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Ricercare Design Lorenzo Imbesi |
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a cura di Hans Höger Design Research Editrice Abitare Segesta, 2008 128 pp., € 18,00 |
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Un profondo solco, culturale ed epistemologico, ha separato a lungo le attività di creazione nel campo dell'arte, relegate nell'ambito della sensibilità individuale, e quelle di ricerca nell'ambito della scienza e della tecnologia, che coinvolgono le sorti del progresso della collettività. Mentre le arti sembrerebbero operare nella sfera sensibile della qualità, al di fuori da ogni possibile calcolo quantitativo, la ricerca scientifica si proporrebbe invece come disciplina rigorosamente misurabile, classificabile e circoscrivibile in termini universalmente identificabili, cioè un prodotto della ragione messa al lavoro. Arti e tecniche hanno così vissuto una scissione storica che sarà anche disciplinare e metodologica nel costituire modalità irriducibili di osservare la realtà. Altrettanto, la ricerca scientifica privilegerà il rigore metodologico oggettivo e la falsificabilità dei risultati, conferendo un diverso valore all'arbitrarietà dell'intuizione e dell'espressione artistica, prodotto dell'elaborazione soggettiva. La neutralità e l'obiettività della posizione scientifica, sotto la guida dei "lumi" della ragione, avrebbe prodotto una forma di indifferenza, se non di sospetto, verso il lavoro creativo, che richiede al contrario il posizionamento unilaterale dell'artista e l'interpretazione plurale dell'osservatore. Ancora: la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica sembrano rispondere nel tempo ai dettami dell'utilità e della necessità, che ne forniranno una forma di legittimazione sociale. L'arte al contrario nella cultura occidentale antica si distacca da tutti gli aspetti più pratici della cultura materiale, ricercando piuttosto una forma di spiritualità che rimanda a più profondi significati simbolici. |
[6 gennaio 2010] | |||
Martina Albasini, Nannolo: per chi dorme abbracciato al cuscino. Sarà il disegno industriale a colmare questo divario culturale, attingendo al repertorio dell'arte per creare forme applicate alla tecnologia che ne assicurino la "bellezza" e l'impiego nella società: con la rivoluzione industriale, il design entra dentro i laboratori della scienza e della tecnologia convertendo le scoperte in oggetti fisici per l'uso quotidiano. Il design dimostra così che l'invenzione della penna a sfera può avere un valore sociale ed essere una innovazione utile, altrettanto come la scoperta della penicillina, anche se su piani differenti, e che la ricerca non rimane più appannaggio solo di chi veste un camice bianco. La storica separazione ha influenzato per molto tempo anche i modelli della formazione: a seconda dell'interpretazione, il design ha trovato spazio nelle aree più ingegneristiche, nell'accezione di progettazione per l'industria, oppure nelle scuole d'arte, accentuando il fronte della sperimentazione estetica. L'esperienza del Bauhaus organizzerà comunque un modello formativo importante per ricercare la collaborazione di artisti, architetti, ingegneri e tecnici, ricucendone le rispettive competenze attraverso il progetto. Design Research, un recente volume curato da Hans Höger (Editrice Abitare Segesta, Milano), raccoglie una serie di contributi e di testimonianze da ottiche disciplinari diverse, dall'economia, dalle scienze sociali e ovviamente dalla cultura del progetto, sul presente e il futuro nella ricerca del design e soprattutto sul ruolo che il progetto assume nelle cosiddette società a capitalismo maturo. Ha senso parlare di ricerca nel campo del design? Quali sono gli obiettivi e le caratteristiche costitutive? Quale giustificazione e quale ruolo si può ritagliare nei processi di elaborazione e di innovazione sociali? Quale il rapporto tra didattica e sperimentazione? Quali le nuove tematiche da sviluppare? Quali approcci e quali metodologie? |
