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L'architettura
è diventata fluida, cangiante, incorporea. Il volume Strati
mobili Video contestuale nell'Arte e nell'Architettura di Alexandro
Ladaga e Silvia Manteinga esplora i diversi livelli di significato
del video e le sue facoltà di ridefinire i termini della società
metropolitana. In un racconto cronologicamente incalzante, gli autori
-fondatori nel 1999 di Elastic Group of Artistic Research- delineano
una ricerca trasversale articolata tra architettura, arte, società,
filosofie, che riflette sulla rivoluzione linguistica determinata
dall'immagine digitale.
Dai primi lavori di Nam June Paik degli anni Sessanta al recente
quartiere ‘elettronico' Akihabara di Tokyo, lo studio configura
un panorama di sperimentazioni e ricerche artistiche che hanno intrapreso
indagini sull'immagine elettronica, dove il video diviene elemento
plasmatore di spazi, architetture, città. E se le avanguardie storiche
vengono riconosciute come precursori del fenomeno che, nel rifiuto
della rappresentazione mimetica, prefigurò il confine tra reale
e immaginato, la cultura elettronica ne coglie la forza e la interiorizza.
Eye/I
Recorder, Public Video Art di ELASTIC Group of Artistic Research,
Piazzale delle Cascine, Firenze 2001.
Una narrazione che origina dalle prime applicazioni digitali in
cui il video, già inteso come portatore di nuovi codici semantici,
diviene strumento capace di creare luoghi metafisici. In una genesi
diversa da quella del cinema, che rimane vincolato alla necessità
di materia altra per raccontarsi, il video invece si autoalimenta
di pura virtualità e genera realtà che abitano l'etere, vissute
tramite dispositivi-protesi (come nel caso di Device for architectural
inversion, istallazione del 1979 di Bill Seaman). Le creazioni
video ricoprono le architetture, ne negano il valore volumetrico
e le rendono superfici. L'immagine digitale veste di nuova pelle
immateriale lo spazio, e l'architettura, ora schermo ricevitore
di pixel in movimento, si fa teatro di scene simultanee, sensibile
ed interagente con i flussi metropolitani. Il video declinato in
scala urbana trasforma la città in un grande campo di sperimentazione
visiva.
Video
Metamorphosis, Public Video Art di ELASTIC Group of Artistic
Research, Chiostro di San Pietro in Vincoli, Roma 2002.
Progetti che invadono gli spazi condivisi, ne catturano protagonisti,
scorci e sonorità, e ne restituiscono un inatteso ritratto pixelato
(Urbansonic, 1988). Quando gli spazi si fanno supporto di
immagini, la città diventa luogo elastico, scena di animazioni in
loop "capaci di rendere fluida anche l'architettura
più solida"; nulla è definitivamente riconoscibile perché tutto
è in continua mutazione. Installazioni in cui l'osservatore è al
contempo attore del video -come Human highways, installazione
site specific del 2002 di ELASTIC- compiono interferenze
continue tra virtuale e reale, in un gioco di salti percettivi che
crea luoghi ibridi: l'immagine coincide con l'architettura o invece
la evade, creando un metaspazio. Sottratti all'univocità interpretativa,
i paesaggi urbani diventano mediapoli che si rivelano in superficie.
Esplose in caleidoscopiche rappresentazioni di se stesse, le città
parlano come affreschi elettronici della loro storia, attraverso
sovrapposizioni di strati mobili.
The
Night watchmen, Public Video Art di ELASTIC Group of Artistic
Research, Tempietto del Bramante, P.zza San Pietro in Montorio,
Roma 2006- Prodotto dalla Reale Accademia di Spagna a Roma.
Dalla scatola bianca al paesaggio urbano l'evoluzione è dirompente
e veloce: in un equilibrio perennemente labile, l'Arte pubblica
definisce la contaminazione perfetta tra l'opera, che si fonde con
il contesto e il pubblico, che ne diventa il protagonista (nell'installazione
Arcade di Chaos Computer Club del 2002, la biblioteca nazionale
di Parigi diventò un computer monumentale con cui lo spettatore
interagiva tramite il proprio cellulare). Delusa ogni facile aspettativa
di pura contemplazione, "la personalità diventa plurale",
e "l'anonimo cittadino della rete ha un doppia personalità":
da osservatori diventiamo elemento vivo dell'opera, in un rapporto
osmotico e relazionale con l'ambiente, di chiara evocazione duchampiana.
In chiusura del libro, un ricco apparato di approfondimento, -una
costante della collana Information Techology Revolution in Architecture
curata da Antonino Saggio, che con Strati mobili Video contestuale
nell'Arte e nell'Architettura è alla terza di cinque pubblicazioni
finora edite, tutte incentrate sullo studio delle interazioni tra
mondo digitale, cultura elettronica e contesto architettonico contemporaneo-
scorre sui maggiori autori che hanno esplorato il tema del video,
a conferma dell'esistenza diffusa e densa di poetiche che intendono
le ricerche artistiche occasione di elaborazione di nuovi, inesplorati
linguaggi.
Lucia Bosso
luciabosso@gmail.com |
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[02dec2006] |