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Oswald Mathias Ungers e la città come opera d'arte

Sarah Cuccia





O.M. Ungers
Zum Projekt «Neue Stadt» in Köln
in "Werk" 7
1963



 
La rivista svizzera diretta oggi da Nott Caviezel ha mutato nel corso del tempo la sua titolazione: "Die Schweizerische Baukunst" (1909-1920) "werk" (1914-1976) "werk-archithese" (1977-1979) "werk, bauen + wohnen" (1980–). La vocazione tecnica contraddistingue la testata che pubblica 10 numeri all'anno.

È il 1963 quando Ungers pubblica sulla rivista svizzera "werk" il saggio Zum Projekt «Neue Stadt» in Köln. Un testo introduttivo (pubblicato nel 1964 con il titolo Die Stadt als Kunstwerk da Ulrich Conrads, Lothar Juckel, Paulhans Peters e Alfred Simon in Hommage a Werner Hebebrand e, successivamente, nel 1993 da Joan Ockman in Architecture culture, 1943- 1968: a Documentary Anthology) anticipa la vera e propria relazione di progetto che accompagna i disegni per il concorso per il quartiere Neue Stadt a Colonia.

Con queste parole Ungers inizia il suo saggio: "La città è dominata, nella sua formazione, dalle stesse leggi che regolano quella di una singola casa, dalla cui somma con altri edifici è composta la città. La struttura della casa somiglia alla struttura della città - solo le dimensioni sono differenti". Questa frase si presenta come una sorta preambolo al testo del 1976 Über das Denken und Entwerfen in Bilder und Vorstellungen, pubblicato in italiano come Progettare e pensare attraverso rappresentazioni, metafore, analogie.



Nulla di nuovo, sicuramente, rispetto a ciò che scrisse Leon Battista Alberti nel capitolo IX del libro I del De Architettura: "La città è come una grande casa, e la casa a sua volta una piccola città, non si avrà torto sostenendo che le membra di una casa sono esse stesse abitazioni: come ad esempio l'atrio, il cortile, la sala da pranzo, il portico, etc". Affermare che la città è come una grande casa o che la struttura di una casa somiglia alla struttura della città significa stabilire un paragone tra due oggetti, o meglio significa porre sul piano analogico due termini che apparentemente potrebbero sembrare lontani tra loro.

Ungers fa il confronto tra la casa ad atrio e la struttura urbana della città di Priene, trovando analogie tra i due esempi. In entrambi i casi il principio compositivo è lo stesso. La casa ad atrio si presenta come un edificio introverso, circondato da muri che non lasciano svelare la presenza di atrium e peristylium; evidente è l'analogia con la struttura urbana della città di Priene, dove Ungers lascia intendere che lo spazio dell'Agorà è come il peristilio della casa romana, attorno ad essa si sviluppano le abitazioni della città così come si aprono gli spazi principali della domus romana.

Per dimostrare l'analogia tra la casa e la città Ungers ci offre un altro esempio: "Un palazzo rinascimentale, che consiste in un'infilata di stanze simili, una città come Freudenstadt, dove le case sono allineate allo stesso modo, come anche il moderno edificio in linea mostrano chiaramente la stessa struttura".



Ungers intravede un rapporto molto stretto tra casa e città: "la struttura di una città è determinata dalla somma di singoli edifici", indipendentemente dalla loro funzione. "La città è una totalità che si costruisce da se stessa e in cui tutti gli elementi concorrono a formare l'âme de la cité, come scriveva Aldo Rossi nel 1966 ne l'Architettura della città, facendo riferimento ai concetti espressi da Georges Chabot nel suo Traité de Géographie urbaine. L'interesse di Ungers nei confronti della progettazione urbana e del tema dell'abitazione trovano in questo progetto un'evidente applicazione. La
singola cellula abitativa si compone in modo tale da costituire un sistema autonomo e, a sua volta, l'intero sistema degli alloggi può essere paragonato, per la struttura del suo impianto, ad una città.

I progetti di Ungers sembrano svilupparsi "dal corpo allo spazio": progettare una singola abitazione significa comporre e mettere insieme parti; allo stesso modo aggregando differenti abitazioni Ungers dà luogo alla "città nuova". Così il progetto per la scuola superiore a Oberhuasen o il ginnasio arcivescovile a Bonn - Beuel o ancora il progetto per il quartiere Neue Stadt a Colonia rappresentano una "esplosione" di spazi che prendono corpo nel formare un sistema urbano complesso.



Attraverso l'interpretazione degli esempi che la storia fornisce, Ungers propone una variazione del tipo a corte: come tutti gli ambienti della domus romana si aprono verso la corte così, nel caso del progetto per il quartiere Neue Stadt a Colonia, le stanze degli alloggi si aprono verso lo spazio libero della zona giorno. Ungers stabilisce un'analogia tra la casa a corte e l'impianto della città di Priene e, allo stesso modo, propone un'analogia tra la struttura del singolo edificio e quella dell'impianto compositivo dell'intero complesso abitativo: come le stanze sono disposte attorno ad uno spazio libero così i singoli edifici si aprono verso lo spazio libero e pubblico del cortile.

Sarah Cuccia
sarah.cuccia@unibo.it

[22 dicembre 2009]
       

La sezione Clippings di ARCH'IT
è curata da Matteo Sintini


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