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Se volete mandare una cartolina da Bucarest, quale panorama urbano
scegliereste? E quale Bucarest potrebbe essere rappresentata in
una sola immagine? Questo è l'interrogativo di partenza nel libro
di Giuseppe Cinà uscito per le edizioni Unicopli. La città è infatti
più complessa di quello che a prima vista potrebbe apparire; fatta
com'è di eventi e di sovrapposizioni di fasi storiche assai eterogenee
e di culture differenti che difficilmente lascerebbero riassumere
la sua storia urbana nello spazio ristretto del formato di una cartolina.
Per decifrare Bucarest, occorre ricominciare, secondo l'autore,
da una rilettura architettonica, urbana e sociale nel suo insieme,
in tutti i suoi dettagli e passaggi storici, affrontando un argomento
poco frequentato nel dibattito sull'architettura e sulla città.
Perché di argomento quasi sconosciuto tratta questo interessante
e lucido lavoro, in cui, a dispetto del nome della città, che tutti
conoscono come la capitale della Romania, poco in realtà si studia,
e molto rarefatte sono le analisi anche di quelle aree geografiche
e geopolitiche -non ancora ben identificate ed assimilate- che passano
sotto il generico nome di 'paesi balcanici' o di 'Europa centrale'.
Bucarest, città di confine tra imperi passati, quello austro-ungarico
come quello ottomano, ma città dove questo suo essere di confine
è ancora prassi urbana, dove costantemente è ben visibile quella
sovrapposizione tra cultura urbana della metropoli e cultura rurale
contadina.
Pianta
della metropolitana di Bucarest.
Quella di Bucarest è una realtà urbana, sociale e civile di cui
difficilmente si ha una percezione come parte di comuni denominatori
e substrati culturali, ancora lontane dall'essere considerata un
tutt'uno con la realtà delle città di quell'Europa che, faticosamente,
le nostre nazioni stanno costruendo. Basta sfogliare la bibliografia
correttamente consultata da Cinà per rendersi conto quanti pochi
siano gli studi condotti su questa città, studi interessati alla
sua storia, alle sue problematiche, al suo assetto urbano, da parte
degli 'europei d'Occidente', quasi nulli se poi si analizzano gli
autori del nostro Paese.
Mancanza di identità, o meglio, affannosa ricerca di essa, di appartenenza
ad un quadro più grande in cui inserirsi, che proietti la città
ed il paese ad una scala sopranazionale; non a caso il sottotitolo
del libro recita Identità urbana e nuove tendenze. Lo sforzo
di Cinà è quello di sottolineare e di ricomporre un quadro generale
degli strappi, delle complesse sovrapposizioni storiche e fisiche
ancor prima che ideologiche. Trasformazioni urbane ed architettoniche
avvenute in passato, in una città sempre in bilico tra un mondo
d'Oriente e d'Occidente, più o meno marcato dalle varie conquiste
e continue sottomissioni; e così la città si può leggere attraverso
le mille sfaccettature stratificatesi nel tempo. Dalla dominazione
ottomana -in realtà mai vissuta direttamente dalle popolazioni locali-
visibile però nella distribuzione e nella costruzione stessa della
forma urbana, tipica delle città levantine, tra continue commistioni
di metropoli e villaggio, a quella francese di metà Ottocento, più
tipicamente haussmaniana, con i grandi tagli urbani; dalla spinta
innovativa modernista del periodo del regno sino ai più recenti
sviluppi 'statalisti' e rigidi della Romania sotto la dittatura
di Ceausescu.
La capitale romena come esempio quindi delle trasformazioni e delle
contraddizioni del Paese, che a tratti l'hanno proiettata nel futuro,
ed in dinamiche decisamente 'europeiste', mentre in altri periodi
l'hanno allontanata drasticamente da essa. Storicamente si assiste
perciò, solo per farne un esempio, ad un'evidente sovrapposizione
architettonica ed ideologica tra la città liberal-borghese di metà
Ottocento e la città socialista della seconda metà del Novecento,
in una cesura dove ben poco spazio è stato lasciato al dialogo tra
le sue parti.
Piazza
dell'Università.
Solo attraverso la ricostruzione dei frammenti rimasti delle aree
della città prive di evidenti 'violenze', si può cercare di dare
un'idea di Bucarest, di ravvivarne la memoria; ed in questo senso
lo studio di Cinà scava nella realtà urbana, scomponendola e risalendo,
a ritroso, alle sue matrici, alle sue forme antiche, al suo essere
cerniera costante tra mondi e modi di pensare differenti, che in
quella parte di Europa si trovavano a coincidere e a coesistere.
Alcune schede disseminate nei vari capitoli, per così dire più tecniche
ed informative, arricchiscono infine il libro; in queste schede
Cinà si sofferma su aspetti sociali e politici legati alla contemporaneità
della metropoli; come la scheda riguardante il prossimo -e tormentato-
ingresso della Romania nell'UE, o quella che si riferisce alla difficile
integrazione della numerosa comunità Rom con il resto della società.
Il
Palazzo del Parlamento.
Vista
generale e sullo sfondo il Palazzo del Parlamento.
Non da ultimo il problema dell'inserimento di Bucarest (destino
comune purtroppo di molte altre città del globo) in quei processi
economici di un iper-mercato sempre più mondiale, inserimento forzato
in regole 'deregolate' del fare urbano contemporaneo, dove la città
viene a trovarsi così in quella fase di passaggio transitoria tra
il suo essere ancora, per certi versi, villaggio che vuol fare parte
del villaggio globale richiesto dalle nuove società in cui -come
ammonisce Cinà- l'incertezza derivante da una non ancora uniforme
identità, rischierebbe di veder cancellate del tutto le molteplici
stratificazioni culturali che l'hanno prodotta.
Luca Orlandi
lucaorlandi@hotmail.com |
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[11sep2006] |