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Books Review

Lo spazio al limite

Giovanni Corbellini



 


Alessandro Petti
Arcipelaghi e enclave. Architettura dell'ordinamento spaziale contemporaneo
Bruno Mondadori, 2007
190 pp., € 18,00

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Persino la tranquilla città veneta nella quale abito, Padova, è stata recentemente oggetto dell'attenzione mediatica internazionale per l'ormai più che noto "muro" di via Anelli, dispositivo fisico-funzionale teso a controllare la "bonifica" di un gruppo di edifici popolato da immigrati le cui pratiche di vita e sostentamento (in larga parte illegali) erano entrate in pericolosa collisione con quelle dei residenti all'intorno. La carica metaforica del provvedimento padovano, la presenza di checkpoint con funzione selettiva tra persone con diversi diritti di cittadinanza, i contrasti sul piano culturale, etnico e religioso fra le due comunità, così come gli obliqui e reciproci rapporti di sfruttamento e minaccia, si legano inevitabilmente a situazioni che (al di là delle evidenti differenze nei rapporti quantitativi e nei legami con i territori d'origine) si verificano in altre parti del mondo e con particolare intensità nel nodo della crisi mediorientale. Il conflitto israelo-palestinese si costituisce infatti come forma simbolica dell'attuale condizione bellica mondiale (evidente nella guerra ad alta intensità del teatro iracheno così come in quella diffusa che attraversa anche le nostre periferie) e, soprattutto, come laboratorio avanzato per l'elaborazione e la sperimentazione delle relative strategie.

[4 maggio 2008]
Una situazione nella quale Alessandro Petti ci precipita immediatamente, aprendo il suo saggio con un serrato reportage, "In forma di introduzione", che racconta in prima persona le allucinanti procedure alle frontiere e la difficile mobilità per chi vive dalla parte "sbagliata" dei Territori occupati. Veniamo così guidati attraverso la "macchina interattiva" del confine, che riconosce, decompone e ricompone i flussi umani a seconda della provenienza. Impariamo a riconoscere lo spessore operativo del limite, la sua caratteristica spaziale piuttosto che lineare. Sorridiamo amari alla descrizione del simulacro di frontiera allestito dall'Autorità palestinese in un luogo funzionalmente e topologicamente disconesso dalla realtà del confine. Solidarizziamo con l'iniziativa estemporanea di spianare il terreno di un uliveto con un trattore per poter saltare in taxi un posto di blocco... Tocchiamo con mano, soprattutto, le assurde difficoltà nelle quali si svolgono le vite quotidiane di famiglie e persone prese in questo meccanismo.

 
The Palm, Dubai. Foto di Armin Linke.

Il paradosso che vede corrispondere alla generale crescita delle connessioni materiali e immateriali una sempre più evidente chiusura locale dello spazio fisico, fino alla sua fortificazione, si presenta qui secondo declinazioni particolarmente chiare e crudeli. L'autore rileva come la Palestina viva fino in fondo quella polarizzazione fra due modi di organizzazione spaziale complementari che in varia misura caratterizza la contemporaneità: l'arcipelago, insieme di isole collegate tra loro, e le enclave, zone di risulta caratterizzate da una minorità sul piano generale dei diritti. Queste ultime diventano spesso luoghi di interruzione delle legislazioni vigenti: nodi spaziotemporali di eccezionalità normativa, dove la programmatica transitorietà tende a consolidarsi progressivamente in un dispositivo permanente di controllo e regolazione del conflitto. La scelta dell'autore di approfondire nei Territori occupati l'analisi sul rapporto tra le situazioni normative, le configurazioni tridimensionali che ne derivano e i modi d'uso e di vita che vi si confrontano appare quindi particolarmente appropriata. Una scelta ulteriormente arricchita dalla puntuale comparazione con analoghi sistemi legali e territoriali dove la fluida connessione degli arcipelaghi si contrappone alla disconnessione delle enclave.

Caratteristica preminente dello spazio contemporaneo è dunque la "Frammentazione", azione volta a separare l'uso del territorio tra aventi diritto e non. Un'azione che può avvenire per accerchiamento, come nella colonizzazione israeliana della Cisgiordania, o attraverso l'autoisolamento perseguito nelle gated community dove si stanno progressivamente rinchiudendo i ceti affluenti di un mondo sempre più attraversato dalle differenze di reddito. (Esemplari, a questo riguardo, le pagine dedicate a Sharm El-Sheikh, trasformata da avamposto militare israeliano a controllatissimo resort turistico internazionale.)

Il capitolo successivo, "Connessione-disconnessione", affronta gli strumenti che permettono agli arcipelaghi di essere tali, mostrandoci il doppio effetto degli interventi infrastrutturali. Già Marshall Berman -nel suo fondamentale All that is solid melts into air- aveva messo in luce il conflitto tra sogno moderno della mobilità e le conseguenze della modernizzazione: il Bronx vitale e multietnico della sua infanzia venne infatti tagliato in due dalla costruzione di una delle autostrade di Robert Moses e condannato così a un progressivo degrado socioeconomico. Ora Petti sottolinea l'uso deliberato dei bypass autostradali ad accesso selezionato come dispositivi di confinamento e segregazione, resi palesi dalle cinque ore di viaggio -contro una degli israeliani- che un palestinese deve affrontare (cambiando più volte i mezzi di trasporto e senza essere certo di arrivare) per spostarsi di circa 100 km da sud a nord.


Durante il G8, Genova 2001. Foto di Armin Linke.

Una intenzionalità di separazione che, come si accennava in precedenza, vive della "Sospensione" dei diritti individuali, tema che chiude il volume. Sospensione che agisce su base territoriale, ma anche a seconda dell'appartenenza nazionale, etnica o religiosa, o ancora delle possibilità economiche o di autorizzazioni discrezionali. Il modello del campo di prigionia, indagato nelle sue origini coloniali, attraversa le situazioni portate a esempio dall'autore confrontando ancora le attuali vicende palestinesi alle strategie dell'apartheid sudafricano, alle riserve indiane degli Stati Uniti, ai nostri Centri di permanenza temporanea e alla gestione del vertice del G8 di Genova.

La condizione di conflitto globale, le migrazioni dei popoli, l'approfondirsi delle differenze economiche spingono di fatto i più forti a "rinchiudere e sospendere e/o a rinchiudersi e proteggersi", trasformando il mondo in un "incubo spettrale di divieti, muri, barriere, scudi difensivi, zone d'attesa, gabbie o cimiteri per i ridondanti". Di fronte a questi molteplici segnali di crisi della relazione spazio-temporale tra territori e popoli, l'indagine geopolitica e spaziale di Alessandro Petti costituisce un prezioso strumento di conoscenza, che utilizza lo sguardo specifico di un operatore del progetto per restituirci una lettura approfondita e consapevole delle derive cui sta andando incontro la nostra vita di semplici cittadini.

Giovanni Corbellini
gcorbellini@units.it
       

La sezione Books di ARCH'IT
è curata da Elisa Poli


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