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Sonja Marzoner, Bookmark: segnalibro intelligente per ritrovare il libro preferito anche nello scaffale. La design research per sua natura catalizza trasversalmente al suo interno apporti ed approcci eterogenei per ottenere nuove conoscenze e disegnare soluzioni reali. Esattamente come la ricerca scientifica: necessita di metodologie sistematiche e rigorose, si occupa di problemi complessi, lavora con i processi di trasformazione, si occupa degli scenari in cui saranno inserite le nuove scoperte, studia le interazioni e le conseguenze delle soluzioni prospettate, pone il futuro e l'innovazione come orizzonte, è intenta a dare un'interpretazione a fatti, eventi o processi, articola un suo specifico linguaggio e ha come requisito la disseminazione dei risultati delle proprie attività. A confermarne le affinità e la vicinanza di obiettivi e metodi vi è la moltiplicazione delle esperienze di collaborazione e sperimentazione tra laboratori e atelier attraverso il design: assistiamo in questo senso al passaggio da un'arte estetica a un'arte poietica, ovvero di ricerca, di esplorazione e di creazione. Dall'esperienza tra ricerca e didattica maturata all'interno della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, Kuno Prey constata ormai l'avvenuta affermazione del design come disciplina accademica e ne individua il territorio all'interno della ricerca applicata in specifici contesti pratici per la creazione di soluzioni concrete. Altrettanto, ne evidenzia il carattere complesso nel doversi interfacciare con saperi, concetti scientifici e processi tecnologici sempre nuovi e più articolati -si pensi alle nano e biotecnologie o alle responsabilità etiche e della sostenibilità- in cui deve svolgere il ruolo di connettore. Il design sarebbe in grado quindi di creare valore aggiunto nel mondo della produzione e nell'interesse collettivo, proprio per la sua capacità di sviluppare prodotti, scenari quotidiani, interazioni, processi industriali, sfruttando scoperte e conoscenze per fini pratici. Sonja Marzoner, Sniff-Sniff: Portafazzoletti per letture commoventi o per grandi raffreddori. Emerge il profondo carattere sociale e le responsabilità etiche che le professioni creative assumono nei confronti della collettività: ogni azione di trasformazione ed ogni scelta progettuale non è indifferente ai processi decisionali e politici, come alla vita di uomini e donne fatti di carne e pensiero, bisogni e desideri. Attraverso il design, la ricerca scientifica prende posizione sui problemi più urgenti del mondo, contribuendo significativamente allo sviluppo sociale, culturale e politico del nostro presente (cfr. Ruedi Baur). La scienza quindi smette l'abito di neutralità e di indifferenza sugli effetti del proprio operare, per collocarsi in uno specifico periodo storico e in un determinato quadro sociale e geopolitico, di cui la cultura del progetto si fa mediatore, contestualizzandone i risultati. Rielaborando le parole chiave contenute nel sottotitolo del volume, il design produce: pensiero trasversale; innovazione sensata (e politicamente posizionata); forza trainante (nei processi di trasformazione e di cambiamento); oltrepassa i confini (disciplinari e accademici); lavora sulla qualità dell'interazione (sociale ed individuale); crea comunità e coinvolgimento (ed elabora nuovi modelli culturali di riferimento); si inserisce nel quadro geopolitico e globale (creando plusvalore, flussi connettivi, processi e forme di organizzazione). In due parole, produce conoscenza. Ovverosia, è il progetto stesso, nel manipolare la realtà attraverso le sue forme e i suoi materiali, che si fa dispositivo di conoscenza e al contempo agente di trasformazione e motore di innovazione: i prodotti finali dell'azione progettuale coniugano in questo senso al suo interno tecnologia e tecnica, materia e materiali, forme e immagini, struttura e organizzazione, significati e segni, comportamenti e riti. Attraverso il progetto si acquisisce consapevolezza della forma del mondo e delle sue qualità specifiche, intrecciandone i piani della vita pubblica come della vita privata, dell'economia, della cultura e del quotidiano e quindi, come sostiene il curatore del libro, il design si pone come disciplina relazionale nel costruire connessioni tra le vite delle persone e l'ambiente che abitano. Lorenzo Imbesi lorenzo.imbesi@uniroma1.it |
Immagini tratte da: fucina - we design, we produce, marchio che raccoglie i progetti/prodotti elaborati all'interno della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano e che hanno dato vita ad una mostra itinerante. |
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La sezione Books di ARCH'IT laboratorio
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