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    Strati mobili
Video contestuale nell'Arte e nell'Architettura

   
   

Alexandro Ladaga, Silvia Manteinga
"Strati mobili Video contestuale nell'Arte e nell'Architettura"
Edilstampa, Roma 2006
pp. 96, €14,00

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L'architettura è diventata fluida, cangiante, incorporea. Il volume Strati mobili Video contestuale nell'Arte e nell'Architettura di Alexandro Ladaga e Silvia Manteinga esplora i diversi livelli di significato del video e le sue facoltà di ridefinire i termini della società metropolitana. In un racconto cronologicamente incalzante, gli autori -fondatori nel 1999 di Elastic Group of Artistic Research- delineano una ricerca trasversale articolata tra architettura, arte, società, filosofie, che riflette sulla rivoluzione linguistica determinata dall'immagine digitale.

Dai primi lavori di Nam June Paik degli anni Sessanta al recente quartiere ‘elettronico' Akihabara di Tokyo, lo studio configura un panorama di sperimentazioni e ricerche artistiche che hanno intrapreso indagini sull'immagine elettronica, dove il video diviene elemento plasmatore di spazi, architetture, città. E se le avanguardie storiche vengono riconosciute come precursori del fenomeno che, nel rifiuto della rappresentazione mimetica, prefigurò il confine tra reale e immaginato, la cultura elettronica ne coglie la forza e la interiorizza.


Eye/I Recorder, Public Video Art di ELASTIC Group of Artistic Research, Piazzale delle Cascine, Firenze 2001.

Una narrazione che origina dalle prime applicazioni digitali in cui il video, già inteso come portatore di nuovi codici semantici, diviene strumento capace di creare luoghi metafisici. In una genesi diversa da quella del cinema, che rimane vincolato alla necessità di materia altra per raccontarsi, il video invece si autoalimenta di pura virtualità e genera realtà che abitano l'etere, vissute tramite dispositivi-protesi (come nel caso di Device for architectural inversion, istallazione del 1979 di Bill Seaman). Le creazioni video ricoprono le architetture, ne negano il valore volumetrico e le rendono superfici. L'immagine digitale veste di nuova pelle immateriale lo spazio, e l'architettura, ora schermo ricevitore di pixel in movimento, si fa teatro di scene simultanee, sensibile ed interagente con i flussi metropolitani. Il video declinato in scala urbana trasforma la città in un grande campo di sperimentazione visiva.


Video Metamorphosis, Public Video Art di ELASTIC Group of Artistic Research, Chiostro di San Pietro in Vincoli, Roma 2002.

Progetti che invadono gli spazi condivisi, ne catturano protagonisti, scorci e sonorità, e ne restituiscono un inatteso ritratto pixelato (Urbansonic, 1988). Quando gli spazi si fanno supporto di immagini, la città diventa luogo elastico, scena di animazioni in loop "capaci di rendere fluida anche l'architettura più solida"; nulla è definitivamente riconoscibile perché tutto è in continua mutazione. Installazioni in cui l'osservatore è al contempo attore del video -come Human highways, installazione site specific del 2002 di ELASTIC- compiono interferenze continue tra virtuale e reale, in un gioco di salti percettivi che crea luoghi ibridi: l'immagine coincide con l'architettura o invece la evade, creando un metaspazio. Sottratti all'univocità interpretativa, i paesaggi urbani diventano mediapoli che si rivelano in superficie. Esplose in caleidoscopiche rappresentazioni di se stesse, le città parlano come affreschi elettronici della loro storia, attraverso sovrapposizioni di strati mobili.


The Night watchmen, Public Video Art di ELASTIC Group of Artistic Research, Tempietto del Bramante, P.zza San Pietro in Montorio, Roma 2006- Prodotto dalla Reale Accademia di Spagna a Roma.

Dalla scatola bianca al paesaggio urbano l'evoluzione è dirompente e veloce: in un equilibrio perennemente labile, l'Arte pubblica definisce la contaminazione perfetta tra l'opera, che si fonde con il contesto e il pubblico, che ne diventa il protagonista (nell'installazione Arcade di Chaos Computer Club del 2002, la biblioteca nazionale di Parigi diventò un computer monumentale con cui lo spettatore interagiva tramite il proprio cellulare). Delusa ogni facile aspettativa di pura contemplazione, "la personalità diventa plurale", e "l'anonimo cittadino della rete ha un doppia personalità": da osservatori diventiamo elemento vivo dell'opera, in un rapporto osmotico e relazionale con l'ambiente, di chiara evocazione duchampiana.

In chiusura del libro, un ricco apparato di approfondimento, -una costante della collana Information Techology Revolution in Architecture curata da Antonino Saggio, che con Strati mobili Video contestuale nell'Arte e nell'Architettura è alla terza di cinque pubblicazioni finora edite, tutte incentrate sullo studio delle interazioni tra mondo digitale, cultura elettronica e contesto architettonico contemporaneo- scorre sui maggiori autori che hanno esplorato il tema del video, a conferma dell'esistenza diffusa e densa di poetiche che intendono le ricerche artistiche occasione di elaborazione di nuovi, inesplorati linguaggi. 

Lucia Bosso
luciabosso@gmail.com

  [02dec2006]
       

Questa pagina è stata curata da Matteo Agnoletto.






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