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La pratica cosciente della varietà |
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Pietro Valle Mecanoo. Opere e progetti 1984-2006 Skira 2006 pp. 212, € 28,00 acquista il libro online! |
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Un vecchio professore usava dire che fare un libro è come cucinare un piatto speciale. Non è sufficiente saper scegliere gli ingredienti migliori. Bisogna valutare adeguatamente le dosi da impiegare e sapere costruire la giusta sequenza della preparazione. Soltanto così si creano le migliori pietanze, quelle che non fanno erompere un singolo sapore ma aprono, al palato disposto a riceverli, le delizie e le piacevolezze degli intrecci di gusti diversi. |
[24 febbraio 2008] | |||
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Nieuw Terbregge, Rotterdam. Foto di Christian Richters. Per fare questo l'autore si avvale di due tipi di espedienti: l'analisi critica, definita nel saggio introduttivo, di alcuni aspetti della tradizione architettonica olandese, spingendosi in alcuni passi in limitate ma acute ricostruzioni storiche; l'analisi architettonica, che costituisce con il materiale iconografico il corpo principale del libro, nel quale vengono definiti nei particolari gli strumenti analitici attraverso i quali leggere specificità e continuità dell'opera dei Mecanoo. "Il nome Mecanoo –spiega Pietro Valle nell'introduzione– sintetizza tre diverse parole, il gioco inglese Mecanoo che invita a costruire con dei componenti, il pamphlet neoplasticista Mecanoo redatto da Theo van Doesburg nel 1922 e il motto Ozoo, adottato nel 1984 da un gruppo di studenti di Delft per il loro progetto di concorso per un complesso residenziale nella zona dell'ex zoo di Rotterdam. Assemblaggio di parti eterogenee, esplorazione del linguaggio del moderno e interesse per gli insediamenti urbani, tre temi fondamentali del lavoro di Mecanoo sono già contenuti nel nome dello studio." L'eterogeneità dei linguaggi è, secondo l'autore, l'aspetto più interessante dei Mecanoo e allo stesso tempo nodo fondamentale da sciogliere per comprendere la singolarità della loro opera, il "sapore" chiave attraverso il quale ricostruire i suoi ingredienti. Ma, e questo è il punto, non si tratta di una varietà semplicemente linguistica, costruita a priori su un cliché di modelli. Prontamente, Valle dimostra l'inefficacia critica di autori che si sono cimentati nell'analisi dello studio di Delft, etichettato da questi come eclettico, o ancora, genuinamente postmoderno. L'eterogeneità è invece il risultato di meccanismi e metodologie, frutto di una pratica cosciente e determinata. Come dimostra Valle, oltre ad essere suggestionata dalla lettura dei contesti nei quali operano i Mecanoo, è "ottenuta" nel lungo e complesso processo della progettazione e della costruzione. Per quanto i Mecanoo abbiano decisamente un piede radicato nel ricchissimo bagaglio dell'architettura olandese del Novecento, il loro lavoro è allo stesso tempo caratterizzato da un'attività di smontaggio e assemblaggio di tipologie, modelli di insediamento, componenti linguistiche e tecnologiche dell'architettura "evocata", in un operazione che ne ridefinisce di volta in volta i significati ultimi. In tal senso, nel dare fondamento a questa analisi, è di particolare interesse la ricostruzione offerta da Valle della formazione dei membri del gruppo Mecanoo. La rivalutazione del linguaggio moderno, la sua lettura de-ideologizzata, il "gioco" del sovvertimento dei suoi significati: tutte queste caratteristiche conducono Valle ad ipotizzare una continuità del pensiero dei Mecanoo con la figura di Max Riselaada, ed in particolare con i suoi studi comparativi svolti nel corso degli anni Settanta presso il Politecnico di Delft. L'analisi del Novecento, lo smontaggio delle sue parti costitutive, il suo successivo rimontaggio in contesti insediativi diversi per cercare di comprendere i margini delle