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La Light City evocata da Altarelli è una sorta di sontuosa
tovaglia doppiamente light, cioè leggera, quasi trasparente
e talvolta luminosa, che pervade la città esistente. È il
luogo dove l'immutabilità della città storica viene messa a contatto
con l'espressività dei linguaggi della contemporaneità ma è anche
e soprattutto il punto di convergenza tra l'estetica sottrattiva
della modernità (less is more) e quell'estetica della sparizione
(Virilio) che sostanzia l'immaterialità degli attuali territori
del digitale. La tesi di fondo del libro è che la città in allestimento,
cioè quella investita dalle modificazioni instabili, ambigue, impermanenti
degli allestimenti che più di ogni altro modificano con le loro
incessanti sperimentazioni il paesaggio metropolitano, sia il più
fertile terreno di confronto tra il Moderno e il Contemporaneo.
Altarelli suggerisce una lettura a dissolvenza incrociata del libro:
al testo, organizzato in sette distretti tematici (allestimento
come lightness, allestimento come trasparenza, allestimento
come trasversalità, allestimento come modificazione, allestimento
come linguaggio, allestimento come sistema di oggetti, allestimento
come smaterializzazione) si affianca una cospicua serie di immagini
e riferimenti che come fotogrammi di un film viaggia avanti e indietro
nella storia dell'architettura e della cultura creativa del presente
e del recente passato.
Rebecca
Horn, Little Blue Spirits, Luci d'artista, Torino 2005.
Fabrizio
Plessi, http://www.plessi.it.
Dan
Flavin, Installation, Dan Flavin Art Institute, New York
http://www.diacenter.org.
Cogliamo l'invito, trascriviamo le osservazioni che abbiamo annotato
a margine del testo e vi restituiamo la nostra mappa concettuale
suggerita da una collezione di immagini estrapolata a piacere...
1. L'allestimento prefigura paesaggi d'uso ed estetiche che anticipano
nuove spazialità urbane. Nel 1911, i ponteggi dell'edificio in secondo
piano de La città che sale di Umberto Boccioni identificano
la tensione dinamica della città del futuro: è la città degli scheletri
costruttivi dei grattacieli miesiani, delle strallature dei ponti
a campata unica, del reticolo strutturale della Torre Eiffel, del
monumento a Tatlin, delle torri per le telecomunicazioni di Schukov...
Ottanta anni dopo, la città del futuro è quella che mette in scena
lo scorrere immateriale dei bits. La trasfigurazione la propone
Ito che declama: "Infine, c'è una rivoluzione rispetto alla
storica immutabilità alla quale l'architettura legava la sua identità.
Questa immutabilità era lo specchio di una società ferma, mentre
oggi noi sappiamo che la società si muove molto velocemente. L'architettura
deve rappresentarla, e dunque pensare se stessa diversamente. E
la sua nuova scorrevolezza va percepita da chi guarda e da chi la
progetta" [Toyo Ito, Vicenza, 27 ottobre 2001].
Umberto
Boccioni, La città che sale, 1911.
Toyo
Ito, Vision Of Japan, Victoria and Albert Museum, Londra
1991.
2.
Il flaneur del postorganico trasforma in consumo il suo
stupore.
Lo
still frame proiettato sull'Egg of Winds di Ito è
quello dell'androide (?) Rachel (Sean Young) in Blade Runner
(Ridley Scott, 1982): l'intero volume dell'edificio veicola immagini
in movimento. Venti anni dopo, l'androide scansiona la retina di
mr Anderson, lo riconosce e mette in atto una strategia di seduzione
personalizzata che trasforma l'uomo in consumatore: dalla serra
di Paxton alle Galeries des Machines, dai boulevards ai passages
la seduzione del prodotto conforma lo spazio urbano.
Toyo
Ito, Egg of Winds, Ingresso a Okawabata Rivercity 21, Chuo-ku, Tokyo
1990 - 1991.
Still
frame di Minority Report, Steven Spielberg 2002.
3. L'allestimento è una ambigua maschera. Teste
inquietanti, Geishe sensuali, corpi sensienti... l'edificio
si riveste di pelle sensibile, nasconde la sua vera natura e coinvolge
lo spettatore in una fitta selva di riferimenti narrativi.
Jean
Nouvel, Boutique Hotel, Lucerna, Svizzera 2002.
Studio Azzurro, Tavoli: peche' queste mani mi toccano?, 1995
http://www.studioazzurro.com/
4. L'allestimento è sperimentazione di spazio, materiali e tecnologie
affrancata dalle categorie vitruviane della utilitas e della
firmitas a vantaggio della sola venustas. La griglia
di Superstudio raffigura la tabula rasa tecnologica a cui
la società contemporanea è assoggettata: nel trasferimento da un
settore all'altro della griglia, l'uomo nomade porta con se solo
lo stretto necessario, a tutto il resto provvederà l'infrastruttura.
Albini esplora molteplici modalità di occupazione dello spazio:
l'allestimento serve per radicare, sospendere, isolare, disperdere,
evidenziare, nascondere... l'allestimento dà ordine e gerarchizza.
L'estetica del telaio spaziale di Persico e Nizzoli si riduce ad
un tappeto luminoso colorato sospeso in cielo...
Superstudio,
Viaggio da A a B, 1971.
Franco
Albini, Negozio Olivetti, Parigi 1958-1960.
5. La smaterializzazione, la trasparenza... "una parte del
moderno si inserise all'interno di una comune volontà di affrancamento
dal peso della materia come ricerca di vuoto, astrazione, leggerezza,
approssimazione al quasi nulla" [Altarelli pag. 216].
Herzog
& De Meroun, Prada Store, Omotesando, Tokyo 2005.
6.
L'allestimento è pura luce...
Jean
Nouvel, Agbar Tower, Barcellona 2004.
...
che frammenta le superfici...
Jenny
Holzer.
...
che avvolge i volumi...
Luigi
Mainolfi, Lui e l'arte di andare nei boschi, Luci d'artista,
Torino 1999.
...
che fa parlare le strade...
Tatsuo
Miyajima,
http://www.tatsuomiyajima.com.
...
che dà i numeri!
7. L'allestimento si confronta con i territori del sensibile e dell'invisibile.
"Come è noto il passaggio dal Moderno alla surmodernità della
rivoluzione informatica sancisce un graduale spostamento dalle categorie
del visibile, della materialità, della permanenza e della previsione
a quelle della trasparenza, della leggerezza, della sottrazione
e della virtualità, date in un contesto di provvisoria fluidità.
Le nuove tecnologie informatiche tendono ad affermare l'emergenza
dell'acorporale, della smaterializzazione, dell'apparenza come epifania
di quella Estetica della Sparizione teorizzata da Paul Virilio"
[Altarelli, p. 216].
Olafur Eliasson, The Weather Project, Tate Modern, Turbine
Hall, London 2003.
8.
L'allestimento è un puzzle immaginario tra ciò che è e quello che
potrebbe essere. Il Teatro del Mondo, galleggiando nella laguna
, interpreta i collage immaginari dei Capricci del Canaletto e stimola
perpetue associazioni tra ciò che è in primo piano (il teatrino)
e quello che sta sullo sfondo (gli edifici della laguna); tra il
presente e il passato; tra il sogno e la realtà.
Aldo
Rossi, Il Teatro del Mondo, Venezia 1979.
Daniele Mancini e Irene Rinaldi
d.mancini@galactica.it
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[15jan2007] |