ecologica quanto estetica– come il vero e proprio nuovo "spazio pubblico contemporaneo" e di farlo diventare esso stesso il soggetto del progetto di trasformazione del territorio: un paesaggio/soggetto, da ascoltare e non soltanto da guardare e da analizzare, un paesaggio/soggetto che rivendica una sua vita propria, da esperire attraversandolo, vivendolo, come Robert Smithson proponeva di esperire e di vivere le opere della nuova land-art, secondo una rinnovata concezione del "pittoresco" contemporaneo: un "pittoresco" legato a una molteplicità delle vedute, un'esperienza del paesaggio legata all'attraversamento dell'opera e alla rivelazione delle caratteristiche del sito, in una visione peripatetica –il rimando all'illuminante saggio di Yves-Alain Bois sull'opera di Richard Serra A Picturesque Stroll around Clara-Clara mi pare assolutamente pertinente in tal senso. L'architettura che si prefigura su questa scia non è più l'autoreferenziale architettura griffata che va di moda oggi, ma un'architettura interprete dei nuovi luoghi e dei nuovi paesaggi, come forse fra breve ci verrà imposta di necessità dalle nuove emergenze, non solo ambientali ma anche sociali, che stanno esplodendo nella nostra società e che riempiono oggi i giornali di tutto il mondo.

Renato Bocchi
bocchi@iuav.it

  [17jun2006]
       

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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