modificazioni dei modelli porta a quello che Pietro Valle chiama la "pratica di dissezione dell'architettura". Una prassi abbastanza diffusa nei diversi ambienti europei tra gli anni Sessanta e Settanta (si pensi, ad esempio, al lavoro di Ungers, di Aymonino o di Rossi). Ma più che lavorare sulle forme primarie, sugli archetipi architettonici, costruendo una tassonomia fissa, sostanzialmente chiusa, dei loro significati, la particolarità delle ricerche olandese di quegli anni –identificate da Valle proprio nell'insegnamento di Riselaada a Delft– è quella di esperire, attraverso uno studio comparativo, le potenzialità relazionali delle forme. Una pratica che permette di giungere a forme aperte che siano in grado di dialogare con i diversi problemi e i diversi contesti, tenendo sempre dinamico, "in progress", il discorso architettonico. Tuttavia, per i Mecanoo l'esercizio non si limita allo stadio delle morfologie geometriche e volumetriche, ma si espande, come attitudine generalizzata, sulle altre componenti del progetto, ed in particolare sull'espressione materiale e linguistica delle strutture e dei rivestimenti, queste ultime lette da Valle come vero "interfaccia materiale" delle manipolazioni. I più interessanti capitoli che descrivono le specificità di questa continua pratica di "dissezione" dello stesso motivo progettuale ("Edifici-paesaggio e edifici nel paesaggio", "Materialità e Tettonica", "Territorio in movimento") affrontano, attraverso casi concreti, i temi spaziali e materiali degli edifici dei Mecanoo. È proprio l'individuazione e la spiegazione da parte di Valle di queste componenti che rende la lettura dei Mecanoo stratificata. Una volta afferrate le ragioni dei volumi, si scoprono valori tattili e spaziali degli edifici, con proprie leggi e proprie regole. La "pratica critica" e la "dissezione linguistica" stratificata sui diversi piani di lavoro dei Mecanoo ha per Valle un ulteriore risultato: la messa in discussione del linguaggio plastico-volumetrico come immagine esclusiva dell'architettura e la "esaltazione" delle componenti tattili, materiali e spaziali dell'architettura come elementi di comunicazione del suo contenuto. In questo senso l'assenza del diagramma come espressione della metodologia del proprio lavoro non va letta come una scelta da parte dello studio olandese per discostarsi dalla voga comunicativa corrente, quanto manifesta una coscienza dell'inadeguatezza di questo strumento per trasmettere i diversi piani del proprio lavoro, del tutto fuorviante e insufficiente per esprimere le complessità e le qualità dei propri edifici. "La continuità nella diversità che caratterizza i Mecanoo –scrive Valle– offre infatti una delle proposte più interessanti di resistenza al consumo mediatico che caratterizza l'architettura contemporanea, proponendo una ricerca critica che apre continuamente a nuove problematiche invece di chiudersi in formule certe". Più che celebrare i risultati di una carriera professionale, il saggio di Valle apre problemi. Per quanto si tratti di una pubblicazione monografica, essa non nasce con uno spirito elogiativo, e non ha l'obiettivo di istituzionalizzare lo studio olandese, quanto riflettere attraverso un esempio paradigmatico, e in qualche modo isolato, su fondamentali questioni pratiche e reali del fare architettura oggi. Se negli ultimi temi ci siamo abituati troppo a parlare male della critica dell'architettura, senza avere mai tra le mani gli strumenti adeguati per proporre una via per criticare l'architettura, sarebbe giusto riconoscere i meriti di questo volume, che dal punto di vista di un'esperienza mediaticamente pacata ma eloquente, propone di rileggere un mondo che raramente abbiamo letto in maniera sufficientemente completa. Luka Skansi |
Casa Houben, Rotterdam. Foto di Christian Richters. Emergis, centro di salute mentale, Goes. Foto di Christian Richters. |
La sezione Books di ARCH'IT laboratorio
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